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Cristina Frua de Angeli: la nostra cultura ha bisogno del rischio d'impresa

Una vita dedicata alla crescita della propria impresa. Una donna convinta che il rischio sia lo stimolo quotidiano per qualunque attività culturale.

di Enrico Ratto

 


Cristina Frua de Angeli, Presidente di Spirali Editore

Per seguire tutte le attività che ha creato e che in qualche modo l'hanno vista coinvolta, Cristina Frua de Angeli - presidente di Spirali Editore e dell'Università internazionale del secondo rinascimento - si sveglia molto presto la mattina, non va in vacanza e, soprattutto, non smette mai di sognare. I suoi genitori le hanno lasciato un grande patrimonio artistico, e lei non ha mai avuto intenzione di conservarlo. Voleva vederlo crescere. E per crescere, la strada da seguire è quella dell'impresa, non della cultura fine a se stessa. Dunque, avere rispetto delle tradizioni ma non demonizzare la vendita, creare una casa editrice a sostegno delle attività imprenditoriali e dedicarsi in prima persona al restauro di una dimora storica, Villa San Carlo Borromeo, nella quale sono stati investiti 250 milioni per creare un polo dove l'impresa italiana e straniera può trovare ogni genere di servizio. Dalla cultura, appunto, all'impresa.

Come è iniziata la sua attività?

Nel 1973 è stata fondata la casa editrice Spirali, pubblicavamo una rivista stampata in 50 mila copie in Italia e che poi venne replicata anche in Francia. Abbiamo iniziato da subito a perseguire un'attività culturale molto importante, organizzando congressi nelle capitali europee e americane. Ospitavamo scrittori, psicoanalisti, persone legate all'impresa e alla cultura.

E' stata così creata una rete?

Una rete unica, dedicata alla cultura e all'arte, diciamo che sono stata una specie di ambasciatrice in vari paesi della cultura italiana. Negli anni '80 abbiamo poi rilevato Villa San Carlo Borromeo, dimora storica di Senago, alle porte di Milano, e abbiamo deciso di farne un centro internazionale per la vita delle imprese. Oggi esistono molte "location" destinate agli eventi aziendali, la nostra forza è stata saper creare un meccanismo unico che potese dare alle aziende ospiti di Villa San Carlo Borromeo tutti i servizi, dall'ufficio stampa, ufficio traduzioni, catering, possibilità di creare contatti con imprenditori in Italia e all'estero, pubblicazione di brochure e libri, fino alla creazione di oggetti d'arte dedicati all'impresa... tutti i servizi immaginabili.

Quante persone gravitano intorno a Villa San Carlo Borromeo e alla sua attività?

Sono circa 150 persone, alle quali si aggiungono le migliaia in tutto il mondo, che in qualche modo collaborano con noi. Inoltre, nella restrutturazione di Villa San Carlo Borromeo abbiamo investito 250 milioni in 30 anni.

Quale è stato il metodo che l'ha guidata in questi anni?

Ho sempre perseguito l'integrazione tra impresa e cultura. Negli anni '70 l'offerta culturale era pubblica, oppure era privata ma era anche destinata a non avere fondi, chi faceva cultura aveva poche disponibilità. Noi già negli anni '70 abbiamo fatto pagare un ingresso a tutti i nostri congressi, e abbiamo creato un'impresa a sostegno di questa struttura culturale.

E queste idee, dove l'hanno portata oggi?

Oggi siamo editori d'arte, promuoviamo una serie di artisti del passato ma anche contemporanei. Abbiamo un grande museo itinerante di 25 mila opere, che viaggia attraverso il mondo e abbiamo creato una società che non vende le opere, ma tutto ciò che viene tratto dalle opere stesse. Sono sempre stata convinta che la comunicazione, senza la vendita, non crei interamente il messaggio. Non ci deve essere una demonizzazione della vendita, deve anzi esserci un rischio d'impresa costante in qualunque attività, un rischio a cui esporsi per giungere ad un approdo più elevato.

E una casa editrice, oggi, che cosa può portare ad un sistema imprenditoriale come quello che lei ha creato?

La casa editrice ci permette di scegliere la cultura che preferiamo e di vederla diffusa. Spirali è una casa editrice di punta, pubblica circa 80 libri l'anno, è coraggiosa, negli anni '70 e '80 con Spirali sono usciti i libri di vari dissidenti sovietici, oggi pubblichiamo tutti coloro che si battono per la libertà di parola.

I suoi genitori le hanno lasciato un grande patrimonio artistico, sembra quasi che lei non abbia voluto semplicemente conservarlo...

Sì, quando i miei genitori sono morti, sono tornata a Milano da Genova. Ho deciso fin da subito che tornando a Milano avrei preso in mano il patrimonio artistico lasciatomi e avrei cercato di "moltiplicarlo", con spirito imprenditoriale, assumendomi quel rischio di cui parlavo prima. Ho cercato di non essere tradizionalista, di unire il nuovo e l'antico, il sogno e la follia al rigore e alla disciplina. Perchè ci vuole molta disciplina per riuscire...

E bisogna svegliarsi presto la mattina...

Già, mi sveglio alle cinque e mezza. Tornando a Milano ho scelto la via più difficile, e ogni giorno questa strada intrapresa deve crescere, altrimenti restiamo alla conservazione. Le mie sono giornate di lavoro, mai di vacanza, vado in vacanza nei luoghi dove mi fermo per lavoro e questo è il viaggio che preferisco.

E' però necessario fare le scelte giuste, sapere quando bisogna adeguarsi e seguire un'idea imprenditoriale che funziona, ma anche quanto conformismo mettere da parte per poi poter emergere...

Credo però che non entrare nelle griglie sociali sia sempre la strada da seguire, rifiutare il conformismo e lo standard. E poi bisogna saper quando è il momento di ascoltare, di non imporsi, è questo che mi ha insegnato la psicoanalisi e, soprattutto, il mio lavoro di traduttrice. Non imporsi.

10-Lug-2008

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