Information on demand. La vendita dei contenuti
redazionali.
di
Enrico Ratto
E’ ancora possibile oggi, per l’impresa
editoriale, appoggiarsi esclusivamente gli introiti pubblicitari? Con lo
sviluppo di internet e dei rapporti stretti tra testata e utente finale,
la strada sembra essere quella della vendita diretta dei contenuti,
fondati su caratteristiche uniche come stile e qualità.
Il forte sviluppo dei portali internet, e le nuove frontiere
dell’informazione, dove all’utente finale la notizia non giunge più solo
attraverso al TG delle 20, ma viene erogata in tempo reale attraverso le
agenzie o attraverso strutture molto simili, pone un problema nuovo per
chi si occupa di pubblicità e, quindi, di incentivo all’acquisto. E’ il
problema della tangibilità del prodotto.
Generalmente, le testate giornalistiche non hanno mai pensato di vendere
la propria produzione di notizie attraverso veicoli alternativi al giornale
stesso. Diciamo che nell’editoria gli introiti sono sempre arrivati giocando
di sponda. Una redazione produce un buon lavoro, la testata accresce il
numero dei lettori, di conseguenza essere inseriti nel “cavallo di Troia”
delle notizie (ovvero acquistare l’inserzione) ha un valore calcolato
principalmente in base alla diffusione del giornale. Con la diffusione delle
testate on-line la dinamica si modifica: innanzitutto non vi è un prezzo di
copertina, che comunque incide solo per una minima parte sulle entrate, in
secondo luogo il bannering non è in grado di coprire i costi della
redazione. Per questo si è sentita l’esigenza di una nuova strategia: da
oggi dovranno essere gli stessi prodotti redazionali a creare il business,
in maniera diretta. (Attenzione: non stiamo parlando dei publiredazionali,
una pratica diffusa ma su cui ci sarebbe molto da discutere, una scelta
seguita da molti giornali specializzati che va ad influire sull’autonomia
critica della redazione. Stiamo parlando della vendita dei contenuti, nati
sempre all’interno di un clima di massima autonomia).
Una redazione, per esempio, è in grado di raccogliere ogni giorno notizie
inerenti l’ambiente culturale di una certa area: date, incontri, convegni.
Perché limitarsi alla pubblicazione sul proprio spazio web? Perché non
diffondere questi contenuti, in tempo reale o con una periodicità molto
stretta, agli utenti finali? E’ la strada seguita da Mentelocale.it, portale
genovese che si è affidato ad un’agenzia per la gestione di un prodotto
specifico e creato apposta: GenovAgenda, che mette chiunque in condizioni di
caricare sul proprio sito un semplice banner collegato a questa pagina pop
up sempre aggiornata.
Oggi chi ha un sito può fare a meno di costruire una redazione, anche
minima, perché c’è l’informazione on demand. Agenzie come Ansa o AdnKronos,
da anni incentivano le aziende e gli utenti privati a caricare un banner
news sul loro sito web, in abbonamento o con altre formule. Inoltre Ansa,
seguendo strategie di co-marketing con operatori telefonici, invia sul
telefonino le notizie prodotte dalla propria redazione.
L’agenzia che, eventualmente, si trova a dover curare la comunicazione di
questo genere di prodotti, non può fare a meno di notare una caratteristica
saliente su cui costruire una campagna. Chi acquista le notizie e si abbona
al servizio news sul proprio telefonino, non può toccare con le proprie mani
questo prodotto, non ne conosce quelle caratteristiche oggettive che, di
solito, agevolano molto qualunque strategia di marketing. Chi acquista le
news, lo fa in base a caratteristiche che riguardano la qualità e lo stile
del prodotto stesso. Si tratta di una vera e propria sinergia tra stile e
qualità. Seguiamo il grafico riportato qui sotto.
In un primo momento viene percepita la qualità della notizia erogata dal
portale o dall’agenzia. Di conseguenza, all’aumentare della qualità (un
termine che sintetizza obiettività, autorevolezza e tempestività della
notizia) aumenterà anche la diffusione: sempre più persone sceglieranno di
abbonarsi al servizio. Ma si arriva ad un limite per cui la qualità della
testata non basta più, anche perché vista la forte concentrazione delle
fonti (poche agenzie che diffondono notizie a molte testate), non è
impossibile per i competitors raggiungere gli stessi livelli di qualità.
Tuttavia, all’aumentare congiunta della qualità e della diffusione, aumenta
di fatto anche la percezione dello stile della testata. A questo punto la
diffusione cresce poiché l’utente percepisce una nuova caratteristica della
notizia: lo stile. Uno stile che può incidere sia sul brand (ovvero sulla
testata che diffonde la notizia), sia sul prodotto stesso (la notizia viene
diffusa in un certo modo, utilizza un certo tono dotato di più o meno
appeal: la diffusione di news relative al gossip sul telefonino si muove
proprio in questa direzione: la qualità della notizia ha lasciato il posto
esclusivamente allo stile).
Il futuro delle imprese operanti nel mondo dell’informazione sembra
dunque seguire la rotta nella vendita diretta delle notizie (un mestiere che
hanno sempre fatto le agenzie di stampa, pur non rivolgendosi direttamente
al consumatore finale), e sembra che la strada da seguire sia la costruzione
di un percorso a tappe: prima il lavoro sulla notizia, in un secondo tempo
la costruzione di uno stile particolare che ne traini la diffusione. A
guardar bene, sembra lo schema sempre seguito dalle testate giornalistiche
tradizionali. Solo, da oggi è possibile la formula riproducibile
dell’information on demand.
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