La nuova comunicazione di marketing e la
Multicreatività
Eccellere intervista Marzio Bonferroni, Presidente di UniOne,
in occasione dell'uscita del suo nuovo libro "La nuova comunicazione di
marketing".
di
Enrico Ratto
Esistono parole obsolete come “pubblicità” e “agenzia”, che evocano
affari, intermediazione, a scapito di un lavoro di consulenza. Secondo
Marzio Bonferroni, Presidente di
UniOne srl, già
da qualche anno, è in corso un passaggio di consegne tra la pubblicità e
la comunicazione. Il gruppo creativo classico, il vecchio modello di
agenzia che vede protagonisti la coppia art-copy è già stato sostituito
da un pool di esperti che conferiscono all’operatività il valore
aggiunto della strategia.
Non è un concetto del tutto nuovo, ma la novità, appunto, è che oggi
questo approccio non sembra essere più solo un concetto.
“Oggi molte aziende capiscono il valore di quella che viene definita
comunicazione olistica” spiega Bonferroni “Un approccio al marketing che
prende come punto di riferimento tutti gli stakeholders, e non solo il
cliente finale”. E’ un’utopia, riconosce Bonferroni, a cui però le aziende e
i relativi manager possono tendere.
Eccellere ha intervistato Marzio Bonferroni nel gennaio 2006 in occasione
dell’uscita del suo libro “Human Satisfaction”. Oggi Marzio Bonferroni è
autore di un nuovo volume “La
nuova comunicazione di marketing” (Ed. Tecniche Nuove) del quale, ancora
una volta, ha parlato con Eccellere.
Marzio Bonferroni, Fondatore e Presidente di
UniOne srl |
In un arco storico di ampio respiro, quale stadio sta attraversando la
comunicazione?
La comunicazione sta diventando una scienza. Siamo nel passaggio in cui
si è trovata la medicina quando dalla creazione di pozioni empiriche è
passata alla ricerca scientifica sul prodotto. Oggi il termine agenzia è
obsoleto. Chi si mette in testa agenzia significa che vuole vendere, non
dare consulenza. Ben vengano gli agenti, ma in altri settori, in settori in
cui il prodotto è ben definito. Oggi lo studio di comunicazione si deve
presentare come impresa, non come semplice intermediario.
Molte imprese tendono ad affidarsi alle grandi “agenzie”, i grandi
gruppi con strutture immense. Ma molte altre aziende – altrettanto grandi –
hanno scoperto il ruolo dei consulenti. Chi ha maggiori opportunità oggi? La
multinazionale o il freelance?
In linea teorica dovrebbe funzionare come per gli avvocati: scelgo chi mi
fa vincere la causa. Non mi interessa se nello studio lavorano altri
duecento avvocati. Però, ripeto, in linea teorica. Nella pratica, molto
spesso il direttore marketing ha come prioirità il mantenimento della
propria posizione all’interno dell’azienda, per cui non rischia e si mette
nelle mani dei colossi della comunicazione. Questo è però un direttore
marketing mal gestito dall’imprenditore, per il quale rischio dovrebbe
significare innovazione.
E’ il buon imprenditore che fa la buona comunicazione, dunque?
Decisamente sì, è sempre stato così. E’ dall’imprenditore che, a
scendere, derivano i risultati di tutti coloro che ruotano intorno
all’impresa.
Nel suo libro è citato l’aneddoto della macchina. In sintesi, se
utilizzo la macchina, perdo sentimento, e se perdo sentimento perdo i
valori, e quindi l’onestà. La comunicazione costruita sui dati e sui
database si priva dell’emozione, e quindi del sentimento?
Direi di no. I database vengono prima della creatività. Le ricerche di
mercato servono a capire le necessità, non a fornire risposte. Le risposte
vengono poi fornite dal gruppo creativo, che nella “Multicreatività” viene
allargato ad altre figure professionali. Oggi è importante non sparare un
messaggio sulla massa, ma capire le richieste spedifiche di ogni individuo,
o di ogni segmento, per proporre a lui solo il tale prodotto. Oggi la
comunicazione deve essere: creativa, relazionale e fidelizzante.
E chi partecipa alla costruzione di una campagna “multicreativa”?
Giornalisti, ricercatori, tecnici di settore, per citarne solo alcuni.
Tutti partecipano alla struttura del messaggio, alla costruzione di una
brand awareness, che fino ad alcuni anni fa era un fine, oggi è un mezzo
per arrivare a qualcosa di più ampio.
Nel suo libro afferma che oggi esistono nicchie di mercato pronte per
essere colmate da imprenditori ricchi di immaginazione. Saranno imprenditori
produttivi o semplici intermediari?
Le nicchie sono il futuro. Oggi il marketing di massa vive una grande
crisi, una start up ha molte più probabilità di successo se opera in una
nicchia. Per quanto riguarda la sua domanda sugli intermediari, sulla
predominanza dei “servizi di agenzia” a scapito della produzione, esula dal
mio settore di interesse. Credo però che ai fini del marketing, l’importante
sia sempre risolvere l’esigenza del consumatore.
28-Apr-2007
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