Change Management: organizzazioni capaci di
cambiare
Da una ricerca a livello internazionale e
locale, emerge la fisionomia del change management di oggi: non basta
essere pronti, bisogna “saper cambiare”.
di
Manlio Rizzo
Ripensare frequentemente le proprie strategie per rimanere competitivi.
Questa è l’essenza del cambiamento continuo richiesto alle aziende. E quando
si parla di cambiare le strategie, oggi ci si riferisce non solo a
cambiamenti verso il mercato ma anche, e soprattutto, verso le proprie
risorse.
La ricerca internazionale condotta a fine 2006 da
AchieveGlobal,
società di consulenza e formazione direzionale presente in 40 Paesi, lo
conferma. Lo studio “Creating a change capable workforce”,
aveva l’obiettivo di rilevare le sfide e le opportunità che accompagnano i
grandi cambiamenti, ed evidenzia la differenza che c’è tra essere aziende “ready
to change” e aziende “change capable”. Per raggiungere quest’ultimo
obiettivo, al termine dello studio è stato definito un approccio strutturato
di sviluppo organizzativo basato su 10 leadership practice, che tracciano
una linea di demarcazione tra il successo e il fallimento nelle fasi del
cambiamento. Parallelamente, a fine 2007, èstata condotta una survey online su un campione di aziende italiane per verificare
quale fosse la percezione del cambiamento delle realtà imprenditoriali nel
nostro Paese.
Chi è coinvolto e gli ostacoli interni
La ricerca internazionale ha coinvolto oltre 400 change leader a tutti il
livelli organizzativi (alti dirigenti, responsabili di funzione, manager di
linea, quadri) su un campione di aziende di diversi settori, in 7 Paesi:
USA, Messico, UK, Germania, Cina, Giappone e Australia.
Una prima parte della ricerca, ha individuato i principali fattori che
possono innescare il cambiamento in azienda. Per esempio: ristrutturazione
organizzativa, ridimensionamento dell’organico, ridefinizione delle linee
strategiche, ridisegno dei processi di business, fusioni e/o acquisizioni Si
è poi verificato che le criticità connesse al cambiamento si manifestano
quando si “passa all’azione”, coinvolgendo persone sovente restie a
cambiare. Quasi il 70% degli intervistati ha affermato che non ci si aspetta
che in futuro il ritmo del cambiamento possa rallentare e che un
cambiamento di successo sta nella capacità di innescare in ogni persona
l’abilità di cambiamento e di creare una cultura aperta a questo che coinvolga
tutti, dai dirigenti ai dipendenti.
Gli intervistati hanno sottolineato quali sono gli ostacoli che possono
bloccare un cambiamento di successo:
- prestare attenzione ai soli aspetti strategici.
L’alta direzione può dedicare così tanta attenzione alle componenti
strategiche di un cambiamento da non riuscire a comunicarlo adeguatamente ai
collaboratori: “gran parte della comunicazione è stata a livello di visione
e strategia ma dobbiamo ancora trasmettere efficacemente l’impatto
sull’attività quotidiana…non si spiega ai collaboratori in che cosa si
tradurrà il cambiamento, in concreto, che cosa si dovrà fare, quanto tempo
ci vorrà ma, soprattutto, che cosa ci guadagneranno”
- non ascoltare i dipendenti di line.
Nonostante si sappia che queste persone sono spesso le più qualificate a
identificare i cambiamenti operativi che porterebbero a reali miglioramenti,
si lamenta un intervistato in UK: “i dirigenti sono più disponibili ad
ascoltare consulenti che sanno poco o nulla dell’operatività della nostra
azienda”.
- mancare nel “buy in” con i dipendenti.
Non ascoltare i dipendenti porta a minare il loro “buy-in”. Ciò comporta
delle resistenze da parte dei collaboratori, che si sentono sottovalutati o
esclusi.
- perdersi nei dati.
Nessuna iniziativa di cambiamento può avvenire senza un periodico
aggiornamento su che cosa funziona e che cosa no. Tuttavia occorre trovare
il giusto equilibrio fra l’analisi dei dati e la presa di decisione, senza
perdersi nei dati stessi.
Che cosa fa la differenza?
Gli intervistati hanno concordato su alcune azioni che possono supportare
un’iniziativa di cambiamento. Tra queste: definire regole, riconoscimenti,
politiche e processi per promuovere il cambiamento; definire responsabilità
individuali con chiare attese sui comportamenti e i risultati; sviluppare e
diffondere semplici indicatori di performance; dare alle persone frequenti
informazioni e incoraggiarle a parlarne; considerare sempre gli aspetti
pratici; dimostrare impegno a far sì che il cambiamento si realizzi.
Le attività che favoriscono l’insediamento del cambiamento devono essere
permanenti e orientate alla “change capability” di tutti i livelli
organizzativi coinvolti. Focalizzandosi su questa ultima riflessione, una
seconda parte della ricerca internazionale propone un approccio di change
management per rendere le organizzazioni “change capable”. Questo
approccio, chiamato Activating ChangeTM, si basa su 10
leadership practice che sviluppano una visione del cambiamento capace di
esercitare un richiamo forte per i singoli individui e facile da comunicare.
Le 10 leadership practice, a loro volta, sono state raggruppate in 3
ambiti concettuali che scandiscono le tappe fondamentali al conseguimento della “Change
Capability”:
Attivare le capacità di cambiamento
- Aumentare la consapevolezza della realtà del business e delle
variabili che hanno portato alla necessità del cambiamento.
- Evidenziare i punti di forza valorizzando le persone e le attività
che supportano il cambiamento.
- Credere nella sperimentazione e aiutare le persone a imparare nuove
e complesse attività e a superare le difficoltà.
Comunicare per ottenere risultati
- Incoraggiare il coinvolgimento scegliendo con cura chi
coinvolgere, quando e come per trarre il meglio da ciascuno.
- Fornire le informazioni di cui gli altri hanno bisogno, rendendo
noto ciò che il cambiamento comporterà, con coerenza e credibilità.
- Incoraggiare un feedback imparziale e senza remore, per comprendere
che cosa le persone realmente vogliono e sentono.
Monitorare le procedure e il clima interno
- Rendere i progressi chiari a tutti e condividere le responsabilità,
sia per le attività quotidiane sia per i risultati a lungo termine .
- Coordinare le risorse in ogni fase del cambiamento.
- Riconsiderare sistemi, prassi e politiche che rallentano le
iniziative di cambiamento.
- Rispondere alle resistenze dei collaboratori e prestare attenzione
ai segnali di opposizione, così da superarli con fermezza e
comprensione.
Accostarsi al cambiamento applicando tali practice ai vari livelli di
responsabilità (executive, manager e collaboratori) crea commitment in una
logica di governo, implementazione e condivisione delle informazioni
necessarie alla sua attuazione e pone solide basi per una organizzazione di
successo e in continua evoluzione.
La survey italiana conferma i risultati internazionali
La ricerca focalizzata sull’Italia, è stata indirizzata nell’autunno 2007
a 530 aziende e mirava ad analizzare alcuni aspetti relativi al change
management nel nostro mercato. Le risposte raccolte confermano in gran parte
quanto emerso dalla ricerca internazionale.
Per esempio, AchieveGlobal (Italia) ha indagato su com’è percepito il
cambiamento in azienda e, in quasi il 70% dei casi, è sentito come
conseguenza inevitabile del contesto in cui si opera.
Quali fattori sono la principale causa di tale cambiamento? Il 60% cita una
causa interna quale, per esempio, la ridefinizione delle linee strategiche
(33,3%) o eventi di fusione & acquisizione (26,7%) e pochi (13%) lo legano
al ridisegno dei processi di business. Tuttavia, proprio la revisione di
processi interni, ruoli e responsabilità è sentita come il problema più
complesso da affrontare (più del 60%).
La formazione alle persone, poi, è indicata da tutti come la principale
risorsa che può supportare l’azienda nel cambiamento, seguita dal ricorso
alla consulenza esterna. Quanto alle principali cause della resistenza al
cambiamento e a come superarle, oltre il 78% indica l’instabilità del clima
di lavoro e degli equilibri interni, e l’“antidoto” più diffuso è quello di
incoraggiare una comunicazione spontanea e costruttiva (quasi il 60%).
Quali azioni possono essere utili per sostenere il cambiamento nel tempo?
Ciò che più facilita la stabilità del cambiamento sono ruoli e
responsabilità chiare e un approccio manageriale focalizzato sullo sviluppo
professionale. Infine, è stato chiesto quali comportamenti dovrebbero
adottare i “capi” con i propri collaboratori in un percorso di cambiamento:
quasi l’86% indica che bisogna manifestare interesse verso i feedback dei
collaboratori e coinvolgerli attivamente.
La tendenza è verso le Changing Organization
Anche nel nostro Paese, quindi, si è riscontrata una forte consapevolezza
rispetto al cambiamento come fattore intrinseco al contesto di business. Le
cause possono essere interne o esterne ma richiedono, in ogni caso, un
investimento in risorse e una capacità manageriale di gestione dei
collaboratori che passa attraverso una comunicazione continua, la
facilitazione dei feedback bottom-up (dal basso) e il coinvolgimento attivo.
Secondo AchieveGlobal, le aziende devo sapersi attrezzare per
diventare delle “Changing Organization”, e avere al proprio interno la
capacità distintiva di gestire il cambiamento come fenomeno costante e
continuo. Per diventare Changing Organization le aziende devono saper
rinnovare e rinforzare le capacità manageriali, ma anche quelle gestionali
di progetto/attività e quindi di program management. I leader devono saper
adottare comportamenti manageriali efficaci anche in contesti caratterizzati
da instabilità organizzativa e parzialità delle informazioni.
2-Apr-2008
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