Il Business Process Management
Come mantenere un elevato grado di
competitività sul mercato attraverso un'organizzazione flessibile dei
processi, la risoluzione delle inefficienze e l'individuazione delle
possibili aree di miglioramento: l'approccio del Business Process
Management.
di
Gianpaolo Castellano
In uno scenario di mercato caratterizzato da instabilità e complessità,
dove gli ingredienti principali per differenziarsi e creare vantaggio
competitivo sono dinamicità, controllo dei costi ed innovazione, le
aziende sono sempre più chiamate a raccogliere nuove sfide nella gestione
di sistemi organizzativi sempre più articolati ed in costante
trasformazione. L’organizzazione flessibile dei processi, la risoluzione
delle inefficienze e l’individuazione delle possibili aree di
miglioramento, diventano quindi obiettivi irrinunciabili per un’azienda
che voglia mantenere un elevato grado di competitività sul mercato.
In tal senso, le metodologie adottate nel Business Process Management
(BPM) rappresentano un valido strumento per il raggiungimento degli
obiettivi esposti. Infatti è proprio dove sussistono realtà ad alto livello
di complessità e dove i processi sono ampi e coinvolgono un grande numero di
persone, che è possibile ottenere le migliori prestazioni dall’applicazione
del BPM.
L’obiettivo principale del BPM in azienda è di ridisegnare ed ottimizzare
i processi di business garantendo, quando necessario, l’efficacia e
l’efficienza nei progetti di cambiamento per rispondere a nuove esigenze di
mercato, a requisiti regolatori o conformità a nuove normative, ad esigenze
legate ad acquisizioni o fusioni con altre aziende.
E’ nel corso degli ultimi anni che il BPM, presupponendo un orientamento
al processo da parte delle organizzazioni che lo utilizzano, ha sviluppato e
migliorato diverse metodologie per la gestione dei processi. Tra le più
comuni si evidenziano:
Total Quality Management – TQM
E' uno dei più datati approcci, ideato da Kaoru Ishikawa negli anni ’50,
per la gestione di processi orientati al cliente. L’obiettivo è la ricerca
della qualità, in maniera costante e continua, in tutte le attività
interessate all’erogazione dei servizi/prodotti, migliorando la
soddisfazione del cliente interno ed esterno, in accordo con le aspettative
dei fornitori, dipendenti ed azionisti.
Poiché sono i processi che governano l’erogazione dei servizi/prodotti,
l’obiettivo si traduce di conseguenza nella necessità di concentrarsi sui
processi ricercando per essi un miglioramento costante. La natura ripetitiva
dei processi stessi fa si che il miglioramento sia continuo e percepibile
già nel breve periodo. L'implementazione corretta del TQM permette di
ridurre drasticamente gli errori/difetti, di incrementare la produttività e
migliorare la competitività.
Quality Function Deployment - QFD
E’ una tecnica nata in ambito manifatturiero in Giappone negli anni ’70 a
partire dai concetti del TQM e successivamente sviluppata negli Stati Uniti.
La metodologia del QFD ha come obiettivi principali la trasposizione delle
esigenze del cliente in requisiti del servizio/prodotto offerto e
l’individuazione delle modalità operative necessarie per una
erogazione/produzione efficiente ed efficace.
La tecnica si basa su matrici di relazione, chiamate casa della qualità,
in cui vengono riportate le aspettative del cliente, i requisiti tecnici, i
requisiti progettuali, la tabella delle correlazioni, la tabella tecnica
delle correlazioni (tetto della casa), gli obiettivi e le priorità. I
presupposti necessari per un proficuo impiego del QFD sono una profonda
conoscenza del mercato e una bassa variabilità dei bisogni del cliente che
debbono rimanere sufficientemente stabili nel tempo.
Business Process Improvement – BPI
E’ un metodologia che ricerca la massima funzionalità dei processi
mediante un miglioramento dei flussi operativi in cui i cambiamenti vengono
gestiti in maniera incrementale a partire dalle modalità operative in corso,
eliminando inefficienze e passaggi burocratici.
A differenza del TQM, che ha un approccio bottom-up sulla struttura
aziendale, il BPI agisce contemporaneamente su tutti i livelli
dell’organizzazione, coinvolgendo da subito sia il management che gli
specialisti in attività di medio e lungo periodo. L’obiettivo è di rendere
il processo nel complesso efficace ed adeguato evitando l’errore, spesso
ricorrente nell’ottimizzazione di processi complessi, di migliorare i
sottoprocessi componenti senza che il processo nella sua interezza ne tragga
i dovuti benefici.
Business Process Reengineering - BPR
Il concetto di BPR nasce come un radicale riprogettazione dei principali
processi di una organizzazione tesa al raggiungimento di fortissimi
miglioramenti nei risultati.
Esposto per la prima volta da Hammer all'inizio degli anni '90, è stato
successivamente ripreso da altri esperti, come T.H . Davenport, H. J.
Harrington, che hanno mitigato questi concetti generando ipotesi e approcci
che si differenziano principalmente per la profondità del cambiamento, per
l’ampiezza dell'intervento e per il diverso peso degli obiettivi di
efficacia o efficienza. La caratteristica di radicalità del BPR nel puntare
ad obiettivi di forte discontinuità nei livelli di prestazione, non consente
di limitare l'attenzione ai soli flussi operativi, ma obbliga ad una
profonda analisi in cui si mettano in discussione gli aspetti organizzativi,
le responsabilità, le strutture, le competenze, i sistemi tecnologici ed
informatici. Di conseguenza il BPR rappresenta un approccio complesso e
pieno di rischi, che richiede forte leadership, attenzione ai problemi di
gestione del cambiamento e una visione di medio e lungo periodo.
Six Sigma – SS
E’ una metodologia nata alla fine degli anni ’70 ad opera di un pool di
ingegneri, coordinati da M. Harry, nell’ambito di un progetto pilota per
soddisfare le necessità di miglioramento della qualità. La tecnica
sviluppata rappresenta una vera e propria filosofia operativa in quanto
tende non solo a modificare, in positivo, un processo, ma anche a diffondere
in azienda la consapevolezza dell’importanza dell’applicazione della nuova
metodologia. Infatti la finalità principale della SS è la determinazione
degli obiettivi da perseguire, a partire dalla conoscenza dello scostamento
tra il come è ed il come dovrebbe essere, avendo cura di partecipare a tutta
l’organizzazione i cambiamenti necessari per il loro raggiungimento.
L’approccio SS in sintesi si articola in sei distinte fasi: definizione;
misura; analisi; miglioramento; controllo; acquisizione dei risultati; ed è
orientato ai bisogni del cliente, all’eliminazione degli sprechi e a
migliorare qualità e performance.
Conclusioni
Le diverse metodologie esposte non hanno la presunzione di esaurire
l’intero scenario delle tecniche di BPM, ma sicuramente ne descrivono i
principali approcci. Ogni singola tecnica ha le proprie caratteristiche e
non esistono criteri assoluti per la scelta dell’una piuttosto che
dell’altra. I diversi approcci del BPM, infatti, altro non sono che
strumenti necessari per generare soluzioni o strade alternative di
miglioramento ed è compito di chi effettua e gestisce il BPM scegliere il
più adatto in ogni situazione.
In conclusione, volendo comunque individuare un criterio generale per
valutare la bontà dell’approccio scelto, possiamo affermare che la
metodologia adottata è tanto più corretta ed appropriata quanto più il
miglioramento della performance aziendale è globale ed integrato.
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