Le aziende dovrebbero conoscere il valore
della propria complessità e controllarla, per non diventare fragili ed
esposte al rischio. Ma per gestire efficacemente la complessità è
indispensabile poterla misurare. Oggi esistono servizi e tecnologie in grado
di farlo.
di
Matteo Testori
Alcune domande turbano oggi i manager più accorti, sempre più impegnati
ad operare in ambienti a crescente complessità: come si possono ancora
sviluppare le proprie attività in mercati critici, fino a quale livello e
per quanto tempo? La propria azienda ha le capacità intellettuali adatte a
fronteggiare i cambiamenti? Quali attività sono veramente significative,
quali cioè producono valore? Su quali prodotti e canali si può realmente
puntare? E la rete di vendita è adatta ad affrontare il futuro?
Domande complesse, la cui complessità nasce dall’incertezza, dal fatto
che si confrontano sistemi fra loro difficilmente comparabili (knowledge e
change management, strategia, sviluppo della rete..).
In questo contesto è del tutto possibile, anche per il manager più avveduto,
non cogliere alcuni segnali deboli, elementi sottotraccia che possono
influenzare l’intero sistema.
L’interpretazione, attraverso gli strumenti e la visione tradizionale di
management, è forse inadeguata ad un contesto (mercato, concorrenza,
globalizzazione, ipercompetizione, andamento dei prezzi delle materie prime,
riduzione della customer loyalty…) che non sembra più fornire elementi
stabili di interpretazione e giudizio.
Siamo sull’orlo del caos? Rispondere non è semplice. E’ però fondamentale
individuare le condizioni di sviluppo per l’impresa, determinando i fattori
esogeni e endogeni, gli elementi che influiscono positivamente o
negativamente, il tempo utile per agire, prima che l’eccesso di complessità
renda il sistema azienda ingovernabile.
La complessità di un sistema è da tempo oggetto di analisi da parte di
scienziati e studiosi di diverse discipline. Più o meno correttamente si fa
riferimento ad una teoria della complessità (anche se molti rifiutano il
concetto di teoria applicato ai sistemi complessi). La sostanza del
problema, al di là di concettualizzazioni più o meno azzeccate, almeno nella
visione manageriale, rimanda ad una pragmaticità di fondo tipica del lavoro
in azienda. Non conta tanto la teoria, contano le ricadute pratiche che
certi assunti possono determinare. Esistono sistemi che mi permettono di
avere una chiave di lettura della realtà tale da tradursi in stimoli, idee,
che consentono di risolvere problemi pratici?
Possiamo prendere in considerazione un esempio tratto dal mondo bancario.
Un istituto di credito intende individuare le linee guida dello sviluppo
della rete di filiali. Quali sono le filiali che possono ancora crescere?
Quali sono arrivate al loro limite massimo e possono solo decrescere? Quali
fattori, nel mix di offerta, determinano la loyalty dei clienti? Quali
competenze sono necessarie per mantenere nel tempo i clienti?
I temi sono stati affrontati utilizzando un modello denominato Ontospace,
sviluppato dalla società Ontonix, che consente di misurare lo stato di
complessità e entropia di un sistema. L’analisi nel tempo di un set di dati
permette di valutare lo stato di salute del sistema, il suo grado attuale di
complessità, il grado massimo sostenibile prima di iniziare una fase
critica. All’aumentare della complessità aumenta la difficoltà di gestione
del sistema, i costi crescono, il controllo e l’efficacia diminuiscono.
Torniamo alla Banca: i problemi sono stati analizzati individuando un set
di circa 50 variabili che determinano i risultati delle filiali:
Numerosità e caratteristiche del parco clienti, Portafoglio prodotti/titoli
posseduti da ciascun cluster di clienti, soddisfazione per il servizio, i
prodotti, i consulenti, numero di impiegati per filiale, anzianità,
retribuzioni annue lorde e MBO, asset under management (patrimonio totale
gestito da ogni filiale), redditività della filiale, competenze del
personale di front-line.
Com’è possibile confrontare variabili fra loro assolutamente disomogenee,
quali ad esempio le competenze del personale e la redditività, o la
soddisfazione del cliente?
Tutto è misurabile. I dati strutturali sono stati raccolti e in aggiunta è
stata fatta un’analisi di assessment delle competenze della rete di
contatto, attraverso un modello on-line che consente di misurare, a costi
contenuti e in tempi brevi, le capacità critiche del personale.
Tutti i dati sono stati analizzati con il sistema Ontospace, la cui
peculiarità non consiste tanto nel pesare le variabili, quanto nello
stabilire le relazioni che intercorrono fra loro, tutto ciò in modo
automatico.
E’ così possibile individuare l’impatto di una variabile, ad esempio le
competenza “orientamento al cliente” su un set di altre (customer retention,
redditività,….).
Riportiamo, a titolo d’esempio, una rappresentazione delle relazioni fra
variabili:
Click per ingrandireNell’esempio sono messi in relazione i
prodotti finanziari posseduti, il profilo del cliente e del suo nucleo
familiare, la customer satisfaction.
L’analisi, svolta in due periodi successivi, ha evidenziato che la
complessità aumenta in modo eccessivo all’aumentare della gamma di prodotti
e, soprattutto, non esistono legami forti fra i prodotti e la soddisfazione
del cliente.
I driver di soddisfazione sono marginalmente legati ai prodotti offerti. Il
mercato è caratterizzato da una forte componente relazionale. Quali sono
allora i fattori che determinano la retention del cliente e impattano sui
risultati di business delle filiali?
Click per ingrandire
I fattori determinanti sono l’orientamento al cliente (misurato nella
fase di assessment), l’età del consulente (non la sua anzianità aziendale!),
il sistema di incentivi, le caratteristiche del parco clienti.
Le variabili individuate permettono di intervenire in maniera mirata sui
fattori che determinano i risultati.
E’ stata anche fatta un’analisi incrociando i dati ed è emerso che esiste
una relazione inversa fra complessità e redditività: all’aumentare della
complessità di ciascuna filiale la redditività diminuisce.
In conclusione, svilupparsi sull’orlo del caos è ormai un dato di fatto
per la maggior parte delle imprese; il problema è, a questo punto, gestire
la complessità che la situazione impone.
Il tema chiave riguarda, ancora e sempre, la relazione che una azienda ha
con i clienti. L’allineamento azienda/mercato è, oggi più che mai, il tema
cruciale (anche se ancora troppi manager lo sottovalutano, forse per poca
attenzione o scarsa cultura) .
Richard Norman sosteneva che la gestione del rapporto con i clienti è la
vera variabile critica per ogni impresa.
L’analisi delle relazioni fra fattori disomogenei (e apparentemente non
confrontabili), se analizzata con la “lente” della complessità, permette di
definire le relazioni fra le variabili e il loro impatto sulla customer
satisfaction/retention e sui risultati attesi, individuando le direttrici
dello sviluppo “al di là della linea del caos”.
3-Lug-2008