Le tre leggi delle organizzazioni complesse
Un'introduzione alla teoria della
complessità applicata alla gestione delle organizzazioni a cura dell'autore
del libro "Prede o Ragni. Uomini e organizzazioni nella ragnatela della
complessità"
di
Luca Comello
Un argomento di particolare interesse nel
management è l’applicazione della teoria della complessità alla gestione
delle organizzazioni. La teoria della complessità rappresenta un nuovo
approccio al sapere, orientato alla comprensione olistica di sistemi
fortemente interconnessi, quali, ad esempio, Internet, gli stormi di
uccelli, il cervello o, appunto, le organizzazioni. La teoria della
complessità è una teoria in forte ascesa tra gli scienziati di tutto il
mondo, ma le sue implicazioni pratiche risultano spesso oscure. Il libro “Prede
o ragni. Uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità”,
di cui sono autore insieme al prof. De Toni dell’Università di Udine,
identifica tre leggi che caratterizzano i sistemi complessi e dovrebbero
dunque essere ricercate dalle organizzazioni.
La prima è la legge dell’apertura. Tutti i
sistemi complessi sono aperti, ovvero scambiano materia, energia ed
informazione con l’esterno. Anche le organizzazioni dovrebbero mantenersi
«aperte», per co-evolvere nell’ambiente circostante. Una organizzazione si
apre mediante lo scambio di informazione con l’esterno: l’informazione può
essere diffusa all’esterno (pubblicità, comunicati stampa, investor
relations, ecc.) o venire acquisita all’interno (ricerche di mercato,
benchmarking, competitive intelligence, ecc.). Proprio come i sistemi
aperti studiati inizialmente dallo scienziato russo Prigogine, le
organizzazioni aprendosi acquisiscono elementi di informazione che possono
essere considerati come apporto energetico per alimentare la crescita.
La seconda legge delle organizzazioni complesse è
la legge del riorientamento. I sistemi complessi adattativi hanno
l’importante caratteristica di riuscire a riorientarsi in seguito alle
discontinuità improvvise che sperimentano. Le previsioni e la
pianificazione hanno un senso se il possibile si stabilizza nel probabile,
ovvero gli accadimenti si susseguono secondo il corso previsto. In
determinate circostanze, però, il possibile si destabilizza
nell’improbabile, ovvero entra in gioco l’inaspettato. In queste
situazioni è fondamentale che le organizzazioni siano pronte a cogliere
l’attimo, a reagire all’inaspettato, a fronteggiare la situazione. Di
fronte ad eventi come l’11 settembre oppure lo sviluppo a due cifre delle
economie asiatiche non resta che essere rapidissimi nel riorientamento, ad
esempio tramite la costruzione di scenari alternativi, contingency plans,
ecc.
Infine la terza legge delle organizzazioni
complesse, ovvero la legge dell’equilibrio dinamico tra continuità e
discontinuità. I sistemi complessi vivono solamente in quella zona
chiamata orlo del caos, al limite tra l’ordine eccessivo che porta alla
fossilizzazione e il disordine totale che porta alla disintegrazione.
Anche le organizzazioni complesse ricercano l’orlo del caos, dove
l’obiettivo è quello di perseguire l’equilibrio dinamico tra continuità e
discontinuità. La continuità è raggiunta mediante l’instaurarsi di
relazioni con tutti i possibili attori rilevanti per l’eccellenza
operativa. In un mercato complesso, però, le organizzazioni sono spesso
chiamate anche a generare l’improbabile sotto forma di innovazioni
radicali. Si possono ottenere questi risultati alimentando la
discontinuità, ad esempio investendo in ricerca e sviluppo, tollerando
limitate inefficienze che favoriscano la creatività, ecc. Tali costi sono
ricompensati dai guadagni generati da innovazioni radicali di prodotti,
servizi, processi e modelli organizzativo-gestionali.
In conclusione, investimenti congiunti per garantire apertura,
riorientamento ed equilibrio dinamico tra continuità e discontinuità sono
fondamentali fonti di vantaggio competitivo per le organizzazioni
complesse.
11-Feb-2006
© 2006 - Eccellere - Business Community
|