Fratelli Rossetti. Camminare italiano.
Eccellere intervista Diego Rossetti, direttore commerciale e
marketing dell’azienda di famiglia, per capire l’attenzione che anche un
brand di fascia alta deve porre a prezzo e qualità. E che i valori della
sfida con il Made in China non sono così scontati.
di Enrico Ratto
Poche marche portano con sé il vero senso del Made in Italy. Tra
queste, alcune operano nel tessile, nel manifatturiero, settori in cui
l’attenzione primaria è posta su valori come organizzazione della
manodopera e qualità del prodotto.
Fratelli Rossetti rappresenta indubbiamente lo stile Made in Italy nel
mondo, anche se “fare status non è una delle priorità del prodotto”
dichiara Diego Rossetti, direttore commerciale e marketing di Fratelli
Rossetti. Eccellere è andato a cercare le chiavi del successo di
un’azienda ancora tutta italiana.
Signor Rossetti, Fratelli Rossetti è uno dei maggiori brand
riconducibili al Made in Italy. Quanto è importante saper comunicare bene il
Made in Italy nei mercati esteri?
E’ fondamentale. Un’azienda come la nostra, più che una firma, è una
garanzia del prodotto. Sarebbe contraddittorio realizzare un prodotto come
il nostro in un’altra parte del mondo. Il nostro prodotto nasce nella piena
concezione del Made in Italy. Saper comunicare questo stile di produzione,
diventa fondamentale.
La nostra priorità è comunicare che non solo il prodotto viene fatto in
Italia, ma che lo facciamo noi. Il nostro successo è la completa
integrazione di tutti i fattori aziendali, dalla progettazione, gli
stilisti, alla produzione, alla vendita.
Ritiene che vi siano differenze tra un consumatore italiano e uno
straniero nell’approccio all’acquisto di un prodotto Made in Italy?
Il consumatore italiano nasce educato al Made in Italy. E’ un fattore
abbastanza scontato, a volte è senso di appartenenza. Infatti metà del
nostro business è italiano.
Il consumatore straniero ci acquista perché siamo Made in Italy, anche se la
cosa non è così automatica. Le caratteristiche del Made in Italy devono
essere sempre all’altezza: un nostro prodotto deve sempre essere mediamente
di qualità superiore al prodotto straniero concorrente.
Oggi la concorrenza cinese insidia solo sul fronte della qualità?
No, non solo per la qualità, perché è vero che il miglior prodotto Made
in China risulta di qualità superiore al peggior prodotto Made in Italy. E’
un forte concorrente sul prezzo. Vede, anche se un’azienda non viene toccata
immediatamente dalla concorrenza dei prodotti cinesi sul fattore prezzo,
succede però che col tempo il baricentro dei prezzi si sposti sempre più
verso il basso, e che alla lunga lo standard dei consumi si adegui.
Voi non comunicate esplicitamente il prezzo in una campagna
pubblicitaria, come per esempio hanno fatto di recente altri produttori come
Church’s. In futuro, potreste fare anche voi una scelta simile?
E’ una scelta che non disdegneremmo. Anche se vendiamo un prodotto è di
fascia alta, siamo sempre molto attenti al rapporto qualità/prezzo. La
partita si gioca molto sui prezzi, anche per brand consolidati e di fascia
alta. Soprattutto, se questo brand non vuole fare status, ma vuole
semplicemente essere coerente con i propri valori storici.
Nel momento in cui Fratelli Rossetti arriva in Oriente, e parla ai
consumatori orientali, il vostro marketing cambia?
No, la nostra comunicazione non cambia. Usiamo una campagna tradizionale
ovunque nel mondo, comunichiamo all’estero gli stessi valori che
comunichiamo in Italia.
Nel marketing mix di un’azienda come Fratelli Rossetti, quale peso
viene dato alle diverse variabili (prezzo, standard produttivi,
soddisfazione del cliente)?
Come dicevo prima, il prezzo è una variabile fondamentale. Poi siamo
orgogliosi di avere una fabbrica all’avanguardia, e avere un’ottima
organizzazione interna è determinante quando la manodopera incide per un 40
– 50% sul prezzo del prodotto. Fare in modo che questa manodopera renda al
massimo per renderla più produttiva, significa essere più competitivi.
I vostri concorrenti italiani hanno strategie simili alla vostra?
Tutti ci sentiamo legati al Made in Italy. Ma quando si scende nel
particolare siamo diversi. Per esempio Tod’s è un fenomeno che apprezziamo
moltissimo, ma è molto diverso da Fratelli Rossetti, ha valori diversi. Noi
siamo molto più tradizionali, Tod’s è geniale, ha messo in atto una grande
strategia di marketing.
Fratelli Rossetti aprirà presto in India, Emirati Arabi, Kuwait.
L’estero, l’East e il Far East, rappresentano rischi o opportunità?
A guardarli da vicino, ognuno rappresenta un mercato differente. Alcuni
mercati dell’immediato est ci stanno dando grandi soddisfazioni. Con la Cina
è più difficile, perché i cinesi devono essere educati alla qualità, i
cinesi oggi sono esposti soprattutto a quei brand che fanno status, che sono
riconoscibili per questioni di moda, non di dettaglio.
Noi non facciamo status e non vogliamo neanche farlo.
9-Apr-2006
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