Coaching: ne sappiamo abbastanza? I vantaggi per
i manager e per le aziende.
Se non lo si sperimenta di persona, non si
riesce ad averne un’idea chiara. Il Coaching viene spesso proposto come
alternanza formativa e non è da confondere con il concetto di personal
trainer o di "angelo custode".
di
Marina Fabiano
Se
ne avvalgono i top manager delle aziende, i campioni sportivi, i personaggi
della politica e dello spettacolo. Il Coaching è una forma
di consulenza individuale che si avvicina al “Counselling” e al “Mentoring”.
Gli addetti ai lavori non sono ancora stati capaci di tradurre il termine
per renderlo più comprensibile, ma tant’è, gli inglesismi affascinano e
prima o poi rientrano nel vocabolario concordato.
Il Coaching nasce dall’ambiente sportivo. Gli atleti lavorano
costantemente su sé stessi, sul proprio miglioramento progressivo, a stretto
contatto con il proprio “coach”, l’allenatore. Questa persona, forte
dell’esperienza accumulata praticando il medesimo sport, o qualcosa di
affine, grazie alle competenze raccolte, fa emergere dallo sportivo generico
un campione fuoriclasse. Nella professione del business, il coach-allenatore
valuta le potenzialità del suo cliente, ne tira fuori il talento nascosto e
lo porta allo scoperto; ne affina le risorse, aiuta a identificare le
eventuali lacune, smussa le spigolosità comportamentali, lo sostiene nel suo
percorso verso il successo.
Spesso il successo è silenzioso, personale, invisibile; rappresentato dal
fatto di raggiungere i propri obiettivi, dal rendere concreti i propri
desideri interiori, dal vivere con serenità e soddisfazione la propria vita,
anche professionale.
Ogni persona è in buona parte responsabile del proprio destino. Il
destino è costruito con le decisioni che prendiamo ogni volta che incappiamo
nell’occasione o ci scontriamo con la necessità. Prendere una decisione,
ammesso di riuscire a farlo senza troppi tentennamenti, non basta; occorre
essere convinti che proprio questa è la decisione giusta, adatta al momento
e alla situazione. Decidere ci permette di vivere il futuro da
protagonisti, anziché essere travolti dagli eventi; decidere ci fa
vivere con passione il cambiamento che il caso propone, invece di subirlo
con stoica inevitabilità. L’ideale sarebbe programmare le decisioni,
analizzarle nei dettagli e riflettere sulle alternative. Le giustificazioni
postume non contano.
Prendere una decisione non basta, dicevamo. Occorre poi mettersi in
movimento, definire le azioni per realizzare il cambiamento, verificarne le
conseguenze, controllare l’andamento degli eventi. Non esistono decisioni
sbagliate, ma possono esserci ripensamenti convinti e modifiche operative
lungo la strada. Ogni errore è un pezzetto di esperienza che ci porta un
passo più avanti. Il trucco sta nella flessibilità del comportamento, nel
saper riconoscere il momento giusto per cambiare rotta. L’importante è non
farsi avvolgere dall’immobilismo. Il coach supporta e aiuta l’esecuzione del
programma che il cliente ha identificato come il più adatto ai propri ritmi
e alle proprie convinzioni.
Avere degli obiettivi significa stabilire dove si vuole arrivare.
Poi occorre definire come arrivarci, stilare un piano di azioni concrete,
muovere un passo dopo l’altro, verificare i sub-totali, attuare le eventuali
modifiche e verificare ancora: questo è il metodo. Il coach collabora
affinché gli obiettivi siano chiari e consistenti, e i traguardi non siano
solo dei miraggi nebulosi, le soluzioni siano visibili e creative, si
esplorino più punti di vista. I risultati si ottengono per mezzo di
strategie collegate a tattiche.
A volte è necessario identificare lacune, mancanze, scarsità conoscitive.
Il coach esplora i lati traballanti e collabora nel definire ciò che serve
per arricchire di esperienze e competenze quel talento già prossimo ad
emergere.
A livello professionale il coaching è senza dubbio di grande utilità per
manager di ogni estrazione e livello. Dal professionista collaudato abituato
a decidere in grande autonomia, all’imprenditore che si è costruito un
impero in totale solitudine; dal giovane rampante desideroso di correre a
grandi balzi verso fama e successo, all’appena promosso funzionario timoroso
di non farcela, al nuovo elemento del flessibile mondo lavorativo che non sa
come cominciare la propria carriera da sogno. Il coaching permette di
pianificare il proprio percorso professionale, di fronteggiare difficili
situazioni in cui il cambiamento è una necessità, di affrontare nuove
inaspettate responsabilità. Nella costruzione dei team di lavoro, nella
struttura dei gruppi che nascono e finiscono nell’arco di un progetto,
nell’impasto e nella manutenzione dei team che collaborano da sempre e da
sempre sono in conflitto, nel trasferimento del metodo al manager che vuole
coltivare da solo il proprio gruppo: il coaching è ben visibile anche in
questo.
Le aziende si rendono conto che esiste qualcosa di diverso dalla solita
formazione generica, e dai soliti benefit, per far contenti i propri
talenti, e offrono sessioni di coaching a chi ne sa apprezzare i vantaggi. I
leader hanno scoperto con il coaching gli innumerevoli benefici di lavorare
con manager che sanno come far funzionare bene la propria squadra, che
accettano serenamente obiettivi ragguardevoli, che ottengono risultati
migliori spendendo meno energie. Spesso sperimentano il coaching in prima
persona, poi lo raccomandano all’interno dell’azienda.
Anche la vita personale può trarne vantaggio. Il benessere fisico e
mentale, l’equilibrio tra lavoro e tempo libero, il miglioramento delle
relazioni con gli altri, la scoperta della propria creatività ed autonomia,
sono tutti elementi impagabili di una vita ideale.
Naturalmente si evolve la concezione di etica e di standard
comportamentali anche per la professione del coach. Esistono associazioni,
anche internazionali, che raggruppano già un bel numero di coach che
aderiscono a queste linee guida e garantiscono la condotta professionale ad
elevato livello. Il coach è un professionista che, usando esperienza e
conoscenza dal proprio bagaglio culturale, lo arricchisce con le competenze
metodologiche che l’associazione mette a disposizione, sia attraverso corsi
e certificazioni adeguate, sia per mezzo di incontri periodici, scambio di
esperienze e di casi studio, discussioni aperte in gruppi di lavoro
specifici.
Ma come lavora un coach? Usa metodologie standard e personalizzate, ha
strumenti di lavoro disponibili e altri creati su misura; i tempi e lo stile
sono caratteristiche del metodo professionale personale. Esiste parecchia
letteratura al proposito, basta entrare in libreria ed attingere al ricco
minestrone delle parole scritte per scoprire altro ancora di questa
affascinante quanto nuova forma di consulenza tagliata e cucita addosso alle
persone e ai loro casi.
Questo è il coaching, e ancora di più. E’ accompagnamento verso i propri
traguardi, è conversazione aperta e propositiva in cerca della soluzione
adatta, è condivisione delle decisioni e della strategia per attuarle, è
colloquio privato con l’esperienza e con se stessi, è esplorazione guidata
verso i cambiamenti che il mondo propone.
25-Mar-2007
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