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Di generazione in generazione

di Rosvanna Lattarulo

In Italia sono oltre 5 milioni le imprese familiari che hanno fatto conoscere il "made in Italy" nel mondo. La velocità e l'evoluzione dei mercati hanno cominciato però ad imporre alcune riflessioni ai titolari, in particolare modo sul passaggio del testimone agli eredi. Una tappa delicata del cammino dell'impresa da pianificare e attuare secondo precise metodologie.

Da qualche anno a questa parte, si parla spesso di passaggio generazionale, ovvero del momento delicato in cui un figlio o una figlia succede al padre nella gestione dell’azienda. Quest’interesse nasce dall’alta percentuale in Italia (più dell’80% dei soggetti che controllano un’impresa a conduzione familiare con oltre 50 addetti, secondo le ultime rilevazioni Banca d’Italia) di imprenditori con più di 50 anni.

Nel nostro Paese l’economia per anni si è retta su tante piccole e medie realtà imprenditoriali a conduzione familiare, sulla creatività e sul dinamismo dei loro leader abili nel concepire una formula competitiva vincente e con un forte senso di immedesimazione nella propria impresa. Questa cultura imprenditoriale che nel breve periodo ci ha permesso di raggiungere risultati più che soddisfacenti, ora che questi uomini sono prossimi alla pensione inizia a mostrare tutta la sua debolezza.

Il passaggio del testimone da chi ha speso la propria vita a costruire un’industria ai suoi eredi diretti o indiretti è un momento delicato che arriva a determinare il fallimento del 30% delle imprese, la perdita di moltissimi posti di lavoro, la dispersione di know-how, competenze, capacità manuali, tradizioni e legami con il territorio. Per questa ragione è bene che il passaggio generazionale sia accompagnato da una serie di azioni preventive di formazione del nuovo leader dal punto di vista tecnico/manageriale, oltre che valoriale ed umano. Talvolta può essere utile ricorrere a consulenti che aiutino a pianificare e dare attuazione a questo processo.

Per chi, invece, volesse avviare autonomamente il passaggio generazionale consigliamo di concentrasi su tre step fondamentali:

  1. Come e a chi trasferire: ad un unico successore o a più successori diretti (nel secondo caso il processo si complica per la competizione che si crea tra i successori) o a nessun successore diretto (se l’azienda è gestita da una proprietà senza eredi o da una proprietà i cui eredi non sono in grado o non vogliono proseguire la gestione dell’impresa di famiglia). In questi casi è utile guardarsi intorno e cercare persone di fiducia.
     

  2. Cosa trasferire: è importante individuare cosa trasferire: valori, patrimonio, impresa mediante un’analisi che parta dal mondo interiore del leader e consenta, in caso di eredi diretti, di individuare il migliore tra i potenziali suoi successori. Una volta scelta la figura più adatta per competenza, motivazioni e propensione personale, bisognerà investire su di lui risorse e tempo perché venga preparato al meglio.
     

  3. Quando trasferire: “c’è un tempo per ogni cosa”, anche per trasferire la gestione della propria azienda. E’ bene non trascinare a lungo questa decisione nel tempo, né affrettarla quando i tempi non sono ancora maturi.

Imprenditori con più di 60 anni 43%
Imprenditori che dovranno affrontare la fase di passaggio generazionale nei prossimi 10 anni 40%
Imprese familiari coinvolte ogni anno nel passaggio generazione 66%
Presenza di membri della famiglia nel management dell’impresa 70%
Imprenditori intenzionati a lasciare la gestione dell’impresa ad un discendente diretto 68%
Imprenditori che considerano il passaggio generazionale come fase critica da gestire 80%

Fonte: Sda Bocconi 1999

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