Persone di talento o talento delle persone?
I talenti non sono "persone speciali", ma
attitudini personali che consentono ad ogni persona di raggiungere, in
determinate attività ed in presenza di determinate circostanze,
prestazioni eccellenti. L’esercizio della leadership deve tenere conto
di ciò: il principale talento di un leader consiste nel promuovere il
talento di chi gli sta intorno.
di
Alessandro Chelo
Cos'è il talento? La cultura dominante nel mondo manageriale identifica i
talenti in persone con speciali abilità ed alto potenziale. Quando in
un'azienda si parla di talenti, si allude normalmente ad alcune particolari
risorse (la parola "persone" incredibilmente non fa ancora stabilmente parte
del gergo manageriale). Questa concezione del talento porta il management
delle imprese a investire su poche persone, i talenti appunto, e a cercare
freneticamente di "rubare" i talenti, o presunti tali, alle organizzazioni
concorrenti (ma i talenti sono dunque mercenari?).
Il manager mancino, di Alessandro Chelo
Sperling&Kupfer, 2008
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Ebbene, io credo che i talenti siano altro. Nel mio ultimo libro, Il
manager mancino (Sperling&Kupfer), esprimo la convinzione che tutte
le persone possiedano dei talenti. I talenti non sono allora "persone
speciali", ma attitudini personali (presenti in modo diverso in ciascuno)
che consentono ad ogni persona di raggiungere, in determinate attività ed in
presenza di determinate circostanze, prestazioni eccellenti.
Certo, non tutti sono consapevoli dei propri talenti, anzi pochi lo sono.
Ciò è dovuto in gran parte alla cultura nella quale siamo nati e cresciuti,
secondo la quale le persone crescono e avanzano più migliorando i propri
difetti piuttosto che entrando in contatto con i propri talenti; tale
cultura limita e ostacola la consapevolezza del talento da parte degli
individui.
Essa influisce su tutte le relazioni umane e sociali ed anche nella
gestione del miglioramento nelle imprese. E' vero che i sistemi di gestione
per la qualità aiutano le imprese a gestire il miglioramento; ma come?
dotando le organizzazioni di un sistema grazie al quale si ha evidenza delle
"non conformità" e delle difettosità, si possono individuare le cause che
generano tali difettosità, si possono pianificare azioni correttive volte
alla loro riduzione. Anche nelle organizzazioni dunque il miglioramento è
interpretato e vissuto come riduzione dei difetti e non come messa a frutto
dei talenti. Eppure anche le organizzazioni hanno dei talenti, delle
attitudini grazie alle quali ottengono risultati eccellenti, ma si spendono
ben meno energie nella moltiplicazione e diffusione dei fattori che generano
risultati eccellenti rispetto a quelle che si spendono nella riduzione delle
cause di difettosità.
Per il complesso di queste ragioni, ritengo che costituisca uno
straordinario fattore di sviluppo per le imprese il fatto che esse si dotino
di un "Talent Manager", un professionista con la missione di "gestire il
talento". Il Talent Manager gestisce il talento muovendosi su tre piani:
i singoli individui, i gruppi, l'organizzazione.
- Gestire il talento sul piano individuale significa aiutare gli
individui a diventare più consapevoli di sè, dei propri comportamenti,
delle conseguenze che essi hanno su di sé e sugli altri.
- Per gestire il talento dei gruppi, occorre individuare i gruppi di
persone (formali e informali) su cui si fonda l'organizzazione ed
intervenire nell'integrazione dei talenti (intesi come caratteristiche
dei singoli individui appartenenti ai gruppi) in direzione degli
obiettivi e della missione dei gruppi stessi.
- Gestire il talento a livello dell'organizzazione significa dotare
l'organizzazione stessa di un "sistema" per avere evidenza delle
prestazioni eccellenti, individuare i fattori che le generano,
pianificare la diffusione di tali fattori.
Un Sistema di Gestione per lo Sviluppo del Talento delle Organizzazioni è
un metodo di gestione finalizzato a ottenere la ragionevole garanzia che il
talento si rafforzi là dove presente e si diffonda attraverso la rete dei
processi dell’organizzazione.
Esso deve fondarsi su alcuni principi fondamentali:
1. CENTRALITÀ DELLE PERSONE
Le aziende non gestiscono le cosiddette risorse umane: sono semmai le
persone che gestiscono le risorse aziendali. Il superamento della dicotomia
(tutta culturale) azienda-persone è il primo imprescindibile passo verso la
cultura della promozione del talento.
2. LEADERSHIP DI RUOLO
Le persone chiamate a guidare l’organizzazione (leader di ruolo) hanno la
fondamentale missione di trasmettere una visione emozionante di un futuro
possibile e di definire le strategie per la sua costruzione; il Progetto
Aziendale definito dalla direzione è tanto più realizzabile quanto più la
leadership di ruolo è espressa come individuazione e sostegno dei talenti
degli altri.
3. LEADERSHIP DIFFUSALa cultura e l’unità di intenti di un’organizzazione
sono sviluppate da chi, pur non appartenendo alla struttura direttiva,
sceglie di esprimere la propria leadership partecipando attivamente e
volontariamente ai processi di evoluzione dell’organizzazione.
4. COINVOLGIMENTO DELLE PERSONE
La realizzazione del Progetto Aziendale deve tener conto della
mutevolezza continua dell’organizzazione e dello scenario in cui essa opera:
pertanto è necessario il coinvolgimento delle persone che fanno parte
dell’organizzazione.
La realizzazione del Progetto Aziendale è fortemente facilitata dalla
capacità dei leader di ruolo di:
- Sostenere e promuovere idee non convenzionali.
- Accettare l’errore.
- Intendere il miglioramento come moltiplicazione dei risultati
eccellenti più che come riduzione delle «non conformità».
- Favorire l’espressione dei talenti personali nell’ambito del
Progetto Aziendale.
5. FIDUCIA NELLA CAPACITÀ DELLE PERSONE
Tutte le persone presentano inclinazioni e attitudini grazie alle quali
sono in grado di ottenere l’eccellenza di particolari risultati, quando
abbiano la possibilità di esprimere le loro potenzialità.
6. ETICA DELLA CRESCITA DELLE PERSONE
L’orientamento etico di un’organizzazione non può prescindere da:
- Profondo rispetto dei requisiti normativi che riguardano i rapporti
con le persone, con l’intento di far meglio di quanto richiesto, quando
ciò sia sostenibile.
- Interpretazione della leadership come strumento per favorire la
crescita, l’autonomia e la libertà delle persone.
7. ORIENTAMENTO AI RISULTATI
Il successo durevole di un’organizzazione è condizionato dalla capacità
di conciliare e soddisfare gli interessi di tutte le parti coinvolte ed è
determinato dalla capacità di superarne le aspettative.
La gestione del talento nelle e delle organizzazioni costituisce uno
straordinario fattore di successo per quelle imprese che non si
accontentano del mantenimento degli "standard di qualità", ma desiderano
ricercare l'eccellenza. Ciò mette le imprese in condizione di interpretare
il loro ruolo sociale: concorrere all'emancipazione degli individui.
4-Mag-2008
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