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Corporate Social Responsibility: un’opportunità
di business per le imprese, una risposta dovuta alle aspettative degli stakeholder
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In questo contesto, molto importante
è il CSR manager, una nuova figura manageriale che si sta sviluppando
all'interno delle "aziende responsabili" al ritmo vertiginoso del 30% anno
(secondo una ricerca condotta nel 2005 dall' ISVI - Istituto per i Valori
d'Impresa e da ALTIS - Alta Scuola Impresa e Società dell'Università
Cattolica) e ha il compito di scegliere, ottimizzare e coordinare le
attività di CSR di un’impresa, svolgendo anche funzione di watch dog della
comunicazione, per mantenere credibilità e fiducia in merito agli impegni
presi pubblicamente dalle imprese. Le imprese possono anche scegliere di
aderire volontariamente a standard/certificazioni etiche e ambientali e
adottare codici di condotta, cercando di districarsi nel mare delle numerose
proposte offerte. Infatti non esistono un metro di misura ufficiale e una
legislazione comune riguardo la CSR, ma una miriade di standard (i
principali sono Social Accountability International , Standard ISO 14000 ,
Certificazione Sociale SA800, Legislazione Haccp, EMAS, Ecolabel), Codici di
condotta, Etichette sociali, Relazioni sociali, Investimenti socialmente
responsabili, Organizzazioni internazionali, Istituzioni dell'Unione
europea, Modalità di Progettazione dei prodotti e sfruttamento efficace
delle risorse, Organizzazioni di imprese, Organizzazioni non governative
(lista completa su
http://www.sa8000.info/sa8000link/index.htm). Come si
vede, la CSR è prassi sempre più diffusa ma ancora non ben definita a
livello istituzionale né, tantomeno, giuridico.
La rendicontazione: un processo completo, corretto e trasparente
Le
imprese possono inoltre arricchire i business plan e i budget con la
dimensione sociale e ambientale, programmare continui aggiornamenti,
definire le Politiche del Gruppo in queste aree, condurre audit sociali e
ambientali e pubblicare Report azioni svolte/ progetti in corso in materia e
valutarne le performance. Questi report hanno assunto col tempo una propria
identità, fino a prender ufficialmente la forma e il nome di bilancio
sociale e bilancio ambientale (o bilancio di sostenibilità), strumenti che
si affiancano al bilancio tradizionale (finalizzato alla sola
rendicontazione dei risultati di gestione alla fine di un esercizio) come
tre parti di un unico progetto di trasparenza.
Il bilancio di sostenibilità
definisce l’identità, i valori e gli obiettivi strategici dell’impresa,
descrive il suo assetto istituzionale e la sua struttura organizzativa,
presenta in modo trasparente e rigoroso la pianificazione, la gestione e la
rendicontazione degli impegni e performance messe in atto dalla Società in
materia di CSR.
Uno strumento di trasparenza e dialogo prezioso, adottato da
numerose imprese come Enel (attivo anche con la onlus Enel Cuore, che
promuove progetti di grande portata a sostegno di anziani, bambini e
malattie a favore di altre associazioni di volontariato), Granarolo (che
svolge una profonda opera di CSR attraverso certificazioni etiche, controllo
dei fornitori, codice etico, partnership con onlus etc.), WIND, Vodafone,
Pirelli (il cui codice etico è davvero esemplare) e molte altre. In questo
caso esiste un modello di Rendicontazione di riferimento, il GRI Global
Reporting Initiative - istituito nel 1997 e aggiornato nel 2002, che
costituisce oggi lo standard internazionalmente riconosciuto per la
redazione del bilancio di sostenibilità.
Esempio di eccellenza per l’Italia
è costituito da Telethon, attivo nella solidarietà per la lotta alla
distrofia muscolare e alle malattie genetiche, con un Comitato che si occupa
della maratona tv di raccolta fondi sulle reti RAI e con la Fondazione nata
nel 1990 e guidata da Susanna Agnelli. Un meccanismo enorme di raccolta
fondi (nel 2006 sono stati raccolti oltre 30 milioni di euro), che vede
impegnate numerose aziende (circa 24.000) capitanate da Bnl Gruppo Bnp
Paribas, tesoriere ufficiale dell’iniziativa benefica, che, con Auchan, Sma,
Telecom Italia, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato e Cartasi, Avis,
GlaxoSmithKline, Oviesse, RAS. privati cittadini, enti ed associazioni, si
attivano tutto l’anno attraverso donazioni liberali ed iniziative di
raccolta fondi su tutto il territorio nazionale.
Il successo di Telethon
continua nel tempo e, anzi, si rafforza, anche grazie al controllo rigoroso
degli investimenti e dei bilanci (controllati da una società esterna, la
KLMG) che, per assicurare la trasparenza, vengono pubblicati sui media e
ogni 4 mesi sulla rivista sociale della Fondazione. Una gestione tipicamente
americana, davvero all’avanguardia nel nostro Paese. Degno di nota sia per i
risultati che per la trasparenza anche Progetto Italia, fondato nel 2003 da
Telecom Italia e divenuto Spa nel 2005, che promuove iniziative di
valorizzazione del patrimonio culturale, di solidarietà, di formazione,
sport, “iniziative gratuite basate sul principio della divulgazione
intelligente, dell’aiuto alle famiglie meno protette, e ispirate a un
criterio di qualità ed unicità”.
La situazione in Italia
Forte impulso alla diffusione della CSR in
Italia, unitamente alla creazione di numerosi gruppi di lavoro all’interno
del tessuto imprenditoriale (ad es. Assolombarda con la creazione di
Sodalitas nel 1995) e alla promozione di varie iniziative di riconoscimento
delle “buone prassi” (come il Sodalitas Social Award, il Premio Impresa
Ambiente, l’Oscar di Bilancio FERPI- Federazione Relazioni Pubbliche
Italiana, il Premio Unioncamere “Impresa socialmente responsabile” e molti
altri), è giunto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: nel
2002 ha costituito un apposito gruppo di lavoro, mirato anche a costituire
uno standard ad adesione volontaria per la valutazione dalla RS e per la
misurazione delle prestazioni realizzate; nel 2003 ha creato con Unioncamere
gli Sportelli di CSR presso le Camere di commercio.
Una nuova spinta alla
CSR è arrivata nel 2004 con l’introduzione di un nuovo “sconto” sul premio
dovuto all'INAIL denominato “oscillazione per prevenzione”, da applicare
alle imprese impegnate in ambito CSR e, successivamente, con la legge n. 80
del 2005, che ha introdotto sia per i privati che per le imprese la
possibilità di dedurre dal proprio reddito fino al 10% dell’importo donato
in beneficenza ad Organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Infine,
la finanziaria 2007 ha messo a disposizione un miliardo di euro per lo
sviluppo dell’ecoindustria, prevedendo finanziamenti e sgravi fiscali alle
imprese che decideranno di agire in tal senso.
Un quadro chiaro e aggiornato
sulla CSR in Italia è fornito dal “Rapporto FERPI sulla Comunicazione
Socialmente Responsabile” (luglio 2006) realizzato da Lorien Consulting e
Ethos. Innanzitutto è emerso che non esiste ancora nel nostro Paese una
visione unitaria e condivisa di cosa sia la CSR ma diverse visioni, legate
principalmente all’esperienza personale e all’attività lavorativa (per il
35% è attenzione ai bisogni della società, per il 22,8% rispetto del
contesto ambientale, mentre per il 21,1 % è non seguire solo la logica del
profitto). Purtroppo, per il 54,5% degli intervistati la comunicazione delle
pratiche di CSR è prima di tutto uno strumento di immagine e solo
secondariamente di governo strategico, di cambiamento e di redicontazione;
tanto è vero che solo il 37% delle imprese intervistate ha dichiarato
l’esistenza di un budget dedicato alla comunicazione delle politiche di CSR.
Quando il budget esiste, esso viene speso per raggiungere l’opinione
pubblica attraverso: donazioni a cause sociali (67%), ufficio stampa
(61,3%), campagne di comunicazione a favore del no profit (49,6%), spesso
organizzate come veri e propri eventi (maratone tv, eventi di piazza,
concerti, manifestazioni sportive), anche con un forte utilizzo di Internet.
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26-Mar-2007
© 2007 - Eccellere - Business Community
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