Filo diretto con il cliente: l’uso del Direct
Marketing in Italia
Cresce in Italia il Direct Marketing. Le
imprese mirano a personalizzare sempre più il rapporto con i propri clienti
e a differenziare l’offerta e la comunicazione per segmenti di clientela.
di
Rosvanna Lattarulo
Le
imprese italiane ricorrono sempre più spesso al Direct Marketing che,
pur restando ancora indietro rispetto ai Paesi anglosassoni, diventa nel
nostro Paese una leva di marketing fondamentale.
Tra il 2004 e 2005, il Direct Marketing è cresciuto del 5%, pari a circa
5 milioni di euro.
Un trend positivo confermato anche da una recente ricerca condotta da
Astra Ricerche, secondo cui la partecipazione attiva a iniziative di
marketing diretto ha visto coinvolti nel 2006 circa 21 milioni di italiani.
Gli strumenti di Direct Marketing più utilizzati in Italia sono:
- direct mail: invio ad un target preciso di materiale
pubblicitario o promozionale specificatamente indirizzato e
personalizzato, a mezzo posta, fax, email, sms, etc.
- e-mail marketing: è una forma di comunicazione che viaggia su
internet nella forma di email o di newsletter con obiettivi promozionali
ed informativi
- direct response: inserimento di un coupon o un numero
telefonico in ogni annuncio. E’ uno strumento che consente di misurare
il numero di risposte. In Italia si vede poco perché i creativi si
lamentano che sporca la loro bella pagina. E’ l’unico sistema per
misurare l’effettivo valore di una pagina o di uno spot rispetto ad un
altro.
- telemarketing è una tecnica di marketing realizzata mediante
telefono; si basa su un colloquio telefonico, svolto su liste di
nominativi, finalizzato ad avere risposte precise in merito a una
proposta di un'azienda (outbound) e sulla raccolta sistematica di
informazioni (inbound).
- messaggi diretti multimediali (SMS, tv interattiva, ecc.):
forma di direct marketing piuttosto recente che sfrutta i nuovi media
per comunicazioni di tipo promozionale e commerciale.
Il Direct marketing sta mutando profondamente le relazioni tra produttori
e consumatori. Le imprese, grazie a questi nuovi strumenti, possono
instaurare con le singole persone rapporti più diretti, possono chiamarle
per nome, informarle preventivamente su prodotti di interesse, metterle al
corrente di offerte, ecc.
Il successo di questi nuovi modelli di comunicazione sta proprio nella
conoscenza e nell’analisi del proprio target di riferimento, nell’attenta
segmentazione dei clienti potenziali che consente di raggiungere buoni
riscontri in termini di acquisizione di nuovi clienti nuovi o di
fidelizzazione dei vecchi clienti, di aumento del numero di persone che
visitano un punto vendita o delle vendite sia dirette che via web.
Obiettivi decisamente interessanti che un’impresa può raggiungere con un
impegno modesto dal punto di vista degli investimenti: le risorse necessarie
per condurre una buona azione di Direct Marketing sono di gran lunga
inferiori rispetto ai media tradizionali. Una differenza che rende le leve
di marketing diretto ideali per le piccole imprese che vogliono sviluppare
campagne di contatto con i clienti, ma non dispongono delle risorse
necessarie per investire su televisione e stampa. Inoltre, diversamente dai
media tradizionali, il direct Marketing consente di monitorare e,
soprattutto, quantificare i risultati di una campagna. Si tratta di un
indubbio punto di forza e di differenziazione rispetto ai media generalisti
che non consentono di valutare l’efficacia di una campagna e di valutare gli
effettivi ritorni sugli investimenti compiuti.
Obiettivi che, è bene precisarlo, non possono essere raggiunti
sviluppando azioni spot ed isolate, ma devono essere perseguiti nel tempo,
mediante di azioni continuative e opportunamente pianificate, tra cui:
- costruzione e normalizzazione del database : finalizzata alla
individuazione di tutti i contatti da attivare;
- realizzazione del processo di Direct Marketing: fissando e
presidiando tutti gli strumenti individuati (email, fax, telefono, invio
postale, sms, mms, ecc.), valutando i contenuti della campagna e
monitorando costantemente i tempi;
- analisi dei risultati: il processo deve concludersi con un
report finale sintetico sulla redemption raggiunta. Più numeri si
raccolgono in questa fase più le valutazioni potranno essere precise e
puntuali;
- proposizione su prossimi passi: il direct marketing non si
esaurisce con la redazione del report quantitativo. Trattandosi di un
processo continuo, la conclusione non può che essere propositiva, volta
ad individuare nuove azioni da realizzare in area marketing (non
necessariamente di direct marketing se la redemption è stata
particolarmente bassa).
Per massimizzare la redemption delle azioni di Direct Marketing, si è
osservato che è necessario dare continuità alle azioni sviluppate: le azioni
non devono mai essere “singole” ma continuative (anche una ogni trimestre) e
differenziate nelle modalità (email, lettera, telefonata, invito per un
evento, auguri, questionari, ecc.).
Inoltre, bisogna prevedere aggiornamenti del Database: si può valorizzare un
investimento in database, solo se questo viene sottoposto ad aggiornamenti
periodici (almeno una volta ogni semestre).
Non ultimo, è fondamentale individuare strumenti di supporto: il Direct
Marketing è solo uno degli strumenti di un piano di comunicazione che va
accompagnato con una serie di azioni congiunte di comunicazione (pagine
pubblicitarie o redazionali su riviste di settore, numero verde, presenza in
fiere di settore, Materiali P.o.p.).
7-Apr-2007
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