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Norvegia: energia, ambiente e amministrazione
efficiente le vie per benessere e sviluppo
Welfare e burocrazia efficienti, bassissimo
tasso di disoccupazione, attenzione per la ricerca e l’innovazione,
economia fortemente legata al petrolio e al gas ma senza trascurare il
rispetto delle risorse naturali: queste le chiavi del successo di uno
degli stati del globo nei quali la qualità della vita è più elevata.
di Manlio Masnata
La
sua popolazione conta poco più di 4,6 milioni di persone, con una
densità abitativa non propriamente impressionante (14 ab. per Km2), ma
impressionanti sono invece i dati economici e sociali che caratterizzano
la Norvegia. Il paese scandinavo infatti, secondo l’Economist, non solo
è il Paese che in media ha più milionari (si calcola vi siano più
di 55 000 persone con una ricchezza superiore al milione di dollari
USA), ma è anche un territorio che eccelle per il rispetto
dell'ambiente e che garantisce ai suoi cittadini sicurezza sul
lavoro, ottima istruzione, parità tra uomini e donne e lunghe
aspettative di vita. Attraversata dal circolo polare artico, confinante
con Russia, Finlandia e Svezia, la Norvegia presenta numerose analogie
con gli altri paesi nordeuropei: consolidato sistema democratico,
welfare efficiente, tasso di disoccupazione inferiore al 4%, propensione
alla ricerca e all’innovazione, trasparenza dell’amministrazione
pubblica, valorizzazione delle risorse naturali. A distinguerla però dai
suoi vicini sono il forte sviluppo dall’attività petrolifera, e il
ridotto ruolo dello Stato nell’economia. Quest’ultimo tuttavia mantiene
delle partecipazioni maggioritarie in Statoil, la compagnia petrolifera
statale norvegese, Norsk Hydro (petrolio e gas), Den Norske Bank, (Banca
centrale Norvegese) e Telenor (telecomunicazioni).
Terzo esportatore mondiale, dopo Arabia Saudita e Federazione Russa, e
primo produttore europeo di petrolio e gas naturale – con un conseguente
sviluppo di tutti i servizi connessi – la Norvegia possiede anche numerose
risorse boschive e di energia idroelettrica che hanno facilitato il
potenziamento dell’industria di lavorazione. Un terzo dell’energia
idroelettrica viene utilizzato per la produzione di prodotti chimici (in
special modo fertilizzanti, vernici e detergenti), petrolchimici e minerali,
carta e cellulosa. In aggiunta a ciò, la Norvegia è tra i più importanti
fornitori mondiali di alluminio, magnesio, leghe ferrose e nitrati.
Lo sviluppo industriale è stato accompagnato dall’attenzione alla
salvaguardia dell’ambiente e al mantenimento del patrimonio forestale
attraverso l’introduzione delle cosiddette “tasse verdi”, che sono andate a
finanziare gli interventi di depurazione e ripulitura. Grazie a tali imposte
nell’ultimo decennio l’emissione di sostanze pericolose è diminuita del 90%,
mentre quella dei gas dovuti all’effetto serra è calata di circa il 10%. In
Norvegia inoltre, a partire dalla grande crisi petrolifera del 1973, si sono
sviluppate nuove forme di energia rinnovabile, come l'energia ricavata dalle
onde marine, l'energia eolica, le pompe di calore e nuove forme di
bioenergia, come i diversi tipi di biomassa per la produzione di calore e
combustibili biologici (bioetanolo e biodiesel). Quando si parla di questo
paese scandinavo è inevitabile parlare di un’altra importante risorsa: la
pesca. L’industria ittica costituisce infatti l’asse portante dell’economia
degli abitanti della costa norvegese. Pesca, acquicoltura e trasformazione
del pesce danno lavoro a più di 30 000 persone. Il valore annuo delle
esportazioni di pesce e prodotti ittici derivati si aggira intorno ai 30
miliardi di corone norvegesi.
Commercio estero
Gli indicatori di commercio estero relativi agli ultimi anni confermano
il carattere aperto dell’economia norvegese. Dal 1998 al 2006, il valore
complessivo del commercio estero (beni e servizi) è salito da 812 miliardi
di corone (circa 100,8 miliardi di euro) a 1606 miliardi di corone (circa
199,5 miliardi di euro), con la seguente ripartizione: esportazioni = 998
miliardi (ca.124 miliardi di euro), importazioni = 608 miliardi (ca. 75,5
miliardi di euro). Il peso del commercio estero sul PIL, nel 2006, è stato
del 46,4%. Per quanto riguarda invece gli investimenti esteri diretti, i
principali Paesi investitori sono la Svezia e gli USA, seguiti dal Regno
Unito, dalla Danimarca, dall’Olanda e dalla Francia: i settori preferenziali
sono ovviamente quello petrolifero e quello finanziario.
L’Italia rappresenta il decimo più grande mercato di esportazione
della Norvegia ed il nono mercato più importante per l’importazione. La
Norvegia fornisce all’Italia soprattutto materie prime e semilavorati mentre
l’Italia esporta in Norvegia macchine e prodotti lavorati come vestiario e
mobili. Costante e in ascesa la vendita da parte dell'Italia di autoveicoli
e vini da tavola. Gli investimenti italiani in Norvegia sono limitati e si
concentrano principalmente nei settori della produzione ed esplorazione
petrolifera. La più grande azienda a capitale italiano operante oggi nel
paese, è per l’appunto ENI Norge. Va citata l’importante acquisizione, nel
2002, da parte dell’ENI, della filiale norvegese di un gruppo finlandese, la
Fortum Petroleum: attraverso questa operazione l’impresa italiana ha
rafforzato la sua posizione sulla piattaforma continentale norvegese (+40%
di capacità estrattiva) nello sfruttamento delle risorse gasifere e
petrolifere.
Nel ramo degli idrocarburi operano anche la filiale norvegese della Saipem
ed altre due società dello stesso gruppo: la Sonsub e la Moss Maritime. Due
sono le compagnie di proprietà italiana che producono in loco: la Becromal
(prodotti elettromeccanici) e la Rescon Mapei (prodotti chimici per
l’edilizia). Nel corso degli ultimi anni hanno poi fatto il loro ingresso
nel paese Indesit e Merloni (elettrodomestici), iGuzzini (illuminazione
domestica e stradale) e Ansaldo Breda (trasporti). Anche aziende quali
Luxottica e Urmet sono presenti sul mercato norvegese.
Analisi politica
L’attuale governo, guidato dal capo del partito
laburista Stoltenberg, è in carica dall’ottobre del 2005, ed è il
frutto dell’alleanza di quest’ultimo con i socialisti di sinistra e
i centristi. Si deve parlare quindi di una coalizione “rosso-verde”,
che riunisce i due partiti del tradizionale “blocco Socialista” ad
una formazione - quella di centro - che trae le proprie origini dal
partito agrario e rappresenta gli interessi rurali e delle zone
periferiche del paese.
Il nuovo governo è succeduto all’esecutivo guidato dal
democratico-cristiano Bondevik, a cui partecipavano anche
conservatori e liberali.
Era dal 1945 che il partito laburista non formava una coalizione con
altri partiti; inoltre si tratta della prima volta che il partito
socialista di sinistra ottiene incarichi ministeriali ed esce da un
ruolo di opposizione per andare ad assumere responsabilità
decisionali. Infine non era mai accaduto che il partito di centro
avesse partecipato ad una coalizione di governo con forze politiche
alla sua sinistra.
Il governo per adesso tiene, anche se è difficile coniugare fra i
tre partiti le diverse impostazioni in materia di politica
economica.
Un ultimo cenno merita la questione relativa all’ingresso di Oslo
nell’UE: la Norvegia ha già detto no all’Europa per ben due volte,
tramite referendum, nel 1972 e nel 1994. I laburisti sono favorevoli
all’adesione, ma restano contrari i socialisti di sinistra ed i
centristi, che temono una perdita di autonomia decisionale e troppe
regole imposte dall’esterno. I tre partiti hanno così deciso di non
decidere, non riproponendo il dibattito ed evitando contrasti tra
loro.
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Fonti: ICE, The Economist, Ambasciata norvegese in Italia,
Mondimpresa, SBB
13-Ott-2007
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