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Qatar: una spettacolare crescita economica
Proprio come è accaduto in Norvegia ed
Emirati Arabi, il governo di Doha ha dimostrato che un management serio
dei proventi petroliferi può portare a consistenti miglioramenti
economici e sociali.
di Manlio Masnata
Uno
Stato di piccole dimensioni ma con un potenziale finanziario elevato, amico
di Occidente e mondo arabo - tanto da poter aspirare al ruolo di moderatore
per la pace in Medio Oriente - e scaltro nel legare a sé gli interessi di
Stati e società che possono aiutarlo nella sua ascesa verso benessere e
sviluppo: questo è il Qatar, un territorio che fino a pochi decenni fa
viveva soprattutto di pesca e commercio di perle.
La crescita economica negli ultimi dieci anni ha assunto carattere
praticamente costante: lo sfruttamento delle ingenti risorse energetiche, la
liberalizzazione degli scambi, la diversificazione della produzione, la
realizzazione di megaprogetti in ambito industriale, edilizio e turistico
hanno portato, negli ultimi anni, a tassi di crescita a due cifre.
L’economia del Qatar ha così più che raddoppiato le proprie dimensioni nel
corso del decennio trascorso e non mostra segnali di flessione né di
rallentamento.
Gli esperti prevedono che l’economia del Qatar continuerà a crescere almeno
fino al 2012, anche se con tassi più contenuti.
La situazione economica generale
Si tenga presente questo impressionante dato: nel 2006 il PIL del Qatar è
cresciuto del 24,2% rispetto al 2005.
Lo sfruttamento delle risorse (aumento della produzione di gas naturale e
petrolio), il contemporaneo incremento dei prezzi energetici e la
lungimirante gestione della politica economica sono i fattori che hanno
contribuito a disegnare un’economia sempre più espansiva.
E la fase di crescita è continuata anche nel 2007: nel secondo trimestre
dello scorso anno, infatti, il PIL del Qatar ha fatto registrare un
incremento del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2006.
Tali progressi sono dovuti principalmente alla crescita dei prezzi
petroliferi ma anche alla crescita dei settori non oil, come in particolare
il settore delle costruzioni, il settore finanziario e quello
manifatturiero.
Il reddito pro-capite (75900 dollari secondo stime del 2007) è tra i più
alti al mondo. Il tasso di inflazione è rimasto piuttosto basso fino al
2003, ma con il boom delle costruzioni e delle infrastrutture è inevitabile
un aumento dei prezzi, cresciuti soprattutto nel settore degli affitti
(+15%), abbigliamento e calzature (+7,9%), arredamento (+4,5%), trasporti e
comunicazioni (+3%).
Il fenomeno non è affatto da sottovalutare (12% nel 2007): indicatore
dell’allarmante situazione è il fatto che i qatarini si recano sempre con
maggiore assiduità nei vicini Emirati Arabi Uniti per procurarsi beni, anche
di prima necessità, nettamente più convenienti rispetto al mercato interno
(con un risparmio anche del 30-40%), e perciò il governo è stato costretto a
intervenire con misure antinflazionistiche.
L’andamento della bilancia commerciale è sempre stato dominato da quello
delle entrate petrolifere. Il Giappone è il principale cliente del Qatar,
forte nel 2006 di importazioni pari al 40,5% dell’export. Altri mercati di
destinazione sono la Corea del Sud (16,5%), Singapore (6,6%) e Thailandia
(4,2%).
Per quanto riguarda l’import invece, come si può notare nella tabella, è
sempre il paese del Sol Levante a fare la voce grossa, ma anche Italia e
Germania possono vantare ottimi risultati.
Come tutti i Paesi produttori di petrolio dell’area del Golfo Persico,
anche il Qatar (con riserve per 15,2 miliardi di barili, produzione di 800
mila barili al giorno) ha spostato la sua attenzione su settori non-oil come
turismo, servizi finanziari e industria chimica, in preparazione del giorno
in cui termineranno le riserve di greggio (tra circa 60 anni). Tuttavia, il
futuro del Qatar è legato al gas naturale, di cui Doha detiene il15% delle
riserve mondiali.
Al tasso attuale di produzione l’esaurimento delle sue risorse è atteso tra
300 anni.
Il gas dunque è diventato un’importante sorgente di redditi da esportazione
e finanziamento di progetti petrolchimici, e il Qatar ha siglato un gran
numero di contratti di vendita a lungo termine con numerosi paesi stranieri
(Giappone, Corea, India, Regno Unito, Italia e Spagna).
Anche la Cina, sempre alla ricerca di fonti con le quali placare la sua
sempre crescente sete di energia, si è recentemente interessata al gas
qatarino.
Questa prepotente crescita economica sta portando grandi benefici anche
sul piano delle opere pubbliche e dei servizi essenziali: ad oggi infatti
non esistono ferrovie e il trasporto pubblico si limita ad alcune linee di
autobus urbane ed extraurbane. Accanto a opere di viabilità di buon livello
si trovano strade secondarie in stato di semi abbandono.
E’ pertanto in corso un gigantesco programma di ammodernamento di quasi
tutte le infrastrutture viarie e di urbanizzazione. Anche le installazioni
portuali, che comprendono in larga parte i terminali per il trasporto del
gas liquefatto e di altri prodotti petroliferi, verranno potenziate con un
investimento di 5 miliardi di dollari per permettere l’attracco di circa
5000 navi all’anno entro il 2010.
Un altro importante progetto, che avrà ricadute per l’intera area del Golfo,
è il nuovo aeroporto di Doha che già adesso rappresenta uno dei maggiori
snodi aeroportuali per i collegamenti tra Europa e Asia. La costruzione del
nuovo aeroporto porterà la capacità annuale a 12 milioni di passeggeri
all’anno, con una spesa totale stimata in 15-20 miliardi di dollari. Qatar
Airways prevede di avere una flotta di 120 aerei nel 2015 e la capacità di
raggiungere un centinaio città in tutto il globo.
I rapporti con l’Italia
I dati assoluti di interscambio del nostro Paese con il Qatar sono da
qualche anno in forte crescita.
L’intensificarsi delle relazioni bilaterali ha prodotto un netto e costante
aumento delle esportazioni italiane in Qatar. Anche le importazioni italiane
dal Qatar sono aumentate negli ultimi anni e sono destinate crescere in
misura ancora più decisa con l’inizio delle forniture di gas naturale per
mezzo del Terminal di Rovigo.
La composizione dell’export italiano rimane quella classica dei beni
strumentali (macchinari industriali e per l’edilizia, meccanici e di
precisione) e beni di consumo (articoli di oreficeria, mobilio,
tessile-abbigliamento).
Diverse sono le aziende italiane già attive in Qatar: ricordiamo tra queste
il gruppo Danieli, Enereco, Enel Power, Fata, Fisia Italimpianti, Grandi
Lavori Fincosit, Rizzani De Eccher, Nuovo Pignone - General Electric, Saipem,
Socotherm, Swissboring, Snamprogetti, Technip, Technital Consulting,
Tecnimont, Vai Pomini.
Alla luce di tutto questo, quindi, il Qatar offre ottime possibilità di
investimento per le nostre imprese, con particolare attenzione rivolta al
settore dei grandi progetti in campo petrolifero, petrolchimico e
soprattutto del gas naturale, nonché ai progetti infrastrutturali e
immobiliari. Interessanti opportunità potrebbero venire anche dal settore
turistico.
Opportunità che le imprese di successo sapranno certamente cogliere al volo.
Analisi politica
Il Qatar ha fatto parte dei domini del Bahrein fino
al XIX secolo, quando entrò nella sfera d’influenza dell’Impero
Ottomano. Il protettorato britannico, istituito nel 1914, è durato
fino al 1971, anno della proclamazione dell’indipendenza. Da allora
il Qatar è stato governato da una monarchia ereditaria. Solo
recentemente (aprile 2003) è stata introdotta una Costituzione, che
rientra in un processo di riforme voluto dall’Emiro Hamad bin
Khalifa Al Thani. Il potere legislativo è esercitato da un consiglio
consultivo costituito da 45 membri: due terzi eletti, il resto
nominati dall'emiro. La garanzia della libertà di stampa ha
contribuito al successo della TV satellitare Al-Jazeera, molto
popolare in tutto il mondo arabo.
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Fonti: ICE, AKI Crises Today, CIA World Factbook, Camera
di Commercio di Genova
9-Feb-2008
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