Cina: la conoscenza è un fattore di successo
Ruolo internazionale, dinamiche interne e
opportunità dell’economia cinese: un’analisi multidisciplinare per
comprendere il gigante asiatico in un volume dell'Osservatorio Asia.
di
Christian Piccardo
Impossibile,
oggi, analizzare la realtà economica internazionale senza pensare al
ruolo della Cina. Con un tasso di crescita medio del 10% annuo, un tasso
di risparmio del 50% e investimenti in R&S che dal ‘99 segnano un + 20%
annuo (attualmente l’1,4% del PIL), il gigante asiatico è stato dipinto
nel contempo come minaccia mortale e grande opportunità per le aziende
occidentali: un Paese che dall’apertura di Deng Xiao Ping nel 1978 non
cessa di stupire, tra forti preoccupazioni per la stabilità mondiale e
speranze di sviluppo.
Per meglio comprendere il continente Cina,
l’Osservatorio Asia - nato nel 2004 da un rapporto di collaborazione tra
esponenti del mondo accademico e imprenditoriale - ha coordinato la
pubblicazione di “Cina: la conoscenza è un fattore di successo”: un testo
che fa della multidisciplinarità e della profonda conoscenza della realtà
locale i suoi tratti distintivi.
Le tre sezioni del libro presentano la
complessità del Paese asiatico nei rapporti internazionali (“La Cina nel
mondo”), le opportunità per le imprese italiane (“La Cina e l’Italia”), le
più interessanti dinamiche interne (“La Cina”): il tutto in un’analisi mai
scontata che mira costantemente ad abbattere la folta schiera di luoghi
comuni che spesso impediscono un corretto approccio alla realtà cinese.
«Il Bignami per coloro che vogliono intavolare rapporti con la Cina»:
Francesco Merloni ha così definito il volume, durante la presentazione a
Roma lo scorso novembre. Una pubblicazione che non rappresenta soltanto
l’esame approfondito di un Paese in continuo mutamento ma anche un’utile
strumento al servizio delle imprese italiane, come il contributo “Le norme
per l’approccio al mercato cinese” di Riccardo Rossetto (vera e propria
guida all’investimento con indicazioni riguardanti agevolazioni finanziarie,
redazione del business plan, management locale e risoluzione dei
contenziosi) e il capitolo “Difesa della proprietà industriale e tutela dei
brevetti per le aziende italiane” di Giovanni Polvani.
Ma per promuovere e sostenere con successo il
Made in Italy le success stories di imprese isolate non bastano: serve anche
un impegno preciso e costante da parte delle istituzioni. «Oggi - scrive
Marco Spinedi - il sistema economico italiano si trova nelle condizioni di
poter esportare non soltanto prodotti manifatturieri di qualità e tecnologie
industriali, ma anche servizi avanzati per le imprese»: ecco allora la
descrizione, svolta da Spinedi, del progetto di piattaforma logistica e
industriale italiana a Tianjin: un’occasione importante per superare le
difficoltà di internazionalizzazione delle nostre PMI grazie agli sviluppi
di un settore, quello della logistica, nel quale la Cina spende ogni anno il
20% del PIL. Un progetto che deve essere sostenuto dalle istituzioni e che
necessita di ingenti risorse finanziarie. E proprio sotto il profilo
finanziario, il volume segnala un’altra importante novità: il Mandarin Fund
del Gruppo Sanpaolo Imi, il primo fondo di private equity cross border fra
Italia e Cina: per «aiutare le aziende italiane a investire in Cina, e,
obiettivo ancora più innovativo, provare a convincere gli imprenditori
cinesi a investire in Italia». «Si tratta – scrive Lorenzo Stanca – di fondi
specializzati nell’investire in società candidate a processi di
internazionalizzazione, che mirano a massimizzare i rendimenti valorizzando
il potenziale di crescita delle imprese che intraprendono tali percorsi».
Un’iniziativa accolta con grande favore dalle autorità di Pechino.
Il testo “Cina: la conoscenza è un fattore di
successo” fornisce quindi importanti consigli per un corretto approccio al
mercato cinese: un mercato molto differente da quello europeo ma che svela,
talvolta, alcune affinità sorprendenti: «Basti pensare – scrive Enrico Letta
nella prefazione – al ruolo della famiglia, alla costruzione di rapporti
fiduciari di lungo periodo, alla piccola imprenditoria. […] il sistema
Italia, con i suoi distretti di piccole e medie imprese, rappresenta per
l’Impero di Mezzo un modello del “fare imprese” sul territorio e di capacità
di sviluppo locale».
Un’analisi realistica e puntuale, ma non per questo priva di speranza per il
futuro delle aziende italiane: come scrive Alberto Forchielli nel contributo
“La Cina nella globalizzazione” «L’Italia ha clamorosamente perso la sua
prima “guerra di Cina” nella competitività e nei mercati mondiali […] è
stata battuta nella produzione dei suoi caratteristici settori industriali,
quelli definiti “maturi” […] a causa soprattutto della dimensione delle
imprese: piccolo non è bello. Se c’è un aspetto per il quale siamo
riconoscibili a livello di organizzazione economica nazionale, è l’aver
organizzato il territorio in distretti economici specializzati […] Questo
modello potrebbe essere replicabile [in Cina] in quelli che sono definiti
“distretti settoriali”. […] Il nostro sistema Paese ha finora fatto per le
imprese italiane quello che poteva: poco o pochissimo. È questo il momento
di riscattarsi e aiutare le imprese a formare un network in terra di Cina.
[…] L’ora del riscatto è sia per il sistema Paese sia per l’imprenditoria in
senso generale. Se gli imprenditori italiani avranno coraggio e si faranno
largo nell’altra metà del mondo si potrà dire che in fondo la prima guerra
di Cina non è poi andata così male».
Per trasformare gli elementi di debolezza e gli errori del recente passato
in nuovi vantaggi competitivi, la conoscenza è davvero un fattore di
successo.
Cina: la conoscenza è un fattore di
successo
contributi di Valentino Blasone,
Alberto Forchielli, Katia Gruppioni, Romeo Orlandi, Giovanni Polvani,
Giorgio Prodi, Marco Ronzoni, Riccardo Rossotto, Alessandra Spalletta,
Marco Spinedi, Lorenzo Stanca, Marina Timoteo ed Eleonora Zanotti.
Prefazione di Enrico Letta
Ed. Il Mulino – Collana "Pubblicazioni Arel"
pp. 320
Anno 2007
ISBN 88-15-12065-6
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03-Gen-2008
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