Fare Lobby: come vincere il gioco delle
influenze
E’ meglio scrivere le regole del gioco
piuttosto che subirle. Con la massima trasparenza e correttezza, come
insegnano gli autori di questo libro, è vitale imparare a dialogare con
i legislatori, le autorità, i soggetti regolatori, e gli altri attori
del contesto pre-competitivo e influenzare le loro decisioni per
ottenere vantaggi competitivi nel proprio mercato.
di
Nicolò Occhipinti
“I
nuovi vantaggi competitivi dell’impresa passano non solo dalla sua
capacità di essere innovativa o più performante, ma sempre di più da
quella di adattarsi il più velocemente possibile ai contesti in cui
opera o dalla sua abilità di influenzarli”. Così introducono il tema dei
“public affairs”, ovvero degli affari verso i pubblici esterni, Alberto
Cattaneo e Paolo Zanetto nel loro ultimo libro “Fare
Lobby – Manuale di public affairs” edito da ETAS. Un
volume che illustra in modo estremamente chiaro e operativo l’insieme
dei metodi e delle strutture di cui le imprese devono dotarsi per
vincere questo gioco delle influenze.
Rispetto al passato l’impresa deve riuscire ad interagire non solo col
proprio mercato e con i suoi concorrenti, ma anche con gli attori che
definiscono le regole e influenzano i contesti sociali: istituzioni
politiche, comunità finanziaria, mass media, sindacati, gruppi di opinione,
grande pubblico, comunità internazionale, potere giudiziario e Authority.
Questi attori non rispondono alla logica prettamente economica del profitto
ma a obiettivi ora economici, ora sociali, ora di interesse generale. In
pratica, difendono un sistema di valori.
In questo contesto pre-competitivo, un macro-ambiente che gli autori
chiamano “pre-mercato”, l’impresa deve essere in grado di dialogare e agire
per difendere i propri interessi. Sempre di più l’impresa diventa attore
anche “sociale”, e il fenomeno della Corporate Social Responsibility
ne è una testimonianza.
Al marketing mix l’impresa deve allora affiancare il “public affair mix”,
una serie di attività volte ad influenzare i propri pubblici del pre-mercato:
il lobbying e le relazioni istituzionali, la political intelligence, le
media relations, le relazioni sindacali, il marketing relazionale, la
comunicazione istituzionale, la business diplomacy, gli affari legali e
regolatori.
In realtà queste attività sono normalmente già presenti nelle funzioni
aziendali tipiche dell’impresa moderna. Ma la visione offerta dagli autori
traccia un’evoluzione per certi versi dirompente, se guardiamo agli aspetti
organizzativi: i public affairs per essere efficaci oggi devono essere
gestiti in termini olistici. Solo gestendo in modo coordinato e sinergico
tutte le leve del public affari mix, analogamente a quanto si fa col
marketing mix, si possono ottenere i risultati sperati.
Partendo dall’analisi dello scenario del pre-mercato, nel volume vengono
forniti gli elementi fondamentali per interpretare l’ambiente esterno, il
ruolo degli attori esterni rispetto alle variabili macroambientali, il
settore competitivo dell’impresa e per disegnare la mappa delle influenze:
il terreno sul quale l’impresa, dotandosi di un’appropriata struttura
organizzativa e delle necessarie competenze per gestire i public affairs,
può competere per vincere il gioco delle influenze.
Nel descrivere i diversi strumenti del public affair mix, ricorrendo a
numerosi casi concreti, gli autori si soffermano giustamente sulle
differenze delle attività di lobbying in Italia e negli altri paesi, specie
quelli anglosassoni. “L’attività di lobbying è un autentico fondamento della
democrazia americana. Si tratta in effetti di un diritto esplicitamente
tutelato dalla Costituzione”, affermano Cattaneo e Zanetto, facendo notare
che in Italia è invece molto difficile parlare di lobbying per le valenze
prevalentemente negative che il termine si porta appresso. Il lobbista,
portatore di interessi particolari e personali, nel nostro paese viene
identificato come un agente di disturbo per un sistema, quello democratico,
che mira all’interesse pubblico. “Fino a dieci anni fa, infatti, più che il
lobbista esisteva la figura del ‘faccendiere’ che prendeva sottobraccio il
deputato o il ministro per inserire qualche comma amico in una legge o
decreto prossimo”. Insomma, nell’assenza di trasparenza, soprattutto negli
anni della Prima Repubblica, le attività lobbistiche in Italia spesso
sfociavano nell’illegalità.
Basta pensare che solo recentemente, nel mese di ottobre del 2007, è stato
approvato dal Consiglio dei Ministri un
disegno di
legge sul lobbying volto a regolamentare nel nostro paese l’attività di
rappresentanza di interessi particolari, non essendovi mai stata finora in
Italia una regolamentazione organica e coerente da parte del legislatore. Un
primo passo per dare il giusto riconoscimento a chi opera in questo campo
con professionalità, nel rispetto dell’etica e della trasparenza.
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Fare lobby
Manuale di public affairs
di Alberto Cattaneo e Paolo
Zanetti
Ed. ETAS
pp. XII+276
Anno 2007
ISBN 9788845311192
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05-Gen-2008
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