Organizzazioni sull’orlo del caos
Instabilità, non-equilibrio,
irreversibilità, caos e disordine: sono le parole chiave della teoria
della complessità. Nel loro ultimo libro, De Toni e Comello ci spiegano
come applicare i principi di questa teoria alla gestione di un’azienda.
di
Nicolò Occhipinti
Chi non ha provato un senso di smarrimento e di confusione dinanzi
all’evolvere dei fenomeni sociali ed economici che caratterizzano la
nostra era? Basta pensare ai repentini e profondi cambiamenti nei modi
di comunicare, di lavorare, di organizzare e gestire le risorse che
abbiamo potuto sperimentare nel corso degli ultimi anni.
Tutto è sempre più difficile da definire e comprendere, non riusciamo a
prevedere l’evoluzione dell’ambiente che ci circonda e ci sfugge il
senso complessivo delle cose.
Tutto, cioè, ci appare sempre più “complicato”. Ed è proprio questo il
nodo della questione: parlare di “complicatezza” anziché di
“complessità” implica un approccio che è tipico della scienza classica
newtoniana, un approccio di tipo analitico, che cerca di spiegare nei
dettagli il perché dei fenomeni, e che in molti casi risulta arduo da
perseguire. Bisogna ragionare allora in termini di sintesi, o di sistema,
guardando il problema dall’alto.
Ci viene allora in aiuto la teoria della complessità, descritta con
esemplare chiarezza nell’ultimo libro di Alberto De Toni e Luca Comello
“Viaggio nella complessità”, edito da Marsilio.
Gli autori ci spiegano che grazie al contributo di diverse discipline è
stato possibile individuare sette principi alla base della teoria della
complessità: l’auto-organizzazione, l’orlo del caos, il principio
ologrammatico, l’impossibilità della previsione, il potere delle connessioni,
la causalità circolare e l’apprendimento try&learn.
Da questi principi possone essere derivate delle linee guida per
gestire efficacemente le organizzazioni complesse e altri sette principi
per il management della complessità che potranno essere declinate in
azioni manageriali.
Il principio dell’auto-organizzazione, ad esempio, si riferisce
alla comparsa spontanea di nuove strutture e forme di comportamento dal
basso verso l’alto e non più top-down che, pur in assenza di un leader,
danno luogo a un comportamento coerente. Compito del manager è adesso quello
di sostenere la nascita di reti interne ed esterne allo scopo di favorire
l’emergenza dell’intelligenza distribuita.
Un altro principio è quello della disorganizzazione creativa,
elogio della discontinuità all’orlo del caos. “L’equilibrio statico si trova
solo nelle cose morte”, affermano gli autori. Bisogna saper distruggere per
poter creare. Imprenditori e manager sono chiamati ad agire continuamente
sulla leva della capacità creativa e a creare discontinuità col passato, al
fine di generare nuove realtà attraverso la distruzione creativa, in un
processo che assume caratteristiche di circolarità autorinforzante.
La condivisione è il principio che, quando applicato, consente di
procedere in un percorso di miglioramento continuo verso l’eccellenza
operativa. Condividere valori e obiettivi, costruire uno spirito comune, il
credere e lottare insieme, sono elementi decisivi per il successo delle
organizzazioni. E il management deve sviluppare una grande capacità
relazionale per riuscire a far convergere tutte le parti dell’organizzazione.
Per gestire l’inaspettato, è sempre più necessario dare adeguate risposte
ai segnali deboli. E’ il principio della flessibilità strategica. Non
è più sufficiente analizzare i mercati prevalenti a monte e a valle
dell’organizzazione, ma bisogna sapere anche cogliere i segnali deboli
provenienti dai mercati marginali attraverso un sistema di monitoraggio e
una rete relazionale di presidio. E’ importante che le organizzazioni si
mantengano flessibili, in modo da potersi subito adattare ai mutamenti
dell’ambiente esterno, accettando che la direzione verso cui andare si
definisce solo nel momento in cui se ne presentano le condizioni.
Il quinto principio, chiamato network organization, riguarda
l’apertura delle organizzazioni verso l’ambiente esterno. Per gestire in
modo flessibile e creativo la complessità, il modello fordista di impresa
all inclusive mal si adatta alle nuove necessità. Le organizzazioni hanno
cominciato a passare da una cultura del possesso a una cultura del presidio
della catena del valore, facendo ampio uso dell’outsourcing e delle
collaborazioni. L’organizzazione diventa sempre più aperta, consapevole che
è necessario convogliare conoscenza e capacità spesso dispersa in nodi molto
lontani fra loro.
“Non esistono organizzazioni stabili: sono in sviluppo o in declino”,
scrivono De Toni e Comello riguardo al sesto principio, quello dei
circoli virtuosi. E quello decisivo che le organizzazioni sono chiamate
a innescare è dato dall’alternanza di sviluppo e innovazione: lo sviluppo
genera innovazione e, a sua volta, l’innovazione genera sviluppo. Anche le
persone che lavorano all’interno dell’organizzazione sono motivate a creare
e innovare se trovano opportunità di avanzamenti professionali ed economici
e un percorso di continuo sviluppo.
E’ importante, infine, concepire le organizzazioni come learning
organization, sistemi che apprendono se riescono a convertire la
conoscenza implicita in esplicita. Ma questo significa anche essere capaci
di disapprendere, cioè dimenticare i modelli classici e ormai superati per
cercarne di nuovi, e introdurre la cultura della tolleranza dell’errore. Il
concetto di fondo è che ogni esperienza, sia essa un successo o un
fallimento, è sempre un’opportunità per imparare.
Il fatto curioso, spiegano gli autori, è che a queste conclusioni erano
già arrivati tempo fa i cinesi secondo un percorso filosofico, anziché
scientifico come quello seguito per i sette principi della teoria della
complessita. Il pensiero dominante cinese, al contrario di quello dominante
europeo, è sempre stato intriso di complessità. E l’approccio cinese, di
tipo sistemico, si incontra infine con il pensiero occidentale, se orientato
appunto alla gestione della complessità.
Viaggio nella complessità
di Alberto F. De Toni, Luca
Comello
Ed. Marsilio
pp. 112
Anno 2007
ISBN 978-8831793582
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25-Mag-2008
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