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La videoconferenza: uno strumento per accrescere
la competitività delle aziende
Un servizio dalle innumerevoli potenzialità
ma ancora poco adottato dalle aziende italiane. Quali vantaggi competitivi
può fornire? Quali sono i principali ostacoli alla diffusione in Italia?
Qual è l'attuale stato della tecnologia?
di
Michele Dario De Canio
L’evoluzione tecnologica nella sua impetuosità spesso richiede del
tempo prima che se ne possano apprezzare a fondo tutte le opportunità che
mette via via a disposizione.
Un caso emblematico è rappresentato dalla videoconferenza: la possibilità
di connettere tra loro più soggetti attraverso collegamenti audio-visivi
in tempo reale. E’ un servizio dalle innumerevoli potenzialità che,
tuttavia, non è ancora molto diffuso tra le aziende italiane. Alla base di
questo fenomeno vi è sicuramente il non voler rinunciare alla cultura
dell’incontro diretto e la percezione diffusa che la videoconferenza sia
qualcosa di farraginoso, complicato, oltre che costoso.
In effetti fino a qualche anno fa il servizio non era proprio dei più
accessibili e semplici da utilizzare:
-
era molto costoso, sia perché lo erano i
dispositivi, sia perché occorreva utilizzare linee riservate allo scopo,
generalmente ISDN;
-
richiedeva ai partecipanti di interrompere le
attività correnti per recarsi nelle conference room;
-
necessitava di set-up lunghi e complessi:
occorreva contattare preventivamente gli altri interlocutori, riservarsi
la banda necessaria per i collegamenti e accordarsi sui protocolli di
comunicazione.
Lo scenario tuttavia è profondamente cambiato e la videoconferenza è ora
alla portata anche delle aziende più piccole. La diffusione di internet, di
accessi a larga banda e l’affermarsi di standard internazionali hanno
comportato una drastica riduzione dei costi sia dei dispositivi, sia delle
connessioni. Inoltre, la semplicità d’utilizzo e la possibilità di
condividere schermate del PC o file di lavoro, permettono di effettuare
anche desktop-conference, cioè videoconferenze dalla propria postazione di
lavoro, in aggiunta alle tradizionali room-conference.
I servizi di videoconferenza consentono di accrescere l’efficienza di
tutte le attività aziendali che richiedono spostamento di personale: corsi
di formazione, progetti che coinvolgono soggetti localizzati in sedi
diverse, meeting, selezione di personale, contatti con i clienti,
collaborazioni esterne, ecc. Gli spostamenti di personale, infatti,
rappresentano un grande problema per le aziende, capace di minarne
profondamente la competitività. Non comportano solo gli elevati costi legati
al viaggio, al vitto e all’alloggiamento, ma anche i lunghi tempi morti
dovuti al viaggio, all’adattamento, e i grandi disagi legati al non poter
operare dal proprio ufficio.
In prospettiva questi inconvenienti sono destinati a crescere man mano
che aumenta il bisogno di creare sinergie e di reagire prontamente alle
sfide di un mercato sempre più esigente e complesso.
E’ evidente che il successo della videoconferenza è proporzionale alla
sua capacità di dare agli utenti l’illusione di trovarsi l’uno vicino
all’altro, al punto che essi possano concentrarsi unicamente sul proprio
lavoro, senza essere distratti dalla tecnologia che li mette in
comunicazione. Questo obiettivo può essere raggiunto però solo se sono
soddisfatti alcuni requisiti.
Innanzitutto occorre che la qualità percepita dell’audio e del video
siano adeguate: l’audio deve essere chiaro, senza ritardi o echi; il video
deve avere una buona risoluzione e una dimensione appropriata, senza
sfarfallii o immagini che si susseguono a scatti. Per ottenere questi
risultati è evidente che non è sufficiente utilizzare solo impianti video e
audio di buona qualità.
Generalmente il limite maggiore è rappresentata dalla banda di cui si
dispone per i collegamenti. In effetti, se si escludono i casi di reti
proprietarie, in cui generalmente sono implementati meccanismi di controllo
della qualità del servizio, un flusso di pacchetti (siano essi dati
piuttosto che informazioni audio o video) attraversa internet secondo una
logica di best effort, per cui a seconda dello stato di congestione della
rete si possono avere perdite o ritardi nella trasmissione. In linea di
massima la perdita di pacchetti, se non è molto accentuata, è un fenomeno
tollerabile nella videoconferenza, viceversa i ritardi di trasmissione
possono pregiudicare fortemente la qualità, traducendosi in fastidiosi
ritardi o in disallineamenti tra il canale video e quello audio.
Un modo per minimizzare i problemi legati alla scarsità di banda disponibile
è quella di fare ricorso a codifiche di compressione audio e video,
realizzata tramite opportuni codec. In tal modo uno stream video generato
con una risoluzione di 352x288 pixel a 15-20 frame/s, utilizzando la
codifica H.261 può occupare fino a 700 kbit/s, che si riducono a circa 100
kbit/s nel caso di codifica H.264; allo stesso modo uno stream audio,che
invece occupa normalmente 64 kbit/s, si riduce a 16 kbit/s, usando una
codifica G.728.
Un altro requisito fondamentale è quello della flessibilità, cioè la
capacità del sistema di:
-
interoperare con altri sistemi di
videoconferenza;
-
utilizzare differenti tipi di rete (a
pacchetti, a circuiti, ecc.);
-
servire un grande numero di partecipanti
contemporaneamente;
-
consentire la condivisione di applicazioni e
di documenti. Questo requisito in realtà si traduce nella necessità di
essere conformi a standard internazionali.
Attualmente quelli più diffusi sono:
-
l’H.32x messo a punto dall’ITU, nelle sue
diverse varianti, di cui l’H.323, rivolto a reti IP, è il più interessante
(l’H.320 è stato sviluppato per linee ISDN, l’ H.324 per le tradizionali
linee analogiche);
-
il SIP (Session Initiation Protocol) dell’IETF,
meno diffuso del primo, ma molto promettente.
Questi standard si occupano di:
- Interoperabilità fra tecnologie diverse
- Codec audio e video
- Management e Accounting
- Sicurezza
- Servizi supplementari
Purtroppo i due standard non sono compatibili tra loro, per cui a meno
che non ci si doti di apparati multi-standard, non è possibile far dialogare
direttamente terminali H.323 con terminali SIP.
Nei riquadri successivi se ne riportano maggiori dettagli.
Concludendo si può sostenere che sono maturi i tempi per utilizzare la
videoconferenza come strumento per ottimizzare i tempi e i costi di molte
attività aziendali. Senza spingersi da subito su nuove forme di
organizzazione basate su un impiego diffuso del telelavoro, oggi la
videoconferenza trova la sua applicazione più efficace nel ridurre gli
inconvenienti legati allo spostamento del personale. I limiti sulla sua
applicabilità derivano fondamentalmente dalla difficoltà di gestire la
qualità del servizio su internet e dall’assenza ancora di uno standard
internazionale predominante.
H.323
Si tratta di raccomandazioni ITU-T per implementare conferenze
audio video e dati su reti a pacchetto.
In una sistema H.323 sono generalmente presenti gli elementi
descritti di seguito.
Il Gatekeeper si occupa di:
- address translation: per esempio fa la traslazione da numeri di
telefono a indirizzi IP.
- access control degli endpoint e bandwidth management;
- instradare le chiamate originate o destinate a terminali nella
zona, conservando le informazioni di accounting.
- Tutti gli end-point (terminali, gateway e MCU) che si registrano
ad un gatekeeper identificano una zona. Generalmente quando si hanno
più zone, è presente un Gatekeeper Master a cui i Gatekeeper di zona
fanno riferimento.
Il Gateway permette di interconnettere terminali situati in
differenti tipi di reti: ISDN (H.320), POTS (H.324), ecc., occupandosi
della conversione dei formati dei dati, della segnalazione di
controllo, dei codec audio/video e della gestione del setup e della
terminazione delle connessioni.
L’ MCU (Multipoint Controller Unit) consente a tre o più
punti di comunicare. Ogni terminale comunica in modo punto-punto con
l’MCU, che esegue il mix dei segnali audio e video verso ogni
terminale.
I Terminali possono essere PC multimediali che eseguono
applicativi H.323 oppure dispositivi stand alone tipo set top box.
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SIP
Il Session Initiation Protocol è un protocollo per
comunicazioni di tipo multimediale, sviluppato da IETF, standard
RFC3261, con l’obiettivo di essere semplice e scalabile. Per certi
aspetti è molto simile all’HTTP e analogamente a questo individua i
partecipanti utilizzando l’Uniform Resource Identifier.
L’architettura prevede la presenza di due tipi di componenti:
- gli User Agent, che rappresentano gli end-point;
- i Network Server, che può essere dei seguenti tipi:
- proxy server, che svolge la funzione di instradamento, mettendo in
contatto gli end-point.
- registrar server, che si occupa di accettare le registrazione
all’interno di un dominio.
-redirect server, che restituisce la locazione corrente di un User
Agent o informazioni sui next hop.
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