LinkedIn: generare business con un link
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Nella pianificazione di una buona strategia di marketing, lei crede che
oggi sia possibile tenere conto di una rete di questo genere, o i tempi
non sono ancora maturi ed è più prudente ricorrere ai mezzi tradizionali?
C.C. LinkedIn è un servizio commerciale ormai
rodato e conosciuto come anche Ecademy, OpenBC etc., la pianificazione su
questi social network di una campagna secondo i diversi target è sicuramente
possibile anche se l’utilizzo di questi sistemi in campo marketing
risulterebbe a tutt’oggi una pratica dal sapore esoterico e comunque non
convenzionale per cui non credo, che quantomeno nel breve periodo, possano
essere proposti ad un cliente in maniera diretta.
Ciò ovviamente non ne esclude l’utilizzo, in piena trasparenza, da parte dei
Marketing Manager.
F.D’A. Andrebbe valutato caso per caso, e la mia sensazione è che
nella grande maggioranza delle situazioni LinkedIn offra una comunità troppo
eterogenea e dispersa per rappresentare un target omogeneo. I casi in cui
può essere più utile sono ancora quelli del One To One o One to Few, dove
cioè target e messaggio sono molto specifici.
F.I. Manterrei i sistemi tradizionali, utilizzando anche i
feedback che possono provenire da LinkedIn.
Crede che un simile modello possa essere esteso con successo anche
all’interno della struttura dell’impresa stessa? Per esempio nella gestione
delle risorse umane. O si discosta troppo dal modello gerarchico
tradizionale?
C.C. Credo ancora sia abbastanza prematuro parlare
di un modello, LinkedIn è un insieme di tool dalle indubbie prerogative
basato su una teoria, quella dei sei gradi - l’arcinoto Small World
Phenomenon di Milgram - abbastanza innovativa, affascinante ma ancora non
del tutto dimostrata ed esplorata nella sua efficacia.
F.D’A. Com’e’ impostato oggi LinkedIn si basa troppo
sull’autocertificazione per poter diventare uno strumento per l’HR, con le
caratteristiche di neutralità e obiettività che un tool aziendale richiede.
Forse potrebbe essere utile all’interno di comunità omogenee, per facilitare
rapporti Peer-to-Peer, intendendo ad esempio la comunità dei tecnici e degli
specialisti che nelle Corporation può essere geograficamente molto dispersa.
Per questa tipologia di applicazione spesso si scontrerebbe con altri
strumenti già adottati, quali i siti di collaborazione e i repository
condivisi, per scalzare i quali dovrebbe dimostrare un valore superiore.
F.I. Direi che le strutture che possono più beneficiare di uno
strumento come LinkedIn sono specialmente i reparti HR, così come i
professionisti che l’HR gestisce. All’interno delle grandi aziende italiane
però, dove LinkedIn potrebbe avere più senso in quanto ci si conosce meno,
l’HR al momento ha altre priorità. In Nord Europa dove le strutture di HR
sono esterne alle aziende ed in genere in outsourcing, lo strumento è molto
usato. Io stesso in Norvegia mi affidavo a manager di strutture esterne a
Telenor che usavano strumenti come LinkedIn per contattare professionisti.
Quali sono i casi di successo vantati da LinkedIn?
C.C. Essendo a mia volta tra i 13 testimonial
scelti da LinkedIn in tutto il mondo come casi di successo, posso
tranquillamente affermare che questo mezzo, se usato nella giusta maniera, è
in grado di evidenziare opportunità esistenti come anche generarle. Il
successo che può portare è direttamente proporzionale alla sensibilità,
all’intuizione ed alla consapevolezza di chi lo usa.
F.D’A. Essendo una rete di professionisti per professionisti il
primo criterio di successo dovrebbe essere la creazione di nuove opportunità
di business, vuoi come nuovo lavoro, che come erogazione di servizi o avvii
di nuove consulenze.
La mia visibiltà è limitata alla mia esperienza personale e di amici "linkedinati",
ma la sensazione è che i successi, come sopra definiti, avvengano e
alimentino un circuito virtuoso: gli Head Hunter utilizzano LinkedIn per le
loro ricerche, e questo spinge nuovi professionisti ad aderire, offendo
nuove professionalità a che ne fa ricerca e cosi’ via.
La mia esperienza diretta è che quanto più si riesce a essere specifici
nella descrizione delle proprie capacità ed esperienze, tanto più l’offerta
di nuove opportunità aumenta, e possiede contenuti appropriati.
Un’altra operazione di successo è come diversi editori usino Linkedin come
sorgente di contatti per le loro proposte; ad esempio nel mondo Sun
Microsystems, System News è un customizable magazine on line, la cui
promozione avviene anche attraverso i link; l’editor, presente su Linkedin
ne conta un paio di migliaia, che rappresentano un target specifico
estremamente mirato.
F.I. Sicuramente quello che apprezzo di più all’interno di
LinkedIn sono i gruppi di interesse, manager che hanno qualcosa in comune
che si raggruppano ulteriormente. Personalmente sto aggregando manager su
interessi per i paesi in via di sviluppo, e’ più facile decidere azioni su
obiettivi comuni.
Il mercato del lavoro italiano è oggi una realtà fortemente organizzata
in corporazioni, e spesso legata all’appartenenza ad ordini professionali
piuttosto datati. Oggi, un manager italiano che vanti la propria autorevole
presenza sul circuito Linkedin, crede possa godere di un valore aggiunto
nell’accreditarsi presso un’azienda?
C.C. Potrebbe accadere prima o poi… perché no.
F.D’A. Sinceramente non credo che sia un elemento di forte
differenziazione, tutt’al più l’indice di un’attenzione e una sensibilità ai
trend della rete.
Certo una presenza su Linkedin connotata da una forte rete di relazioni e da
una serie di endorsement può dare una ulteriore conferma a un giudizio
positivo, mettendo a disposizione referenze volontarie che aiutano a
delineare meglio le esperienze e le capacità del candidato.
F.I. Dipende se l’azienda cerca un professionista per sposarlo e
crescere insieme condividendone le idee e sostenendole, oppure se l’azienda
deve esclusivamente riempire uno slot nella struttura.
Per risponderle alla domanda, per i manager che aspirano a posizioni
direzionali, che si rivolgono ad aziende attente ai profili a tutto tondo,
sicuramente si.
19-Mar-06
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