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Globalizzazione Atto II: il Vecchio Continente resiste
Edizione 2006 dell’indagine Ernst & Young sull’Attrattività dell’Europa.
Qualche investimento in più per l’Italia, ma criticità non risolte
Al centro dell’indagine 2006, le risposte alle seguenti domande: l’India sarà il prossimo Eldorado? Quando l’economia russa terminerà il suo periodo di transizione? Stiamo assistendo a una rinascita del modello Giapponese? A che ritmo l’Europa sarà in grado d’integrare le riforme necessarie a mantenere il suo posto tra le maggiori economie mondiali? Qual è la situazione dell’Italia? Quali le sue prospettive?
Ernst & Young analizza lo scenario da due angolazioni: gli investimenti e i progetti d’espansione degli investitori stranieri in Europa nel 2005 (utilizzando la base dati dell’European Investment Monitor – EIM), confrontandoli con la percezione di 1019 investitori stranieri sull’attrattività presente e futura dell’Europa, i suoi punti di forza e le sue debolezze.
IMMAGINE DEI PAESI
• La percezione dei decisori internazionali segna nel 2006 una preferenza per le aree tradizionalmente a basso rischio.
Tale tendenza spiega il buon posizionamento dell’Europa di quest’anno. Gli investitori, sempre interessati alla possibilità di ridurre i costi riscontrabile nei mercati emergenti, sono attratti dalle opportunità presenti in Europa centro-orientale come alternativa alla Cina. Esaminando le strategie di localizzazione in funzione del tipo di attività:
- la Cina è in testa alla classifica per gli investimenti in unità produttive
- l’India, a fronte di un ridotto livello d’interesse, continua ad essere la destinazione preferita per i call centre (14%)
- Le operazioni dei centri decisionali sono previste principalmente negli USA (20%) e in Europa occidentale (in particolare, il 16% delle preferenze è andato alla Germania, mentre il 10% al Regno Unito)
- Stati Uniti (21%) e Germania (21%) sono la prima scelta per i centri di Ricerca e Sviluppo
LA REALTA’ DEGLI INVESTIMENTI
• Numero record di progetti stranieri d’investimento in Europa.
L’Europa ha registrato 3.066 annunci di progetto nel 2005, con un incremento del 6% rispetto al 2004 (2.885 progetti). Il Regno Unito continua ad essere il primo luogo d’investimento con il 18,2% del mercato, seguito dalla Francia con il 17,5%.
Tali progetti d’investimento riguardano principalmente nuovi impianti (71%), a fronte di un livello significativamente più basso per i progetti di espansione di attività esistenti (29%).
• Tuttavia, la survey 2006 mostra un calo del 13.5% in termini di posti di lavoro generati dagli investimenti stranieri (nel 2005 sono stati identificati 197.000 nuovi occupati a fronte dei 227.000 del 2004): si spiega particolarmente attraverso la riduzione del numero di posti di lavoro creati da ciascun progetto (nel 2004 la media fu di 113 per progetto rispetto ai 95 del 2005).
L’Europa centrale e dell’Est svettano per posti creati nel 2005. In questo contesto, la Polonia arriva nettamente in testa alla classifica con 37.745 posti generati da investimenti internazionali.
• Gli Stati Uniti restano il Paese che investe maggiormente in Europa. Gli investimenti “intra-Europei” dominano, tuttavia, lo scenario, con il contributo più alto da Germania e Regno Unito. Negli ultimi 5 anni, gli investimenti “intra-Europei” non hanno cessato di crescere, passando dal 42,9% del 2000 al 53,8% del 2005. A confronto, gli investimenti in Europa dagli Stati Uniti nello stesso periodo sono diminuiti dal 41% al 26.5%.
LE SFIDE PER L’EUROPA:
• La maggior parte dei Paesi europei mostrano una differenza fra l’immagine veicolata agli investitori e la realtà in termini di flusso d’investimento. La Germania, ad esempio, è in testa per immagine presso gli investitori, ma al terzo posto per i livelli reali d’investimento. Lo schema è analogo per Polonia e Repubblica Ceca. La sfida per queste nazioni è la trasformazione della loro immagine superiore in concreti progetti d’investimento.
Al contrario, Regno Unito e Francia, al primo e secondo posto sul podio europeo degli investimenti ricevuti nel 2005, risentono di un deficit d’immagine piazzandosi rispettivamente in terza e quinta posizione nella visione dei decision maker internazionali. Questi Stati rischiano, alla lunga, di perdere terreno nei confronti delle nazioni concorrenti, con un conseguente calo della quota di mercato degli investimenti reali.
• Gli investitori confidano nelle riforme europee: aumento della flessibilità, semplificazione normativa e regolamentare, crescita dell’innovazione.
Il 57% dei decisori sono convinti che il miglioramento dell’Europa in termini d’attrattività possa essere ottenuto solo attraverso riforme radicali ed importanti.
Credono altresì che l’Europa possa diventare più attraente per gli investitori grazie anche a una maggiore sensibilità nei programmi educativi di base verso le questioni economiche (36%) e ad un focus più forte delle politiche europee sullo sviluppo sostenibile (30%).
13.6.2006
Enrico
Ratto
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