Il B2B ha bisogno di una star strategy?
di
Enrico Ratto
Quali sono le nuove strade della comunicazione
Business to Business? La conquista emozionale del proprio target è ancora
un obiettivo esclusivo della comunicazione Consumer?
Le dinamiche con cui oggi nascono, crescono e si sviluppano i nuovi
prodotti offerti alle aziende, inducono l'agenzia pubblicitaria B2B a
considerare come proprio target non più l'azienda, bensì il manager. Non
più il manager, ma l'uomo, il suo status, le sue emozioni...
Un’agenzia riceve un incarico per la
pianificazione di una campagna tipicamente B2B. Gli elementi del briefing
sono chiari: si tratta di prodotti business, c’è un numero ben definito di
potenziali clienti aziendali, il prezzo di vendita è medio - alto,
l’azienda propone una campagna che intervenga esclusivamente sul prodotto,
non sul brand.
Come si comporta l’agenzia? Quale è il confine
tra Business to Business e Business to Consumer? Innanzitutto, il
target deve essere valutato sia sotto il profilo quantitativo sia
qualitativo. Un target che contempli aziende dal fatturato sopra il
milione di Euro, infatti, non può essere considerato un target
esclusivamente B2B.
Secondo i dati di un’indagine Istat del 2002, in
Italia sono circa 80 mila le aziende (74.000 le aziende dai 20 ai 250
dipendenti), nel solo settore dei servizi, con fatturato superiore al
milione di Euro. Se si considerano almeno tre uomini dotati di potere
decisionale, o per lo meno consultivo, all’interno di ognuna di queste
aziende, si arriva ad un target di circa 240 mila persone. La campagna B2B
a questo punto presenta dei grossi costi generali e, soprattutto, dei
costi per contatto elevatissimi (un’azione di Direct Marketing può far
salire il costo per contatto fino a 0,50€).
E’ necessario quindi che l’agenzia rinunci ai dogmi del B2B e prenda in
considerazione il B2C nella sua forma più classica: l’advertising.
L’agenzia, quindi, pianificherà una campagna
orientata su veicoli tipicamente consumer: la stampa, radio e web (il più
B2B dei Consumer). A questo punto starà all’agenzia suddividere il budget
in base a considerazioni che non sbilancino troppo il baricentro verso una
campagna tipicamente Consumer.
Come potrà scegliere tra questi veicoli? Di
solito la scelta del veicolo lascia poco spazio alla creatività: si tratta
di studiare i dati. Se un mezzo parla al target di riferimento, viene
preso in considerazione. In caso contrario, molto semplicemente, l’agenzia
ne sceglierà un altro. Prendiamo per esempio Sole 24 Ore, il mezzo più
indicato per progettare una campagna stampa B2B. Secondo i dati forniti di
recente da Sole 24 Ore System, concessionaria del Sole 24 Ore, ogni giorno
il quotidiano viene stampato in circa 400 mila copie, raggiungendo quote
di 1 milione e 200 mila lettori, viene letto dal 77% degli imprenditori
italiani e, tra i lettori del Sole, circa il 33% sono imprenditori. E’
evidente che, nel caso si scelga di pianificare una campagna stampa,
questo è sicuramente un mezzo molto indicato per il B2B.
Fino ad ora si è parlato di numeri: tipico per il
B2B. Ma lasciamo da parte i dati, a disposizione di tutti, e parliamo di
emozioni. Raramente una campagna B2B ha mai tenuto in alta considerazione
tutto ciò che è emozionale: il Direct Marketing è fortemente informativo e
dettagliato, e spesso, pur curando grafica e contenuti, lascia poco spazio
al sogno. Negli anni’ 70-‘80 si sarebbe parlato dei due approcci alla
marca da parte del pubblicitario: “copy strategy” e “star strategy”.
Senza voler per forza applicare al B2B la “star
strategy” spinta, quella per cui la comunicazione deve prendere una marca
e creare una star, quella per cui non è più sufficiente comunicarne le
caratteristiche oggettive, è evidente che oggi l’agenzia B2B deve
iniziare a considerare come proprio target non più l’azienda, bensì il
manager. Anzi, non più il manager, ma l’uomo, il suo status, le sue
emozioni.
Un numero sempre maggiore di servizi viene
proposto come collaterale e integrativo al business. I nuovi servizi
offerti alle aziende non creano business, creano valore aggiunto. Concetti
come velocità, high tech, comunicazione e tempo reale non hanno il
requisito dell’indispensabilità. Il pubblicitario con i piedi ben saldi
per terra sa che niente di tutto questo è indispensabile al dirigente o
all’imprenditore. Tuttavia, sono prodotti di grande aiuto.
Dunque: abbiamo
il prodotto, molto bello e innovativo, di forte appeal, quasi sexy. Il
nostro prodotto non “lava più bianco”, e nemmeno è ancora al suo massimo
livello di efficienza (pensiamo alle novità nel campo dei software
gestionali, alle ultime tecnologie telefoniche, alla gestione delle reti
informatiche interne all’azienda…), ma di tutto questo il manager ne può
solo immaginare le potenzialità. Il termine potenzialità, non a caso,
risulta tra i più diffusi nella comunicazione pubblicitaria rivolta alle
imprese. Un cliente privato è attento allo status del nuovo prodotto. Un
cliente aziendale non è attento all’utilità immediata del prodotto, quanto
alle sue potenzialità (d’altra parte il termine potenzialità fa parte di
quel mix che porta allo sviluppo del business, se si esprime il concetto
in più di una parola si può dire “guardare avanti per fare impresa”)
Bene, è il momento in cui la comunicazione
pubblicitaria deve parlare all’uomo, deve parlare di futuro e valore
aggiunto, deve parlare alle emozioni. E’ qui che il B2B diventa B2C. E
allora non è più eretico utilizzarne i mezzi tipici, l’advertising puro
diventa una scelta altamente probabile.
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