La necessità di nuovi percorsi per la
Comunicazione Interna
In occasione dell’evento “Il narratore in ascolto" si è discusso di
approccio alla comunicazione interna in stile web 2.0: rafforzamento dei
contribuiti bottom-up, anziché soltanto top-down, per una comunicazione che
incide nei processi organizzativi ed evolve a pratica diffusa di
elaborazione della cultura interna.
di Nicolò Occhipinti
Marco Stancati, responsabile Comunicazione di
INAIL |
“Mi capita spesso di incontrare amministratori delegati che si lamentano
perché la comunicazione interna non funziona bene nelle loro aziende”, ci
racconta Marco Stancati, Responsabile Comunicazione di INAIL. “Io
rispondo che anzi sono fortunati. E’ un buon punto di partenza. Non sempre,
infatti, le aziende sono sensibili all’importanza della Comunicazione
Interna e hanno piena coscienza del problema”. E quando si parla di
Comunicazione Interna, molto spesso le aziende la interpretano come semplice
distribuzione di informazioni: hanno difficoltà a passare da un modello
meramente trasmissivo ad un modello orientato al feedback.
Sono stati questi gli spunti iniziali dell’evento “Il narratore in
ascolto: i nuovi percorsi per la Comunicazione Interna”, organizzato da
AISM e Eccellere Business Community il 21 maggio a Roma, che
ha visto la partecipazione di Marco Stancati come relatore principale.
In realtà, spiega Stancati, il modello trasmissivo non è più adatto
alle organizzazioni. E’ insufficiente sul piano teorico: la comunicazione è
un processo inferenziale, che procede iterativamente per ipotesi
interpretative (da parte del destinatario) e conferme o confutazioni (da
parte del mittente). E’ perdente sul lato pratico, in quanto considera i
destinatari come target da colpire, annullando i potenziali contributi che
possono da essi derivare. E’ limitante anche sul piano strategico, perché
relega la Comunicazione Interna ad un ruolo marginale, non a vera e propria
regia dei processi comunicativi. E’ frustante sul piano dei risultati,
perché non riconosce il reale contributo di tutte le persone dell’azienda.
Il modello inferenziale guarda invece alla comunicazione come a una
conversazione permanente, e non come semplice scambio di messaggi. “L’enfasi
deve essere sui soggetti, non sul messaggio”, sottolinea Stancati, facendo
notare che il modello inferenziale, al contrario di quello trasmissivo,
valorizza i processi interpretativi e guarda sia al contenuto, sia alla
relazione tra mittente e destinatario.
Gli strumenti di comunicazione interna devono arricchirsi di altri
elementi, spesso trascurati nelle aziende. Ai tradizionali strumenti
top-down (manifesti, house organ, circolari, comunicazioni del top
management, convention) e al piano di comunicazione, bisogna affiancare
comunità di pratica, storie e narrazioni, reti, metafore organizzative. E
oggi vi sono numerose tecnologie che consentono di instaurare un vero e
proprio dialogo dentro le aziende: blog, wiki, forum, social networks,
barcamp, per citarni alcuni. Non solo per trasmettere messaggi, quindi, ma
per collaborare, partecipare, responsabilizzare, far emergere le competenze,
gestire la conoscenza. “Ad esempio, in INAIL – dice Stancati - un gruppo di
lavoro disperso geograficamente ha lavorato a un capitolato d’appalto
utilizzando una piattaforma wiki, e ha completato il lavoro in soli 3 mesi,
quando prima erano necessari anni per arrivare al risultato.”
Anche la intranet dovrebbe essere ripensata. Ma già la sua introduzione
in azienda, pur con funzione di semplice “vetrina” per la diffusione di
informazioni top-down, ha sconvolto il modo di comunicare. “Intranet ha
cambiato la mappa del potere informativo all’interno delle aziende.” -
spiega Stancati – “Per molti manager, infatti, il potere era rappresentato
dal detenere e controllare l’informazione. L’introduzione della intranet in
azienda li ha spiazzati. Da quel momento, hanno dovuto ridefinire il proprio
ruolo e dedicarsi veramente a fare quanto gli veniva richiesto, cioè
organizzare e gestire le proprie risorse, economiche e umane, per ottenere i
risultati.” Oggi la intranet diventa più interattiva, integra piattaforme di
collaborazione online, forum e blog, diventa 2.0. “I blog interni in realtà
non sono ancora molto diffusi, al contrario dei corporate blog esterni. Il
blog interno è considerato ancora rischioso per molte aziende, fa paura,
perché necessita di capacità e persone in grado di comunicare in modo
diverso rispetto al solito, che abbiano la giusta personalità per poterlo
fare”, afferma Stancati.
Ma come poter dimostrare il ritorno sull’investimento delle attività di
comunicazione interna? “Basta pensare ai processi decisionali in azienda e
ai vantaggi in termini di efficacia e efficienza ottenibili grazie al
contributo e alla spinta innovativa che migliaia di persone possono fornire,
ad esempio attraverso i blog interni, anziché limitarsi a proposte di pochi
manager”, risponde Stancati.
Il nuovo approccio alla comunicazione interna necessita però di un modo
nuovo di intendere il ruolo del comunicatore. Citando Mason e Artuso ("La
nuova comunicazione interna", FrancoAngeli), il comunicatore non deve più
essere un “vigile” che
controlla, filtra, trasmette, incanala messaggi, ma piuttosto un “etnologo”
che raccoglie e divulga le storie locali, rispetta le micro-culture
organizzative, fa da ponte tra le Comunità di Pratica, governa la
complessità organizzativa e lascia emergere i contenuti.
2-Giu-2008
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