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Professione HR manager: una nuova proposizione
di valore
Come cambia il ruolo del professionista
HR, in un’impresa in continua mutazione e sempre più attenta al proprio
capitale intellettuale. I nuovi fattori che contribuiscono a rendere
questa professione sempre più strategica per il successo dell’impresa.
di
Walter Cristelli
Le
professioni legate ai processi di gestione delle risorse sono in uno
stato che potremmo definire fluido, di grande trasformazione.
Fra i principali fattori di questo cambiamento, possiamo citare il
multiculturalismo e la necessità di adattare il contesto lavorativo a
culture e credo religiosi diversi, specie nelle (poche purtroppo) realtà
manifatturiere indigene piuttosto che nella gestione delle “delocalizzazioni”;
lo scambio ed il passaggio delle competenze senza poter alimentare il
ricambio della workforce beneficiando dei forti salti di
produttività; l’importanza crescente delle informazioni e la conseguente
necessità di integrare nei processi di HR la gestione delle
comunicazioni interne ed esterne e di costruirle in modo adeguato; lo
“strabismo” con cui, prendendo a prestito il titolo di un convegno di
una decina di anni fa, occorre “ristrutturare progettando sviluppo”; il
benessere sul posto del lavoro integrando nella qualità del lavoro anche
l’indagine sui desideri (centri benessere, palestre, servizi aggiuntivi,
periodi sabbatici).
Potremmo elencare altre dimensioni che fotografano il nuovo “plasma” che
orienta le nostre azioni, d’altra parte le porte d’ingresso del cambiamento
in ogni contesto organizzativo sono da sempre le risorse umane senza
sottacere le trasformazioni radicali indotte dalla tecnologia. Nel 2005 è
uscito un volume di Dave Ulrich e Wayne Brockbank dal titolo molto eloquente
“The HR value proposition”, che riassume e rappresenta bene questo nuovo
contesto. Già dieci anni fa in un suo testo “ HR Champion” Ulrich aveva
tracciato la nuova direzione delle azioni e del ruolo delle risorse umane
definendo i quattro ruoli fondamentali: business partner, agente del
cambiamento, employees champion ed esperto amministrativo e nello
stesso periodo si realizzò anche un importante avvicinamento tra le funzioni
di staff e le linee operative.
La sintesi ed il messaggio fondamentale del nuovo paradigma sono belli e
forti: i professionisti delle risorse umane esistono perché aggiungono
valore.
Si può pensare allora ad una nuova “proposizione” di valore, da affiancare a
quella del business, suddivisa in 5 ambiti:
- la conoscenza delle realtà esterne che influenzano il business.
La conoscenza dovrebbe dare risposte esaustive a queste domande:
Qual è il ritmo con cui le tecnologie cambiano nel nostro (nostri)
specifico settore? Quali nuove tecnologie cambieranno i prodotti che noi
produciamo, i servizi che formiamo e il modo con cui lavoriamo?
Conosciamo come cambia la competizione all’interno del nostro specifico
settore? Come cambiano le aspettative dei nostri clienti? I nuovi
concorrenti che si accingono ad entrare? Conosciamo come cambia la forza
lavoro nel nostro paese e globalmente? Quali saranno le aspettative e le
richieste della generazione futura? Dove troveremo le professionalità
che ci serviranno? Come la svilupperemo? Come la tratteremo? Conoscere
il mondo che cambia ed essere in grado di instaurare una conversazione
sul mondo che cambia sono due cose diverse. Infine trasformare la
conversazione in azioni richiede un nuovo set di conoscenze.
- la necessità di servire tutti gli stakeholders sia interni che
esterni focalizzandosi sui risultati piuttosto che sulle attività.
Come riuscire a legare i fattori intangibili al valore per gli
investitori? E’ necessario guardare agli investitori (stockholder) non
solo preoccupandosi dei fattori tangibili, quali il cash flow, ma anche
della reputazione (intangibile) dell’azienda. I ricercatori che studiano
il comportamento del mercato hanno verificato che i fattori intangibili
sono centrali nelle decisioni di investimento. Di conseguenza è compito
dell’hr manager aiutare gli investitori ad avere confidenza nella
qualità dell’organizzazione e del management. La costruzione del valore
per i clienti, infatti, proviene dai prodotti e dai “servizi”, ma anche
dalle relazioni. I clienti di lungo periodo spesso trovano parità nel
prezzo e nel mix di prodotto però differenziano in base alle relazioni.
Il 20% dei clienti che rappresenta l’80% del fatturato pone speciale
attenzione alle relazioni. La Customer share rimpiazza la market share.
E’ importante quindi rivolgere l’attenzione verso l’interno,
preoccupandosi di creare valore per le linee trasformando le strategie
in azioni e costruendo capacità organizzative.
Negli ultimi anni le organizzazioni si sono spesso focalizzate su
ristrutturazioni, riorganizzazioni e downsizing, facendo passare il
messaggio che l’organizzazione è un costo da tagliare. Bisogna invece
pensare che essa è una capacità su cui fare leva. Arrivando finalmente
ai dipendenti, il responsabile hr deve garantire che ogni dipendente
abbia competenze e commitment per fornire la prestazione con i più alti
standard creando decine e decine di imprenditori delle performance.
- assicurare la professionalità: ruoli, competenze e sviluppo dei
professionisti delle risorse umane.
Negli anni ’90, si era soliti definire quattro ruoli per l’HR manager:
partner strategico, agente del cambiamento, employee advocate ed esperto
amministrativo. Oggi questa professionalità deve contenere competenza
nel contributo strategico, aiutando l’azienda a sviluppare le strategie,
conoscenza del business, credibilità personale, conoscenza della
tecnologia e conoscenza dello specifico dominio.
- costruire risorse HR, strategie ed organizzazione
distinguendo due tipologie di lavoro: il lavoro transazionale,
attraverso centri di servizio, tecnologie e outsourcing e il lavoro
trasformazionale attraverso centri di esperti, risorse dedicate e
funzione corporate.
Questo ambito si sintetizza nel nostro obbligo di attrarre, costruire,
proteggere i migliori talenti. Quando il flusso delle persone in una
organizzazione è corretto, gli investitori hanno confidenza nel
management, i clienti costruiscono relazioni credibili con i dipendenti.
Con lo stesso paradigma occorre gestire le performance. Il sistema di
compensation dovrebbe essere aperto agli investitori, così che loro
possono avere confidenza nel modo in cui il management incoraggia e
premia.
- migliorare i processi HR, vecchi e nuovi, con cui si
istituzionalizzano i credo ed i valori rendendoli tangibili a tutti gli
stakeholders. Ad esempio, il modo in cui si assume, si forma o si
retribuisce o il modo in cui si organizza il lavoro mandano messaggi ai
dipendenti su ciò che è importante.
Questi cinque fattori contribuiscono a definire la proposizione del
valore per le risorse umane.
Si dice spesso che il ruolo delle risorse umane è l’anima delle
organizzazioni; ecco perchè il valore generato dai professionisti HR va
oltre i numeri. Il fabbisogno universale di significato, speranza,
apprendimento e relazioni va oltre il lavoro, ma il contesto organizzativo è
il luogo dove queste relazioni vengono azionate in una sorta di linguaggio
universale.
Il ruolo del professionista HR assume così le sei caratteristiche
profetizzate da Italo Calvino: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità,
molteplicità, coerenza.
Leggerezza che significa attenzione agli intangibili e ai desideri
emergenti. Rapidità vuol dire arrivare al momento giusto e nel nostro
schema significa conoscere la realtà esterna per arrivare prima degli altri.
Esattezza vuol dire efficienza in senso concreto, fare solo cose
utili, ciò che serve ed ha valore, funzione.
Visibilità vuol dire identità professionale forte, non solo in
termini di specializzazioni e livelli di competenze tecniche, ma anche di
qualità professionali e di intelligenza emotiva. Molteplicità vuol
dire eclettismo, formazione a tutto campo, vuol dire no ai lavoratori
automi, si ai lavoratori autonomi anche se lavorano all’interno di una
organizzazione, imprenditori della performance. E infine coerenza: la
pagina mai scritta da Calvino, possiamo scriverla noi interpretandola come
un invito ad essere reali e concreti, a dare significato all’azione sul
luogo di lavoro. La coerenza riduce l’alienazione, la noia e l’inefficienza
favorendo la partecipazione che anticipa i cambiamenti, migliorando la
qualità delle performance e della vita delle persone.
Abbiamo tante leve e diversi ambiti per trasformare l’intangibile in
patrimonio tangibile delle organizzazioni, tracciando prospettive di futuro
senza dimenticare quanto da decenni va dicendo l’economista Stefano Zamagni
per il quale ogni progetto, anche il più sofisticato e “veritiero” di
sviluppo, è destinato a fallire se non incontra la fiducia della società
civile.
23-Feb-2008
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