Bolzoni: quotazione riuscita, nuove acquisizioni,
sempre crescita grazie alla globalizzazione
Un progetto di crescita iniziato nel 2001
con l'ingresso di Banca Intesa nel capitale. Nel 2006 l'IPO e, da quel
momento, le numerose acquisizioni che hanno portato un'azienda familiare
di Piacenza ad essere primo costruttore in Europa di attrezzature per
carrelli elevatori.
di Enrico
Ratto
Emilio Bolzoni,
Presidente di Bolzoni S.p.A. |
Fondata nel 1945, da sempre alla ricerca di soluzioni e idee per la
movimentazione delle merci, la Bolzoni SpA di Piacenza oggi produce
all'estero l'86% del proprio fatturato. Impiega circa 770 dipendenti nel
mondo, con la particolarità di aver scommesso su una base femminile molto
ampia, scelta originale per un'azienda di questo genere. "Le nostre 25
ragazze, su 140 dipendenti, di Piacenza sono la dimostrazione che questa
azienda produce in maniera moderna, dove il lavoro pesante è ridotto al
minimo" spiega Emilio Bolzoni, presidente di Bolzoni SpA. Idee e innovazioni
continue, scommesse sul futuro che hanno portato Bolzoni ad una crescita del
fatturato dai 28 milioni del 1996 ai 145 del 2007.
"Bolzoni è un'azienda di medie dimensioni" continua Emilio Bolzoni "che si
muove sull'intero mercato mondiale. All'estero abbiamo strutture commerciali
o impianti di produzione, in particolare sette aziende produttive e tredici
strutture commerciali".
L'aumento così importante del mercato estero è dovuto ad un'espansione
in altri Paesi, o ad una contrazione nel tempo del mercato italiano?
Sicuramente siamo cresciuti all'estero nel momento in cui il mercato
italiano si è manifestato come maturo.
Come siete cresciuti all'estero? Avete creato vostre strutture o avete
proceduto per acquisizioni?
Abbiamo acquisito molti concorrenti negli ultimi anni. Ci siamo resi
conto che il nostro maggior competitor americano aveva iniziato a fare
shopping in giro per il mondo, di conseguenza abbiamo dovuto prendere a
nostra volta decisioni in questo senso. Le acquisizioni sono operazioni
molto onerose, difficili da sostenere autonomamente, ma fino ad una decina
di anni fa eravamo piccoli anche per la quotazione. Così abbiamo iniziato un
processo che ci ha portato alla crescita degli ultimi anni...
Parla dell'ingresso di Intesa nel CdA dell'azienda?
Esatto. Nel 2001 Banca Intesa è entrata nella società con l'obiettivo di
portare l'azienda alla quotazione in cinque anni. Abbiamo così fatto
acquisizioni in Finlandia, Stati Uniti e, dopo l'apertura del capitale,
abbiamo acquisito un'azienda tedesca specializzata in forche per carrelli
elevatori. Si è trattato, insomma, di inserire nella nostra struttura altri
stabilimenti di produzione.
Erano aziende già strutturate e in crescita o il vostro intervento ha
migliorato la loro situazione?
Abbiamo dovuto "specializzare" ognuna di queste realtà. Oggi in Bolzoni
ogni cosa viene prodotta in un posto solo, o per lo meno si tende a fare
così. Specializzare ogni stabilimento, nel nostro settore porta a notevoli
economie. I nostri prodotti, infatti, possono essere raggruppati in circa 20
famiglie, al cui interno esistono poi varianti notevoli di caratteristiche
come portata e dimensioni. Si tratta di produzioni in piccole quantità,
dunque, dove accorpare porta a risparmi notevoli e immediatamente
verificabili.
Come è stato assorbito l'ingresso di una banca nella vostra società?
Anche prima del 2001, Bolzoni era una realtà formata da cinque soci, pur
con percentuali diverse, eravamo abituati a gestire i consigli di
amministrazione. Con l'ingresso di Banca Intesa i consigli di
amministrazione sono diventati più formali, ci siamo abituati ad analizzare
meglio i numeri, i dati aziendali, abbiamo imparato a fare previsioni. Siamo
diventati una struttura più finanziaria, più formale, più organizzata.
L'approdo a Piazza Affari che cosa ha provocato in un'azienda
tipicamente di produzione come Bolzoni?
Tutto passa attraverso le persone, e Banca Intesa non ci ha affiancato
tanto come "istituzione", ma attraverso una persona molto valida che è
entrata nel nostro consiglio di amministrazione e ci ha guidato verso la
Borsa. Da un punto di vista delle energie e dei costi, la quotazione è
onerosissima per un'azienda di medie dimensioni come la nostra. Da un punto
di vista della gestione, proprio perchè abituati da cinque anni ad operare
in maniera rigorosa con i numeri, non è cambiato molto. Sono entrati in
consiglio tre indipendenti. Oggi i soci iniziali mantengono comunque il 51%
di Bolzoni, e nessuno ha intenzione di vendere.
Come si comporta di fronte alle sofferenze del mercato finanziario
un'azienda abituata a confrontarsi col prodotto e con i mercati reali?
I contraccolpi non portano troppe sofferenze all'azienda, che continua la
sua attività da un punto di vista strettamente industriale.
La gestione degli stabilimenti esteri avviene in maniera centralizzata,
dal CdA di Piacenza, o avete scelto di delegare?
All'estero abbiamo utilizzato manager locali. A Piacenza però abbiamo una
struttura molto complessa di controllo di gestione che ci permette di
analizzare dati e stime di sviluppo di tutti i nostri stabilimenti o uffici
commerciali nel mondo.
Quali sono i mercati più interessanti in cui Bolzoni può crescere oggi?
Vorremmo svilupparci in Cina e Stati Uniti, dove pensiamo di crescere
rispetto all'attuale 12% del mercato. Per quanto riguarda il mercato dei
bracci elevatori. Poi sono in progetto filiali a Mosca, e lavoriamo per
sviluppare altri mercati come l'India.
Il vostro settore risentirà in qualche modo delle crisi industriali
europee e dei problemi alle esportazioni?
Direi che lavoriamo in un settore fortunato, nel senso che proprio la
grande crescita delle necessità di trasporto, la delocalizzazione delle
aziende che, alla fine, hanno bisogno di muovere merce, è il nostro
business. E' stato calcolato che l'effetto della globalizzazione ha portato
ad una crescita del 6,4% nel settore della logistica. Il numero dei carrelli
elevatori, per esempio, è cresciuto del 7%. Il resto, ce lo deve mettere
ogni imprenditore.
29-Lug-2008
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