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Gilera: un sogno americano tutto italiano

Pochi sanno probabilmente che il marchio di moto più antico di Europa ancora in produzione è quello Gilera, che il prossimo 2009 compirà 100 anni, secondo al mondo solo alla Harley-Davidson.

di Barbara Principi e Gilberto Visintin*


Giuseppe Gilera, fondatore di Gilera, in una foto storica che lo riprende alla corsa motociclistica Trotter
 

Nella storia di Gilera sono racchiusi tutti gli elementi che si riscontrano nelle imprese di successo: grande passione, competenza tecnica ed innovazione, learning organization, benefici per i dipendenti, radicamento sul territorio, condivisione dei successi. Ma anche in questa storia c’è un fattore critico, il passaggio generazionale.

La storia di questa impresa è fortemente legata a quella del suo fondatore, Giuseppe Gilera. Ancor oggi quanti hanno lavorato in Gilera e lo hanno conosciuto sentono per il Commendatore una stima infinita. Gli riconoscono cuore, una grande generosità, una grande conoscenza tecnica e meccanica. L’imprenditore che viveva in mezzo agli operai, che sapeva coinvolgerli e motivarli per raggiungere gli obiettivi prefissi ottenendo grandi risultati. Un uomo moderno che da un’officina ha saputo creare una fabbrica, inventando moto innovative, grazie alla sua creatività tecnico-meccanica.
Giuseppe Gilera comincia il lavoro a 12 anni, finché, ormai giovane meccanico rifinito, a 22 decise di mettersi in proprio e di creare la sua prima motocicletta, la VT 317, una robusta bicicletta munita di motore e serbatoio, nella sua piccola officina di Milano, moto che via via fu perfezionata sempre più.
Poiché le commesse erano sempre più numerose decise, da buon imprenditore, di trasferirsi ad Arcore, “nel cuor della Brianza”, come recita un verso dell’Inno alla Gilera scritto più tardi – da sottolineare che si tratta dell’unica moto che abbia una canzone dedicata.
Uomo e imprenditore instancabile ed entusiasta, come ebbe a dire in una intervista radiofonica lui stesso, doveva essere il primo a scendere in fabbrica… per lui il lavoro era “un gran divertimento”.

Nel corso della storia della produzione, quasi non passa anno che non ci sia un miglioramento, una innovazione rivoluzionaria, anche a costo di scontrarsi con chi vanta studi ed istruzione superiori.
Nel sito di Arcore, nel corso degli anni, si costruiscono gli stabilimenti che vanno a coprire l’intera filiera, dalla fonderia al reparto corse, fino ad arrivare alla costruzione della pista per le prove, che per anni erano avvenute in strada, con sempre maggiori rischi per i collaudatori. In uno spazio di 109.000 mq si concentrano tutti i processi, e chi ci lavorava progressivamente passava da un reparto all’altro, in una sorta di percorso di studi. Nelle parole dei dipendenti di allora, “Gilera era una università, si imparava a fare tutto, i reparti erano le facoltà”. I piloti mangiavano e dormivano in fabbrica, o a casa del Commendatore, per poter stare vicino al prototipo fino al perfezionamento, gomito a gomito con i meccanici. Un ruolo importante era anche quello dei concessionari, che avevano un rapporto personale con la proprietà. I gileristi potevano sempre rivolgersi in fabbrica o andare dai concessionari a segnalare imperfezioni o dare suggerimenti tecnici.
Quando Ercole Frigerio, pilota e concessionario muore in corsa, Giuseppe va dalla vedova e le chiede “Cosa vuoi fare?”, lei decide di andare avanti e Gilera prende in fabbrica i figli perché imparino il mestiere, mentre due suoi collaboratori gestiscono provvisoriamente la concessionaria.


Giuseppe Gilera con gli operai: il fondatore di Gilera poneva forte attenzione alle persone
 

Oltre alla passione per il lavoro, il segreto del successo di Gilera è sicuramente dovuto alla forte attenzione alle persone. Lo stesso fondatore era solito stare sempre tra gli operai, in fabbrica, primo ad arrivare, attento ai talenti, anche quelli che non sono direttamente collegati alla produzione. Inoltre, i dipendenti potevano godere di numerosi benefici: dalle colonie per i bambini alle case per i dipendenti, dai prestiti senza interessi alla festa di Natale, le policy aziendali– come si direbbe oggi- erano tutte rivolte a facilitare a vita ed il benessere delle persone e delle loro famiglie. Gilera era fermamente convinto che la serenità personale dei suoi collaboratori influenzasse molto i risultati in fabbrica. Lavorare alla Gilera costituiva per altro un vanto e questo consentiva all’azienda di disporre delle migliori professionalità.

Innovazione tecnica e passione di tutti gli attori hanno portato ad un palmares invidiabile: vittorie in sei campionati mondiali, sei titoli del mondo costruttori, tre “Tourist Trophy”, sette campionati italiani ed una Milano-Taranto, con l’acquisizione di Piaggio si aggiungono importanti riconoscimenti soprattutto nel fuoristrada. Con Poggiali Gilera vince nel 2001 il campionato del mondo 125. I protagonisti ricordano che questi successi erano celebrati con tutti in fabbrica, c’era una giornata di lavoro pagata, i festeggiamenti tutti insieme, nella mensa dello stabilimento. La mensa era peraltro il luogo dove si incontravano tutti, dal “padrone” agli operai, mangiando insieme e ragionando anche di lavoro.

Per celebrare il centenario di Gilera ed evitare che il patrimonio umano ed industriale di Gilera vada disperso, il Registro Storico Gilera di Arcore ha commissionato un documentario, realizzato dalla società Mindlab: un progetto durato circa quattro anni, con 200 ore di riprese che costituiranno il nucleo di un patrimonio documentale per una storia d’impresa che merita di essere tramandata, non solo per i nostalgici, ma per ispirare le nuove generazioni.
Lo scorso 8 marzo il documentario storico “Gilera, una corsa lunga un secolo” è stato proiettato in anteprima nazionale proprio in quel sito di Arcore, in cui sono attive oggi tante piccole e medie imprese della meccanica che dell’esperienza Gilera hanno ereditato e tenuto vive le competenze tecniche.

*Barbara Principi è Partner e HR Consultant di MindLab
 Gilberto Visintin è Partner e Regista di Mindlab

22-Mar-2008

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