L’evoluzione del controllo manageriale
Delega e controllo sono le due leve su cui
il manager può agire, bilanciandole nel proprio operare in relazione al
modello di leadership, al tipo di organizzazione e alle circostanze: ed
è in particolare il controllo che è andato via via evolvendosi da
modalità e finalità puramente ispettive a un sofisticato, nelle sue
particolari accezioni, strumento di gestione.
di
Giuseppe Fumagalli
Il
controllo manageriale ha l’obiettivo di monitorare costantemente l’efficacia
dei processi aziendali, al fine della loro ottimizzazione e del migliore
concorso al raggiungimento degli obiettivi di business. Il controllo assume
così una doppia valenza: verifica dell’efficienza - intesa come “fare
bene le cose” - nei processi e nelle attività, attraverso il rispetto di
procedure/normative aziendali e di legge, e la fornitura di dati finanziari
e contabili accurati e completi; verifica dell’efficacia – intesa
come “fare le cose che servono” - del sistema azienda, attraverso il
monitoraggio continuo dei macro-processi aziendali (pianificazione,
progettazione, produzione, amministrazione, gestione finanziaria, gestione
del personale, ecc.) al fine di avere feedback sulla loro finalizzazione al
conseguimento degli obiettivi, in modo da tenere o correggere costantemente
la “rotta”.
Il primo aspetto attiene alla sfera organizzativa e personale: controllo
di processo, controlli e verifiche contabili, controllo circa il rispetto
delle normative ecc.
Il secondo attiene alla governance aziendale, alla responsabilità
sociale d’impresa, ai sistemi di qualità, ai sistemi di gestione ISO ecc.
Snodo critico tra i due momenti è l’interiorizzazione dei principi
aziendali da parte del singolo, e la loro applicazione nei comportamenti e
nelle practices operative. In questo modo il focus può focalizzarsi
sul binomio efficienza & efficacia,inteso come “fare bene le cose
che servono”.
Controllo e cultura aziendale
Il controllo ha aspetti legati anche a problematiche culturali, diffuse
nelle aziende con grado differente ma con una presenza costante:
l’evidenziazione dei problemi come valore, la “personalizzazione” del
problema piuttosto che la ricerca di opportunità, la “prudenza” nel mettersi
in gioco.
Evidenziare i problemi non sempre è considerato un valore: chiedere aiuto
al sistema aziendale per risolvere un problema è percepito a volte, specie
nelle figure tecniche con preparazione ingegneristica, come inadeguatezza al
ruolo. Ed un comportamento del genere è considerato a volte pericoloso sul
piano dell’evoluzione di carriera, in quanto l’organizzazione, come spesso
avviene, non lo premia. Va quindi riscoperto che attraverso l’aiuto
dell’organizzazione e il supporto del sistema aziendale, si può identificare
più rapidamente la soluzione ottimale del problema ai fini aziendali,
evitando di ripetere gli errori e facilitando le azioni di controllo stesso.
Quando invece un problema porta a una sua “personalizzazione”piuttosto
che alla ricerca di opportunità, si viene a creare un ostacolo al
raggiungimento degli obiettivi individuali o di gruppo: una impostazione del
genere guida più alla ricerca della soluzione immediata, che risolve il
problema personale ma che non sempre è anche la migliore sul medio-lungo
periodo per l’azienda. Viene perso così di vista l’approccio che considera
le soluzioni come qualcosa da ricercare tra quelle che offrono l’opportunità
di migliorare la performance: un problema deve sempre essere visto
come aziendale,e come tale affrontato e risolto.
La“prudenza nel mettersi in gioco”è una pratica largamente esercitata
nelle aziende: l’assumersi la responsabilità di proporre e attuare soluzioni
innovative non è sempre un comportamento diffuso e praticato, ma è spesso
inibito dall’organizzazione stessa che finisce così col perdere quel reale
vantaggio competitivo che ne può derivare. Essere innovativi costa fatica ed
è rischioso, ma l’azienda deve incoraggiare e supportare pro-attività
e imprenditorialità diffusa, che se diventano valori condivisi
permettono di vincere le sfide di mercato.
L’atteggiamento delle persone verso il tema generale del controllo in
azienda è quindi fortemente influenzato anche da aspetti culturali, che
vanno sempre tenuti presente e affrontati.
Controllo e modelli di leadership
In un ambiente in evoluzione e complesso come quello attuale e futuro, al
manager è sempre più richiesto di guidare e motivare, di trasmettere la
finalità delle attività piuttosto che le loro modalità di attuazione, di
indirizzare attraverso l’esempio e i valori personali, di attuare un
controllo basato sulla ricerca di “sintomi”, per effettuare diagnosi con
particolare attenzione all’ascolto e ai segnali deboli.
Il presidio del ruolo manageriale deve spostarsi dal know-how
specialistico alla conoscenza degli ambiti normativi e delle situazioni
ambientali e di contesto, attraverso la capacità di operare il controllo
richiesto alla funzione e al ruolo in termini di individuare e valutare
difformità e di cogliere tempestivamente errori e disfunzioni. Questo anche
al fine di realizzare un controllo finalizzato a ricercare e individuare
soluzioni adeguate a correggere la rotta, più che a rilevare la devianza ad
azioni/attività concluse.
Quali linee di intervento?
Da quanto visto, il tema del controllo va quindi affrontato sotto diversi
aspetti, con linee di intervento coordinate e sinergiche che contribuiscano
a fare percepire e diffondere il valore del controllo nella catena del
valore aziendale, ed a creare comportamenti virtuosi a livello del singolo e
successivamente, per diffusione, nell’organizzazione.
Per quanto attiene agli aspetti generali, senza naturalmente entrare nel
merito di quelli specialistici e di mestiere relativi al processo di
controllo, si possono indicare alcune linee di cui tenere conto in azienda.
Va garantita la massima trasparenza delle regole, per favorire e
instaurare un clima di fiducia nelle strutture di supporto alla
linea, in particolare quelle deputate alle attività di monitoraggio e
controllo quali l’internal audit. Vanno altresì favoriti
atteggiamenti pro-attivi da parte delle persone, in modo da creare un
clima di imprenditorialità diffusa che responsabilizzi maggiormente
non solo sui risultati delle attività ma anche sulle conseguenze a livello
macro-aziendale dei comportamenti agiti. Favorire il cambiamento del tipo di
relazioni, tra le persone e tra queste e l’azienda, permette di avere
network formali e informali per il problem solving, basati sulla
fiducia interpersonale. Il superamento delle competenze tecniche
funzionali, attraverso una maggiore propensione a pensare e lavorare per
processi, favorisce un adeguato e sistematico confronto a livello di
persone, strutture aziendali e realtà esterne. Gli interventi su
organizzazione e meccanismi operativi, al fine di ricercare quelle soluzioni
che favoriscano e permettano l’evoluzione verso comportamenti consoni e
coerenti ai punti precedenti, favoriscono l’affermarsi di un clima
organizzativo improntato a fiducia e condivisione degli obiettivi, in
modo da diffondere lo strumento della delega. Per quanto riguarda
infine gli aspetti manageriali legati al modello di leadership, gli
interventi devono mantenere la massima coerenza col programma di formazione
manageriale dell’azienda ed essere consoni agli obiettivi strategici
definiti.
Per un approccio efficace al tema del controllo manageriale nelle
aziende, funzionale alla gestione della complessità che oggi viene
richiesta, è quindi necessario che anche l’organizzazione aziendale e la
gestione delle persone pongano in essere tutti quegli strumenti atti a
risolvere quei problemi “culturali”, in senso lato, che sono sempre presenti
e di cui occorre tener conto.
09-Dic-2007
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