Persone e organizzazioni “a tempo”
Come la comunicazione riguardo alla
gestione del tempo impatta a livello organizzativo e di identità
aziendale.
di
Luca Baiguini
Su
Harvard Business Review Italia, nel numero di luglio-agosto 2006,
interamente dedicato a tematiche legate alla leadership, si può leggere un
articolo interessante di John Hamm: “I cinque messaggi che i leader
devono saper gestire”. Hamm sostiene che troppo spesso i leader
aziendali non sono sufficientemente chiari su tematiche vitali e di grande
importanza, generando così scompiglio e confusione all’interno
dell’organizzazione. Le tematiche principali sulle quali è necessaria una
comunicazione chiara, sintetica, a prova di malinteso sono:
- La struttura e la gerarchia organizzative
- I risultati finanziari
- La comprensione del leader per il proprio lavoro
- La gestione del tempo
- La cultura aziendale
Mi voglio soffermare sul quarto punto: la gestione del tempo. Il time
management viene spesso presentato come un set di strumenti e tecniche
finalizzati allo sviluppo dell’efficienza e dell’efficacia personale. In
realtà, c’è qualcosa di più e di diverso. Il rapporto con il tempo è uno
degli elementi che impattano in maniera significativa sulla struttura
profonda delle organizzazioni. Per questo un esercizio efficace della
leadership deve tenere in considerazione gli elementi essenziali del
rapporto individuale con il tempo, ed i concetti chiave che riguardano la
sua gestione. Fatte queste premesse, credo che la comunicazione che riguarda
la gestione del tempo nelle organizzazioni, si debba concentrare
essenzialmente su tre direttrici:
- la creazione di un linguaggio condiviso circa i concetti di urgenza
/ importanza / priorità
- la definizione di un obiettivo che riguarda la gestione del tempo:
ridurre il più possibile l’area della crisi
- la definizione delle due principali strategie per ottenere questo
obiettivo: la delega e la programmazione
Un linguaggio condiviso: le definizioni di urgenza/importanza/
priorità
La comunicazione che riguarda l’urgenza, l’importanza e la priorità è un
fattore critico all’interno delle organizzazioni. A questi aspetti, infatti,
sono legate implicazioni emotive e relazionali rilevanti. Un linguaggio
condiviso facilita l’oggettivazione di questi concetti, e, quindi, un
approccio pragmatico al tempo, che riduca al minimo la carica emotiva
negativa associata a questi concetti e permetta di spostare il rapporto
individuale con il tempo da una “cornice legata al problema” (il tempo è
tiranno, è necessario combattere contro i limiti del tempo), ad una “cornice
legata alle opportunità” (il tempo è dato, quindi è possibile scegliere
oculatamente ed efficacemente all’interno dei limiti a disposizione). Quelle
che seguono sono definizioni di urgenza, importanza e priorità che possono
aiutare in questo compito di oggettivazione.
Il concetto di urgenza è determinato unicamente dal fattore
tempo. In particolare, un’attività è tanto più urgente quanto prima deve
essere iniziata per essere portata a termine nei tempi concordati. Per
calcolare il grado di urgenza di un’attività sono necessarie due
informazioni: la scadenza dell’attività e il tempo di esecuzione
previsto. Sottraendo il tempo previsto dalla scadenza si ricava la data
prevista di inizio lavori. Un’attività è tanto più urgente quanto più è
vicina quella data. Con questo criterio, ad esempio, si potrebbe creare
un grado di urgenza legato a ciascuna attività su una scala da 1 a 5, in
cui 1 significa “nessuna urgenza”, 5 significa “estrema urgenza”.
Il concetto di importanza è determinato dall’impatto
dell’attività sugli obiettivi aziendali. Il tempo non ha nulla a che
vedere con questo concetto. Anche per calcolare il grado di importanza
di un’attività sono necessarie due informazioni: la conoscenza
dettagliata degli obiettivi aziendali, e l’impatto che prevedibilmente
ciascuna attività esercita sul raggiungimento degli obiettivi stessi.
Anche per l’importanza, è possibile classificare le attività su una
scala che va da 1 a 5, in cui 1 significa “bassa importanza”, 5
significa “estrema importanza”.
Il concetto di priorità è determinato dalla somma del grado di
urgenza e del grado di importanza. Un’attività di urgenza 4 e importanza
3, ad esempio, determina una priorità uguale a 7. Il grado di priorità
è, quindi, compreso tra 2 e 10, in cui 2 significa “bassa priorità”, 10
significa “altissima priorità”.
Secondo questo modello, il peso di ciascuna attività da svolgere (e,
quindi, la sua priorità) è determinato in ugual misura da un elemento legato
al tempo (urgenza) e da un elemento qualitativo, legato all’impatto delle
attività sugli obiettivi aziendali (importanza). Questa distinzione è
particolarmente importante nei momenti di grande concitazione che spesso
caratterizzano alcuni periodi della vita delle organizzazioni, momenti nei
quali si tende a privilegiare l’urgenza rispetto all’importanza, a farsi
dominare dal fattore tempo, e a perdere di vista gli obiettivi essenziali
dell’organizzazione stessa. In questi momenti la distinzione condivisa tra
urgenza e importanza è una mappa importante che il leader può utilizzare per
focalizzare le risorse a disposizione nella maniera più efficiente ed
efficace.
Un obiettivo condiviso: ridurre l’area della crisi
Le definizioni poste nel punto precedente possono anche aiutare il leader
a stabilire un obiettivo operativo che riguarda la gestione del tempo:
ridurre l’area della crisi. Utilizzando i concetti di urgenza e importanza
come caratteristiche descrittive di un’attività, si può costruire una
griglia come quella illustrata nella figura che segue:
Urgenza alta |
Primo quadrante: area della delega
Attività urgenti, ma non importanti |
Secondo quadrante: area della crisi
Attività urgenti ed importanti |
Urgenza bassa |
Quarto quadrante: area delle attività inutili
Attività non urgenti e non importanti |
Terzo quadrante: area della pianificazione
Attività importanti, ma non urgenti |
|
Importanza bassa |
Importanza alta |
In questa schematizzazione, definiamo “area della crisi” l’area delle
attività urgenti e importanti, cioè di quelle attività che è necessario
svolgere con attenzione, perché impattano fortemente sugli obiettivi, e
devono essere iniziate al più presto, perché la scadenza e i tempi necessari
per il loro svolgimento le rendono urgenti. Questa è una situazione che
genera stress e concitazione, e, di conseguenza, aumenta la probabilità che
vengano commessi degli errori. In ottica di time management, è essenziale
che il leader comunichi chiaramente e senza ambiguità un messaggio: si deve
evitare, per quanto possibile, che le attività cadano nell’area della crisi.
In questo senso, un leader che non fa che sottolineare i limiti di tempo a
cui è sottoposta l’organizzazione finisce per renderla frenetica e, in
ultima analisi, poco efficace. Chi, invece, radica nell’organizzazione il
concetto che quando i tempi diventano ristretti è possibile operare delle
scelte che non riguardano soltanto la dimensione temporale, ma anche quella
qualitativa infonde fiducia e sicurezza.
Le due strategie principali: la delega e la programmazione
La riduzione al minimo dell’area della crisi implica l’adozione di due
strategie: l’aumento dell’area della delega e l’aumento dell’area della
programmazione. La figura che segue illustra graficamente le due strategie.
Ciascuna di queste strategie merita
un approfondimento che esula dagli obiettivi di questo articolo. Quello che
vorrei sottolineare di nuovo è, invece, il fatto che il tempo è uno degli
elementi che concorrono a formare in maniera rilevante la cultura aziendale.
Un leader può, in questo senso, essere tanto più efficace quanto più riesce
a comunicare che il tempo non è soltanto una risorsa da spremere, ma un
elemento da utilizzare in maniera strategica. È una distinzione sottile, ma
estremamente rilevante.
Luca Baiguini
www.lucabaiguini.com
25-Feb-2007
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