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Il fiorente mercato delle relazioni con il cliente

Instaurare relazioni costanti con i propri clienti costituisce un fattore strategico di competitività per le imprese che operano nell’attuale scenario globale. Raccogliere e ricavare dai clienti indicazioni utili per le scelte di business è diventato un obiettivo strategico per le imprese e una spinta forte allo sviluppo del comparto dei contact center.

di Rosvanna Lattarulo

call centerSecondo uno studio realizzato nel 2006 da Assocontact, la crescente attenzione per la clientela ha determinato un incremento esponenziale del mercato dei call center. In Italia questo comparto è tra i più dinamici e promettenti, vantando oltre 245.000 addetti e più di 1,5 miliardi di euro come potenziale di fatturato.
L’esternalizzazione è preferita da molte aziende in virtù del risparmio economico (per il 43% del campione) e della necessità di concentrarsi sul proprio core business (35%).
Le soluzioni in outsourcing sono competitive in quanto riescono a contenere sia i costi di struttura (soprattutto telefonici grazie all’impiego delle nuove tecnologie come il VOIP) che delle risorse impiegate, sia umane che tecnologiche (molti addetti non hanno contratti a tempo indeterminato e il software di gestione è ammortizzato su più progetti).
La scelta della gestione interna o in outsourcing del resto per molte imprese italiane, di piccole e medie dimensioni, non si pone affatto, in quanto risulta antieconomico affidare ad un addetto interno le relazioni con il cliente. Diverso è il discorso per le imprese più grandi, che potrebbero attivare di un piccolo call center, allestendo una sola postazione (basta un pc e delle cuffie) e utilizzando una risorsa interna. Ciò che a volte può fare la differenza spesso nelle strategie di contact center è la pianificazione del processo di contatto.

La telefonata rappresenta solo uno dei tasselli di un percorso articolato che va dalla definizione degli obiettivi del contatto (es. offrire delle promozioni e generare un incremento di fatturato, condurre un indagine conoscitiva sul comportamento d’acquisto, informare del lancio di un nuovo prodotto), alla scelta degli strumenti (es. telefonata, invio di una lettera, recall telefonici, ecc.), fino alla redazione di report conclusivi .
E’ molto importante per la buona riuscita di queste attività:

  • definire le specifiche del database dei contatti (es. età, localizzazione, titolo di studio, ecc.)
  • elaborare uno script efficace, laddove per script si intende il testo che l'operatore segue durante la telefonata.

L'utilizzo dello script consente all'operatore di concentrarsi sull'ascolto del cliente, sul tono di voce da utilizzare e sul ritmo della telefonata.
I comparti che investono maggiormente nei servizi di call center sono: telecomunicazioni (operatori della telefonia mobile e fissa), banche e assicurazioni, automotive, servizi ed utilities (acqua, gas, rifiuti, elettricità, trasporti, ecc.) e la Pubblica Amministrazione.
Per le imprese che intendono investire in servizi di contact center non c’è che l’imbarazzo della scelta. Le soluzioni e gli strumenti a disposizione sono ormai numerosi. Si va da sistemi automatizzati di rilevazione dati come software di CRM o soluzioni più basic come il dislocamento di addetti di segreteria alla gestione delle relazioni con i clienti. Tali servizi possono essere gestiti internamente o esternalizzati, rivolgendosi alle società di call center.
I servizi offerti sono solitamente classificati in outbound (gli operatori avviano il contatto come nel caso di campagne di telemarketing o teleselling) e inbound (gli operatori rispondono ai clienti fornendo assistenza, ricevendo delle segnalazione di guasti, prenotazioni per eventi, fiere e congressi, ecc).

Di recente gli strumenti di contatto stanno crescendo enormemente: oltre al tradizionale contattato telefonico, che resta comunque il servizio più richiesto, e accanto alle spedizioni postali di lettere, cartoline e coupon promozionali, esiste una gamma di strumenti innovativi come internet (direct mailing) e cellulare (mobile advertising). Attraverso internet è possibile ad esempio sviluppare una campagna di e-mail marketing a costi estremamente ridotti riuscendo a monitorare i risultati di una campagne (es. in termini di pagine viste del sito web, ecc.). Il cellulare è un mezzo importantissimo di contatto, attraverso l’invio di sms, mms e video, ma va utilizzato con cautela, in quanto oltre a problematiche relative alla privacy, potrebbe essere percepito come promozione invasiva e generare effetti negativi.

I principali servizi outbound sono:

  • Telemarketing – azioni di contatto del cliente per promuovere prodotti e servizi, utilizzando un operatore addestrato alle tecniche ed alle dinamiche interattive del colloquio telefonico.
  • Teleselling - consiste nella vendita telefonica di un prodotto od un servizio tramite operatrici esperte nelle tecniche e nelle dinamiche del colloquio telefonico. Una telefonata efficace fatta da un professionista esperto può fare la differenza nella vendita di un prodotto/servizio.
  • Indagini di mercato e sondaggi d’opinione

Per l’inbound il principale servizio erogato è l’attivazione e gestione di un numero verde, servizio telefonico il cui costo viene interamente addebitato al destinatario. E utilizzato per stimolare il contatto con i consumatori. Possono essere estesi a tutto il territorio nazionale o a precise aree geografiche.

All'interno di un contact center lavorano in team più risorse: il responsabile del call center, il supervisor, il team leader e gli operatori. I primi due hanno mansioni strategiche (es. selezione, gestione e formazione del personale, l’organizzazione di staff meeting, l'elaborazione ed analisi di report statistici, l’acquisizione di nuovi clienti, ecc), mentre il team leader e l'operatore telemarketing si occupano degli aspetti più operativi: le telefonate e l'inserimento dei dati e per il team leader anche il coordinamento di tutte le risorse umane.

Sugli operatori telefonici si è discusso parecchio per due ragioni fondamentali: sono le figure più numerose e la categoria esposta ai rischi di un mercato che ha trovato nel contenimento dei costi un forte fattore competitivo. Nel 2006 da un’indagine della CGIL “Call Centers. Idee per un cambiamento” in sei grandi società di call center genovesi è emerso un quadro preoccupante. Pur avendo creato negli ultimi anni tanti nuovi posti di lavoro, le condizioni di lavoro degli operatori di call center sono precarie. Sette operatori su dieci (il 66,7%) dichiarano che il proprio lavoro non può avere evoluzioni positive, mentre 9 su 10 ritengono difficile cambiare lavoro, trovandone uno migliore. La paga mediamente oscilla tra i 5 e i 7 euro l’ora, lasciando insoddisfatto il 40% del campione che si sente continuamente sotto stress, sia nella gestione delle telefonate in entrata (ossessionato dal dover chiudere le chiamate entro pochi minuti) che in uscita (telemarketing).
Nelle struttura analizzate il 65,8% è rappresentato da dipendenti, il 30,4% dei lavoratori è a progetto; quasi la metà dei lavoratori ha superato i quarant’anni (1 su 5 non è ancora trentenne), quasi sempre si tratta di donne (il 77,2%).
“I call center in outsourcing – racconta Giovanna Altieri, direttore Ires-Cgil - sono relativamente più localizzati nel Sud Italia. Grazie ai contributi europei molti imprenditori hanno delocalizzato l’azienda in queste aree dove è molto diffusa l’esternalizzazione. Sono frequenti i casi di poca chiarezza tra intrecci proprietari, ambiguità tra esternalizzazione e internalizzazione di servizi e appalti pubblici.”
Di recente in favore della stabilizzazione di molti lavoratori a progetto impegati nei call center sono scesi in campo sindacati e diversi testi normativi (circolare n. 17/06 del ministero del Lavoro e legge Finanziaria per il 2007, la n. 296/06), nonché l’Avviso Comune tra Cgil-Cisl-Uil e Confindustria. In particolare la circolare n. 17 (nota come “circolare Damiano”) oltre a prevedere una massiccia campagna informativa (fino a dicembre 2006) e di controlli a tappeto ha fornito chiare indicazioni per distinguere quando è corretto ricorrere a forme di lavoro subordinato e quando a forme di lavoro autonomo (contratto a progetto).
In sintesi la circolare ha stabilito che ogni attività “inbound” deve essere svolta da personale assunto con contratto subordinato, mentre per quelle “outbound” è legittimo il ricorso risorse inserite nella struttura con contratti a progetto. Questa differenziazione deriva dall’assunto secondo cui le attività inbound possono essere svolte utilizzando tempo e risorse psico-fisiche tipiche del lavoro subordinato e di norma a tempo indeterminato, laddove la presenza contemporanea di precisi indicatori di autonomia, come nel caso dell’outbound, può essere espletata “anche” con lavoro a progetto.

22-Dic-2007


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