Mercati internazionali: luoghi comuni e
sorprendenti realtà
I luoghi comuni creati dai mass media, i
racconti dei concorrenti e dei colleghi, la "legge del gregge". Una serie di
dati analitici per raccontare che cosa davvero significa muoversi nei
mercati internazionali.
di
Michele Lenoci
Le ragioni che sovente spingono le aziende ad affrontare determinati
mercati esteri vengono fornite non da accurati studi di fattibilità o,
quantomeno, da un’attenta analisi di dati ed informazioni sulle
caratteristiche di questi stessi mercati, ma da:
- luoghi comuni creati dai mass-media (nella maggior parte dei casi, una
fonte d’informazione poco attendibile);
- concorrenti o colleghi che raccontano fatti non veri per deviare gli
avversari o vantarsi di cose che in realtà non fanno;
- dalla cosiddetta “legge del gregge” (“vado dove vanno gli altri anche
se non so il perché”);
- semplici e superficiali impressioni suscitate da qualche viaggio
turistico (e che spesso vengono erroneamente identificate nel “fiuto
imprenditoriale”).
Eppure basterebbe operare un’attenta analisi di alcuni dati fondamentali,
quasi banali, per capovolgere tutta una serie di luoghi comuni riguardo la
scelta dei mercati esteri dove investire: in particolare i mass-media
puntano l’attenzione sulla Cina che risulterebbe una delle piazze ideali per
i nostri prodotti, considerata la sua grande crescita economica (9% annuo da
quasi un decennio) e la sua popolazione (quasi 1 miliardo e mezzo di
persone).
Ma è realmente così? Nella tabella 1 osserviamo le esportazioni italiane
degli ultimi 5 anni suddivise per paesi (in pratica chi sono i nostri
principali clienti e quanto hanno comprato da noi) e guardando con
attenzione possiamo già notare alcune particolarità inaspettate.
Tabella 1 - Esportazioni italiane negli ultimi 5 anni (dati ICE)
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Forse non ci sorprenderà che la Germania sia il nostro primo cliente ma
certo ci può stupire il fatto che:
- La Spagna ha oramai quasi raggiunto gli Stati Uniti per volume di
acquisto dei nostri prodotti (nonostante come dimensioni e ricchezza siano
due mercati estremamente diversi).
- Paesi come Grecia e Polonia comprano da noi più del ricco e sviluppato
Giappone.
- La Cina acquista da noi praticamente quanto il Portogallo, cioè molto
poco.
Si potrebbe obiettare che la Cina come mercato sia più recente ed abbia
grandi potenzialità di crescita. A questo proposito osserviamo la tabella 2
dove vedremo più chiaramente quale sia stato il trend delle nostre
esportazioni nei confronti di questi paesi negli ultimi 5 anni.
Tabella 2 - Andamento delle esportazioni italiane negli ultimi 5 anni
(2005 Gen-Ago) (dati ICE)
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Come si evince chiaramente dal grafico, nonostante l’enorme sviluppo
dell’economia cinese, le nostre esportazioni sono cresciute di poco, ed in
un periodo di ben 5 anni la Cina è riuscita a superare a malapena il
Portogallo, mantenendosi comunque ben al di sotto di paesi come Turchia e
Austria. Se conserverà ancora questo trend, tra 5 anni (forse) potrà
raggiungere la Turchia.
Quello che emerge in modo evidente è che alla crescita del mercato cinese
non corrisponde un equivalente incremento delle importazioni dei nostri
prodotti, mentre paesi più piccoli e vicini a noi geograficamente sono degli
ottimi mercati sia in valori assoluti che come trend di crescita.
Ciò non significa che il mercato cinese vada ignorato, ma tenendo
presente le enormi difficoltà logistiche che sussistono (non solo da un
punto di vista geografico) e considerando le caratteristiche delle nostre
PMI che spesso non hanno grandi budget a disposizione, sarebbe meglio
affrontare paesi non solo più facilmente raggiungibili, ma che rappresentino
un migliore sbocco per i nostri prodotti.
E’ chiaro che da questa prima analisi emerge il bisogno di comprendere il
perché di questi dati (non solo quelli legati alla Cina, ma anche perché in
Spagna vendiamo quasi quanto negli USA o perché esportiamo così poco nel
ricco Giappone).
L’importanza di studiare i mercati, anziché affidarci al caso o alla
fortuna, consiste principalmente nella possibilità di poter ridurre gli
errori, evitando spreco di tempo e denaro, e aumentare quindi le probabilità
di successo. Comprendere questi fattori ci consentirà dunque di individuare
i mercati migliori per la nostra azienda e le strategie da adottare.
21-Gen-2006
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