Zopa.it sbanca sul mercato italiano
Il social lending 2.0, ovvero il prestito
tra privati attraverso il canale internet e senza intermediari, arriva in
Italia con Zopa.it. Gli strumenti? 600 mila euro di investimento iniziale,
una SpA con trent’anni di esperienza nel settore finanziario e tanta voglia
di trasparenza. Eccellere ha intervistato Maurizio Sella, Amministratore
Delegato di Zopa.it.
di
Enrico Ratto
Maurizio Sella,
Amministratore Delegato di Zopa.it |
La Zona di Possibile Accordo è un concetto molto antico in economia. Si
tratta del punto in cui due negoziatori raggiungono un equilibrio e, quindi,
possono procedere ad un accordo.
Il social lending è una pratica altrettanto antica. Si tratta del prestito
tra due privati, senza intermediazione: le due parti stabiliscono il tasso
di interesse, il prezzo del denaro, e prestatore e richiedente stipulano un
accordo. Il Web 2.0, al contrario, è un concetto molto recente, ma evoca
un’esigenza antichissima per la società umana: fare comunità.
Zopa.it è una community moderna, un’esperimento finanziario, un’impresa, una
SpA con 600 mila euro di capitale che si concretizza nella sintesi di questi
tre concetti: prestatore e richiedente si trovano su uno spazio web
www.zopa.it, l’uno con
l’esigenza di investire denaro, l’altro di richiederlo in prestito. Le due
parti trovano un punto di incontro sul tasso di interesse e sulla durata del
prestito, e l’accordo è fatto. Zopa.it, in cambio di una commissione, vigila
sul livello di rischio dei richiedenti, distribuisce tra più soggetti il
prestito in modo da minimizzare il rischio e riduce l’intervento di
intermediazione. Un modello che segna l’evoluzione della “Finanza 1.0”: le
banche online fondate su tempismo, efficienza, assenza di intemediari,
abbattimento dei costi. Questa volta, con un pizzico di community in più.
Eccellere ha intervistato Maurizio Sella, vent’anni di esperienza nella
finanza internazionale tra Citigroup e Julius Baer Group, nessun legame con
il gruppo bancario biellese, fondatore e Amministratore Delegato di Zopa.it.
Dottor Sella, da quale esigenza di mercato nasce il social lending?
L’esigenza primaria è di ridurre o eliminare l’intermediazione sul
mercato. Questo è avvenuto, nel tempo, in molti settori: nel commercio, nel
turismo, nel sistema bancario. La seconda esigenza è legata al mondo
finanziario: ogni persona desidera controllare direttamente i propri
investimenti. Per quanto riguarda l’Italia, nel mercato del prestito al
consumo la domanda è molto elevata, negli ultimi anni hanno avuto notevole
successo strumenti come le carte di credito revolving, la “cessione del
quinto”. C’era quindi ampio spazio per lanciare anche qui il social lending.
Che tipo di struttura è Zopa in Italia?
Siamo dodici persone, e si tratta di un’azienda molto complessa. Abbiamo
iniziato a lavorare circa un anno fa, nel novembre 2006. Un anno per
acquisire l’utilizzo del brand inglese Zopa, per ottenere i permessi legati
al sistema del credito italiano, per costruire una squadra con alta
esperienza nel settore della finanza, in grado di dare garanzie quando si
parla di minimizzare il rischio dell’investimento.
In numeri, che cosa è Zopa.it?
Siamo nati come una srl, oggi siamo una SpA con un capitale di 600 mila
euro. Abbiamo un gruppo di azionisti variegato, tra cui un fondo e alcuni
imprenditori che hanno partecipato all’investimento nel progetto.
Che rapporto c’è tra Zopa.it e Zopa UK?
Zopa è nata in Inghilterra nel marzo 2005. Noi abbiamo stabilito un
rapporto di franchising agreement. Abbiamo acquisito marchio e tecnologia,
cioè la gestione della clientela attraverso il sistema informatico. Per
tutto il resto, siamo totalmente indipendenti, a partire dalla gestione
della comunicazione e del marchio stesso.
Zopa è presente in Inghilterra, in Italia e…
E al momento solo negli Stati Uniti. L’Italia è stato il secondo paese ad
accogliere Zopa. Zopa UK ha ricevuto moltissime richieste dagli ambienti
finanziari di diversi paesi, ma pochi sono stati selezionati. Vengono
richieste molte garanzie per quanto riguarda i finanziatori del progetto e
il team che andrà ad operare nel Paese, il management.
Come pensate di lanciare su larga scala Zopa.it?
Siamo partiti con una strategia di comunicazione molto innovativa.
Abbiamo sfruttato intensamente due termini molto in uso oggi: virale e web
2.0. La comunicazione è stata scelta da una community a cui hanno aderito
500 creativi, ognuno con progetti molto interessanti e di alto valore. Le
idee si possono trovare oggi su
www.zopacontest.it.
Inoltre, stiamo lavorando molto con i blog. Zopa è un business complesso, e
il suo sviluppo necessita di molto tempo. Ovviamente, faremo anche
comunicazione fuori dal web.
Che cosa differenzia Zopa.it dal mondo bancario tradizionale? Quale è
il vostro valore aggiunto?
Oltre, come dicevamo, ad aver eliminato l’intermediazione, noi siamo
persone fisiche e mettiamo in relazione persone fisiche. Il prestatore
conosce i nomi, sotto forma di nickname, di chi richiede il prestito.
Inoltre, c’è un senso di comunità molto sentito. E lavoriamo per essere
totalmente trasparenti. Quando si lavora con una community di persone molto
preparate, perché chi ci scrive ci ha dimostrato di essere molto attento ai
meccanismi finanziari, dobbiamo mantenere un atteggiamento sempre
trasparente.
Otterrete più interesse verso l’investimento - i prestatori - o verso
la richiesta del prestito?
In questa fase di lancio siamo più conosciuti nel mondo dei prestatori.
Durante i primi quindici giorni del lancio abbiamo raccolto circa 500 mila
euro, ogni prestatore ha messo a disposizione in media 1500 euro. Sono tutte
persone con un background finanziario avanzato. Andando avanti nel tempo,
pensiamo che anche l’efficienza del prestito avrà successo. Crediamo che
prestatori e richiedenti a breve si bilanceranno. Da parte nostra, dobbiamo
continuare a lavorare con severità nella concessione del prestito, anche se
non ci poniamo come responsabili diretti dell’insolvenza del debitore. Oggi
concediamo 3 prestiti ogni 10 richieste. Solo questo ci consente di ottenere
fiducia nella community.
Credete che il libero incontro tra domanda e offerta manterrà più
bassi i tassi di interesse?
Diciamo che i numeri dicono questo, in Inghilterra i tassi di interesse
di Zopa sono più bassi della media del sistema bancario. Ma non è la nostra
priorità: avere un prodotto, il denaro, che costa poco non è un fattore
determinante. Lo invece sono l’esperienza, la capacità di gestire al meglio
il rischio, l’efficienza.
Quali sono i piani di sviluppo di Zopa.it?
Il break–even finanziario lo raggiungeremo entro tre o quattro anni. Ma
quello che ci interessa di più è la crescita della comunità attiva. Contiamo
di avere 200 mila iscritti nei prossimi 3 anni, e 40
mila persone che si siano scambiate denaro.
Lei sa che nasceranno dei competitors, state aprendo un mercato…
E’ naturale che sorgeranno dei competitors, e porteranno business.
Significherà che le persone avranno maturato un buon livello di fiducia
nello strumento. Mi auguro solo che i concorrenti siano slegati dai grandi
gruppi finanziari, che siano dei concorrenti alla pari. Come dicevo, però,
la community è molto attenta e informata, per questo bisogna essere sempre
coerenti con i principi fondanti del nostro marchio e del social lending.
09-Dic-2007
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