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XVIII Tavola Rotonda di Business International: un momento di confronto tra governo e imprese.

Un momento di confronto tra imprenditori e governo per chiarire meglio i punti di vista su telecomunicazioni, fisco, infrastrutture e scambi commerciali con l’estero. Molte osservazioni e, soprattutto, tante domande utili al Paese.

di Enrico Ratto

La diciottesima edizione della Tavola Rotonda con il Governo Italiano organizzata da Business International (Roma, 12 e 13 novembre 2007) ha affrontato i pilastri su cui governo e imprese devono trovare punti di collaborazione attiva, se si vuole perseguire lo sviluppo del Paese. In particolare, i temi affrontati durante l’interessante maratona di due giorni sono stati: fisco, infrastrutture, telecomunicazioni, Europa e politica monetaria sul tema del cambio Euro – Dollaro, burocrazia e amministrazione, mercato del lavoro e welfare.

Sembra di guardare l’Italia a 360°, in realtà si tratta di temi con un denominatore comune ben preciso, e anche solo la scelta di questi argomenti piuttosto che altri (criminalità, per esempio) sembra dare un’agenda delle priorità nel rapporto governo – imprese.
Obiettivo comune: la competitività.
E’ la messa a punto di tutti questi elementi che determina la competitività del sistema Italia sul mercato. Per quanto riguarda la politica fiscale, grande attenzione è da porre sul convincimento morale dei cittadini, prima che sull’atteggiamento inquisitorio verso chi non paga le tasse. Il famoso senso civico, insomma, che da pura “utopia” viene elevato a “atteggiamento pragmatico” in un meccanismo che non può destinare ulteriori risorse al contenimento dell’evasione. Secondo Giorgio Benvenuto, presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato “il senso civico deve convincere gli italiani che, se tutti pagano le tasse, l’esborso per ognuno sarà minore”.
Ma attenzione, un buon bilancio non si fa solo con le entrate, sottolinea l’ex ministro Augusto Fantozzi. Esiste il problema dell’efficienza, affrontato in maniera molto approfondita dagli ospiti della tavola rotonda sull’e-government nella pubblica amministrazione. Una burocrazia più efficiente riduce le spese, ottimizza l’impiego delle tasse, è meno populista dei proclami sugli stipendi dei parlamentari.

Senza dubbio meno politica e discussione dai toni più imprenditoriali è stata la tavola rotonda sul tema “telecomunicazioni”. Ospiti: Alessandro Mondini Branzi, AD di Nokia Italia, Pietro Guindani, AD di Vodafone Italia, Claudio Cappon, Direttore Generale RAI, Gina Nieri, nel CdA di Mediaset e il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Domanda trasversale a schieramenti e aziende: dove si andrà con il digitale? E il vero problema sta nell’oligopolio televisivo o nella mancanza di contenuti? In altre parole: posto che il digitale, nel sistema televisivo, aumenterà il numero degli attori sul mercato, siamo davvero sicuri che poi ci saranno i contenuti per riempire i palinsesti, o i progetti editoriali in senso più ampio? I contenuti verranno dal pubblico stesso, grazie ad una forte interazione con i gestori di telefonia che permetteranno l’invio di dati in tempi molto rapidi? Oppure, gli attori del mercato non cresceranno in maniera sostanziale perché mancano le idee, e le risorse per acquisire nuove idee?
“Il passaggio dall’analogico al digitale” ha dichiarato il Ministro Gentiloni “avverrà nel 2012. Entro quella data, gli italiani riceveranno il segnale digitale, con una conseguente crescita della programmazione free”. Servizio pubblico? “Servizio per il pubblico” distingue Pietro Guindani, AD di Vodafone “E’ necessario fare questa distinzione, altrimenti si perde il senso del mercato. Gli operatori televisivi e telefonici hanno come riferimento gli italiani, non una nicchia, dunque si parla di pubblico nel senso più ampio. Ma le aziende devono confrontarsi con il mercato, dunque il loro non è un servizio pubblico nel vero senso del termine, ma un servizio assolutamente privato destinato al pubblico”.

Dalle reti virtuali a quelle reali, di binari ed asfalto. Il sistema delle infrastrutture, da sempre, ha rappresentato l’ambiguità tra servizio pubblico e per il pubblico. Il momento attuale sembra quello di una nave a metà della traversata: non si vedono i risultati, ma non mancano i progetti. “Siamo indietro su alcune cose” ha sottolineato Innocenzo Cippolletta, Presidente di Ferrovie dello Stato “Ma su altre siamo molto avanti: il tunnel del Brennero, per esempio”. Il problema è sapersi coordinare con gli altri stati europei: quando la Torino – Lione raggiungerà le Alpi sul fronte francese, in Italia non saremo pronti ad accogliere la linea. Vista la vicinanza, in un settore come questo, tra il mondo manageriale e quello politico, il discorso è finito sullo Stretto di Messina, sulle promesse e sulle penali. Sembra che gli imprenditori abbiano saputo tutelarsi molto bene, con il rischio che “fare impresa” non corrisponda a raggiungere il traguardo, ma ad fare utili su ogni singolo metro, indipendentemente se si arriverà mai alla fine. Pietro Ciucci, presidente dell’Anas, ha definito questo atteggiamento “difendere il progetto”.

Per concludere, di grande interesse il dibattito sull’Euro forte, a cui Elido Fazi ha dedicato un’ampia parte del suo discorso di apertura delle due giornate di tavola rotonda. Euro forte significa solo rischi per le esportazioni? Gli argomenti a favore dei benefici, in realtà ruotano intorno ad un unico prodotto: il petrolio. L’Euro forte frena i prezzi del greggio, notoriamente scambiato in dollari (almeno finchè i sauditi saranno legati economicamente, e come sistema di cambio, agli USA).
Ma, uscendo dal dibattito pro/contro l’Euro forte, il fatto sicuramente fa emergere tutti i rischi di una politica monetaria europea – di chiaro stampo tedesco - fondata esclusivamente sul controllo dell’inflazione, variabile da cui la Banca Centrale Europea vuole far derivare tutte le altre leve economiche: rilancio dell’economia, indebitamento dei paesi, sistema dei cambi. Forse, è stato osservato durante il convegno, fare affidamento su un’unica variabile espone ad un certo numero di rischi. E allora il discorso è da spostare sul peso che ogni Paese ha nel sistema delle Banche Centrali, e di conseguenza sul peso che gli istituti di credito italiani hanno in Europa. “In seguito al risiko bancario” si domanda Lapo Pistelli, Europarlamentare “L’Italia ha più o meno rappresentanza nel sistema bancario europeo?”
Domande senza una risposta univoca, ma che consentono di aprire il dialogo e sviluppare il confronto. Quello che più serve al sistema Italia.

27-Nov-2007

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