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Uno sguardo al Kazakhstan: tra istanze di rinnovamento e diplomazia dell’energia

Il Kazakhstan è il paese leader della vasta regione centrasiatica: crescita economica sostenuta, stabilità politica ed enormi giacimenti di idrocarburi continuano ad attrarre forti investimenti esteri. Limitare l’attenzione al solo settore dell’oil & gas sarebbe tuttavia riduttivo: i settori di interesse per gli investitori italiani possono essere davvero molti.

di Manlio Masnata e Christian Piccardo
 

“Le performance macroeconomiche da record del Kazakhstan sono state impressionanti… Con una giusta politica macroeconomica, il Kazakhstan sarà ben posizionato per continuare la sua storia di successo”. Aasim M. Husain, Division Chief per il Dipartimento Medio Oriente e Asia Centrale del Fondo Monetario Internazionale, ha così definito, nel dicembre 2006, lo straordinario successo del paese centrasiatico.

Crescita annua del PIL superiore al 9%, bilancio pubblico in attivo, grado di apertura economica elevato, surplus commerciale di tutto rispetto, domanda interna in ascesa favorita dalla crescita del reddito pro capite e dall’espansione del credito bancario: il Kazakhstan è, senza dubbio alcuno, il paese leader della Regione. Le problematiche relative a un alto indebitamento delle banche in valuta estera, un saldo negativo delle partite correnti e un debito estero sul PIL superiore al 90% e in continua crescita (le riserve valutarie sono comunque in forte aumento, attualmente pari a sette mesi di importazioni), non preoccupano più del dovuto le autorità kazake.

Il paese resta infatti il più importante produttore di energia dell’Asia Centrale: lo scorso gennaio l’Oil and Gas Journal ha stimato in 30 miliardi di barili le riserve di greggio del Kazakhstan (per Stati Uniti e Russia la stima era, rispettivamente, di 21,8 e 60 miliardi di barili); nel settore petrolifero, il Paese punta a una crescita produttiva molto sostenuta nei prossimi tre anni, principalmente grazie ai giacimenti di Tengiz, Karachaganak, Kashagan e Kurmangazy, mentre per quanto riguarda il gas naturale il paese possiede importanti riserve concentrate nelle quattro regioni occidentali (Atyrau, Mangghystau, Aqtöbe e Kazakhstan dell’Ovest). Un aumento di produzione, che, dato il consumo interno limitato, si tradurrà in un forte aumento delle esportazioni di idrocarburi.
 

Tuttavia, nonostante petrolio e gas rappresentino il 30% del PIL e il 50% delle entrate del Governo, l’industria estrattiva occupa solo una quota limitata della forza lavoro del paese, distribuita fra agricoltura (cereali, cotone e tabacco), settore delle costruzioni (dove numerosi sono gli appalti pubblici, in particolare per la capitale Astana), siderurgia e servizi; stipendi e salari sono in crescita ma restano assolutamente competitivi, mentre i dati nazionali riguardanti il salario medio vanno analizzati con estrema attenzione, visti i forti divari esistenti tra le diverse regioni del paese.

Grazie ai progetti finanziati da Banca Mondiale, Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e ai prestiti del Fondo Monetario Internazionale (oggi non più necessari) e della Banca Asiatica per lo Sviluppo, gli investimenti esteri sono aumentati vertiginosamente e sono in continua crescita: diverse classifiche internazionali segnalano le interessanti perfomances politico-economiche del Kazakhstan e tra i più noti indicatori di business climate l’unico dato negativo è il posizionamento del paese nel Corruption Perceptions Index 2006.


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Aumento dei prezzi energetici e necessità di diversificazione delle fonti di approvvigionamento hanno spinto Russia, Cina e Unione Europea a un sempre maggiore interesse verso l’Asia Centrale. Anche se il petrolio kazako non risolverà i problemi di approvvigionamento dell’UE, l’intera Unione è il primo partner commerciale del Kazakhstan e nel 2004 rappresentava anche il primo investitore estero, con il 40,7% del totale degli investimenti diretti esteri (IDE).

Se Olanda, Stati Uniti e Gran Bretagna rappresentano i principali paesi investitori, l’Italia è comunque ben posizionata: in Kazakhstan operano aziende italiane legate al settore estrattivo quali ENI, AGIP, SAIPEM e SNAM ma anche Lavazza, Indesit, Max Mara e molte altre, mentre l’export italiano è dominato dalla meccanica (50% del totale).

Il paese sta affrontando una sfida cruciale: utilizzare le ingenti entrate del settore energetico per diversificare l’economia (esposta ai rischi connessi alla volatilità dei prezzi delle commodities) e investire in istruzione, sanità, istituzioni stabili e ambiente. Al momento dell’indipendenza, il Kazakhstan ha ereditato infrastrutture obsolete, un’agricoltura in grave difficoltà per i processi di salinizzazione e desertificazione dei terreni, prosciugamento e inquinamento del Lago d’Aral, crescita incontrollata del livello dei prezzi, mancanza di una classe imprenditoriale abituata a operare in condizioni di mercato non protetto, burocrazia lenta e corruzione diffusa.

Nonostante ciò, il paese ha saputo reagire positivamente alle crisi degli anni ‘90 (cattivi raccolti, crisi asiatica e russa, forti variazioni del prezzo del petrolio), ha privatizzato numerose aziende di stato, attrae investimenti esteri (nella CSI è secondo solo alla Federazione Russa), è in attesa dell’ammissione al WTO, è membro della Shanghai Cooperation Iniziative, punta, entro il 2010, a finanziare la ricerca scientifica con il 2% del PIL e sta sviluppando una rete di trasporto fondamentale per i collegamenti terrestri tra Unione Europea e Asia.

Un mercato, quello kazako, che potrebbe quindi risultare molto interessante per diverse aziende italiane.

Analisi politica

Con un territorio grande nove volte l'Italia, e una popolazione di circa 16 milioni di abitanti, il Kazakhstan è la più grande delle repubbliche dell'Asia Centrale un tempo appartenenti all'Unione Sovietica, nonché il Paese con il tenore di vita più alto nella regione.
Il Kazakhstan è governato con fermezza dal 1991 dal Presidente Nursultan Nazarbayev, ex dirigente del partito comunista dell’URSS, il quale da pochi anni risiede nella nuova capitale, Astana. L’opposizione, sebbene sia rappresentata in Parlamento, è poco incisiva e tenuta al margine della vita politica; tuttavia la sicurezza interna non rappresenta un grosso problema, e non esistono particolari tensioni tra la popolazione kazaka e la minoranza russa (circa un terzo).

La politica del governo per la rivitalizzazione dell'economia, obiettivo primario sin dall’indipendenza, è stata coerente e si è basata sulla privatizzazione, sulla liberalizzazione dei prezzi e sull'apertura agli investimenti stranieri. Anche se la strada verso un grado di benessere paragonabile a quello dell’Europa Occidentale è ancora lunga, la ripresa è stata evidente.
Il Kazakhstan è l'unico paese dell'Asia Centrale ad avere una storia di relativo successo dal punto di vista dello sviluppo politico, sociale ed economico ed è per questo che la sua politica estera è indirizzata verso l'ambizioso obiettivo di porsi a capo di un'unione a livello regionale (concetto ribadito anche recentemente da Nazarbayev in un'intervista televisiva).

Sebbene le condizioni possano essere giudicate favorevoli alla formazione di un’unione economica regionale, l'Asia Centrale non è pronta a un'integrazione di questo livello. Le ragioni risiedono principalmente nell'atteggiamento schivo da parte dell'Uzbekistan nel ricercare relazioni con i Paesi vicini e nella posizione isolazionista del Turkmenistan.

Leggi anche: "Bonatti: un’azienda italiana in Kazakhstan"

13-Lug-2007

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