Le imprese italiane e l’India
Basso costo del lavoro, manodopera
specializzata, crescita del PIL superiore all’8% ed evidenti vantaggi
competitivi in settori quali tessile, informatica, outsourcing: l’India
è un mercato sempre più interessante per molte aziende italiane.
di
Christian Piccardo
Eccellere ha intervistato Gianmario Sbranchella, Executive Vice
President della Camera di
Commercio Indiana per l’Italia (ICCI), fondata nel 2002 per
promuovere gli scambi commerciali, tecnologici, culturali e turistici
tra India e Italia.
Gianmario Sbranchella
Executive Vice President della ICCI |
Dott. Sbranchella, iniziamo con alcuni dati: quante sono le aziende
italiane operanti in India? Quali sono i settori maggiormente presenti?
Le aziende italiane attualmente presenti in India con unità produttive,
joint venture, branch offices e liason offices sono circa 150. I settori
maggiormente rappresentati sono quello delle automotive, seguito dal tessile
e abbigliamente e dal settore meccanico.
C’è una strategia di internazionalizzazione preferita rispetto alle
altre?
Fino ad un paio di anni fa le aziende italiane andavano in India
principalmente per abbattere i costi produttivi, sfruttando in particolare i
bassi costi della manodopera, per poi importare verso il nostro paese. Oggi
questo trend è mutato. La maggior parte delle nostre aziende oggi guarda
soprattutto al mercato indiano come destinazione dei propri prodotti. La
maggior parte delle aziende che oggi si rivolge alla Camera di Commercio
Indiana vuole esportare verso l’India oppure produrre in loco per il mercato
indiano.
I settori energetico, informatico, siderurgico, automobilistico,
tessile e delle TLC stanno attirando verso l’India forti flussi di
investimenti diretti esteri (IDE). Spesso, però, le nostre PMI non hanno
grandi budget a disposizione: investono in India solo le grandi aziende?
Fino ad oggi hanno investito in India soprattutto le grandi imprese, e
questo lo dicono i numeri. Circa il 75% delle aziende italiane presenti in
India sono di grandi dimensioni. Ultimamente però anche le PMI italiane
hanno preso coscienza della necessità di internazionalizzarsi ed hanno
iniziato a guardare al mercato indiano. La differenza sta soprattutto nella
necessità per le PMI di godere dell’appoggio da parte di enti istituzionali
italiani ed indiani, che li sappiano indirizzare bene.
Quali sono gli ostacoli principali per un’impresa italiana interessata
ad operare in India?
Gli ostacoli per una azienda italiane che vuole investire in India sono
oggi infinitamente meno di quanti fossero prima delle riforme iniziate nel
1991-92. In alcuni settori però ci troviamo ancora di fronte a limitazioni
agli investimenti esteri diretti, in altri vi sono dei problemi dati dai
limiti di quote riservate ai gruppi stranieri per le JV. L’export italiano
deve invece fare i conti in alcuni casi con il permanere di dazi piuttosto
elevati. Un esempio su tutti, il vino, per cui si applica ancora oggi un
dazio del 100%. Si parla da tempo di abbattere anche questi dazi, ma il
governo indiano si sta muovendo con una certa cautela.
Nelle “Linee direttrici dell’attività promozionale 2007”, il Ministero
del Commercio Internazionale ha scelto l’India come paese prioritario
nell’ambito dei Paesi BRIC (Brasile , Russia, India e Cina). Possiamo
tracciare un primo bilancio del 2007? Il “Sistema Italia” ha un’adeguata
strategia di rete?
Il 2007 è stato un anno estremamente positivo nelle relazioni economiche
tra Italia ed India. L’anno è iniziato di fatto con la missione del
Presidente del Consiglio Prodi, che ha concluso importanti accordi ed ha
destato grande interesse nei confronti dell’India in tutto il paese. I buoni
risultati dell’interscambio tra India ed Italia (quadruplicato dal 2001 ad
oggi) sono dovuti però solo in parte ad iniziative pure importanti come
quelle del Ministero per il Commercio Internazionale. L’aumento
dell’importanza dell’India come partner economico del nostro paese è
strutturale, ed è destinato a crescere anche dopo il 2007.
Il “World Investment Prospects to 2011” dell’Economist sottolinea come
il Paese sia ancora ben al di sotto del potenziale di IDE in entrata: il
miglioramento delle infrastrutture e un’adeguata riforma del mercato del
lavoro sono indicati come interventi urgenti. Per rendere la crescita più
inclusiva e dimezzare la quota di popolazione al di sotto della soglia di
povertà entro il 2015 – uno dei Millennium Development Goals delle Nazioni
Unite - il Governo vuole raggiungere, e mantenere, una crescita del PIL del
10% annuo entro 4 anni. Qual è la sua opinione in merito?
Io credo che l’obiettivo di assicurare una crescita del PIL superiore al
10% verrà raggiunto, e non solo per 4 anni ma per un periodo molto più
lungo. Dico questo perché negli ultimi anni l’economia indiana ha sempre
ottenuto performance migliori rispetto a quanto previsto dal governo
indiano. Inoltre l’India sta modernizzando molti settori della propria
economia bruciando le tappe dello sviluppo. In molti settori l’India sta
compiendo in pochi anni gli stessi progressi che molte nazioni sviluppate
hanno in passato compiuto in decenni. Ed i margini di crescita sono ancora
enormi, per certi versi sorprendenti
Non ci sono soltanto imprese italiane che cercano vantaggi competitivi
nel subcontinente indiano: diverse aziende indiane, attratte dalla qualità
del Made in Italy, hanno acquisito storici marchi italiani del settore
tessile e investito in ricerca …
Le acquisizione di aziende europee ed americane da parte di aziende
indiane sono una delle novità più interessanti nel panorama internazionale.
Questo è dovuto alla straordinaria disponibilità di capitali resa possibile
dal boom economico degli ultimi anni. Grandi aziende indiane stanno facendo
shopping in occidente: aziende farmaceutiche, siderurgiche e chimiche sono
state il primo obiettivo. Gruppi indiani hanno acquisito aziende in
Germania, UK, USA e persino in Cina. Il nostro paese attrae le aziende
indiane soprattutto nel settore tessile ed abbigliamento, laddove l’elevata
qualità e l’importanza del brand italiano sono riconosciuti nel mondo. E’
naturale che aziende indiane del settore tessile ed abbigliamento nel
tentativo di innovare le proprie collezioni, di migliorare la qualità e di
lanciare sul mercato brand conosciuti e di impatto guardino soprattutto al
mercato italiano
Per concludere: quali saranno le prossime iniziative dell’ICCI?
La Camera di Commercio Indiana per l’Italia è in una forte fase
espansiva, dovuta all’aumento esponenziale delle richieste di aziende
italiane intenzionate ad investire in India. Intenzione della Camera è
continuare a fornire i servizi di sempre, puntando però a migliorarli ed a
renderli disponibili per un numero maggiore di imprese. Nel 2007 abbiamo
organizzato 6 missioni commerciali in India, portando nel paese oltre 70
aziende. Nel 2008 puntiamo ad aumentare il numero delle missioni, rendendole
un appuntamento quasi mensile. Inoltre stiamo puntando a veicolare
l’immagine della nuova India attraverso l’organizzazione di seminari e di
corsi di formazione in collaborazione con enti pubblici, camere di commercio
ed istituzioni accademiche.
25-Nov-2007
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