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Slovacchia: una piccola tigre nell’Est europeo
Nata nel 1993 dopo la separazione dai
cugini cechi, la Slovacchia segna da tempo una crescita economica
sorprendente: il paese, passato in pochi anni da un’economia pianificata
a un’economia di mercato, vanta una serie di vantaggi competitivi di
sicuro interesse per gli investitori italiani.
di
Christian Piccardo
Passare
in pochi anni da un’economia pianificata a un’economia di mercato
competitiva; superare con successo una fase di difficoltà in politica
interna e riuscire a giocare un ruolo regionale di tutto rispetto; battere
la concorrenza di Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania
nell’attrazione di investimenti esteri e rispettare i parametri di
Maastricht per adottare l’euro nel 2009. A quindici anni dalla nascita, la
giovane Repubblica Slovacca può vantare un cammino riformista e una crescita
economica di notevole portata. Una “performance economica stellare” – così
l’ha definita l’OCSE – per un paese che alla data dell’indipendenza (gennaio
1993) presentava un quadro economico non facile da affrontare, con un tasso
di disoccupazione altissimo e un settore industriale da ammodernare e
diversificare.
Oggi la Slovacchia vanta una crescita del PIL straordinaria, con valori
prossimi al 9% per gli anni 2006 e 2007. Poche settimane fa, l’Istituto
Nazionale per la Politica Finanziaria ha rivisto al rialzo le stime per
l’anno in corso, prevedendo un tasso di crescita del 7,5%. Anche la Banca
Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea concordano su
una crescita sostenuta per le annate 2008-2009: è previsto un tasso di
crescita sicuramente inferiore rispetto al biennio 2006-2007, ma davvero
eccezionale se paragonato al tasso medio dell’UE a 27. Certo, diversi paesi
dell’Est europeo segnano una crescita del PIL di tutto rispetto: tuttavia
ciò avviene spesso in presenza di elevata inflazione e conti pubblici fuori
controllo. Il Governo slovacco sta invece attuando una politica economica e
monetaria estremamente oculata per soddisfare i requisiti necessari
all’adozione della moneta unica: per quanto riguarda, in particolare, la
spinta inflazionistica, per contenere inflazione e apprezzamento della
corona slovacca, il 19 marzo 2007 è stata effettuata una rivalutazione
dell’8,5% della moneta nazionale nell’ambito dell’Exchange Rate Mechanism (ERM
II), mentre è allo studio l’adozione di una legge volta a combattere aumenti
dei prezzi ingiustificati al momento del passaggio dalla corona all’euro.
Fonte: World Bank, Global Economic Prospect 2008, elab. Eccellere
Ma qual’è la ricetta della crescita slovacca? Dalla fine degli anni ’90,
la Slovacchia ha intrapreso una serie di riforme volte a favorire
l’attrazione di IDE, l’incremento della capacità produttiva e il
miglioramento delle infrastrutture, la crescita dell’export e della domanda
interna, l’abbattimento del tasso di disoccupazione. Il paese presenta
indubbi vantaggi competitivi quali posizione geografica strategica, bassi
salari e manodopera qualificata, ma soprattutto la pressione fiscale più
bassa dell’intera UE: l’introduzione di una flat tax (imposta ad aliquota
unica per persone fisiche e imprese) al 19% e la promozione di esenzioni
fiscali totali o parziali per incentivare la creazione di posti di lavoro
nei settori considerati strategici, per favorire l’innovazione tecnologica e
l’efficienza energetica, unite alla legge sull’incentivazione dei parchi
industriali, hanno portato ad vero e proprio boom degli investimenti esteri
nel Paese.
La riforma fiscale ha provocato forti malumori nell’elettorato slovacco -
causati dai tagli alla spesa pubblica e dal numero elevato di
privatizzazioni in un contesto di disoccupazione che nel 2001 viaggiava
ancora intorno al 19%. È tuttavia indubbio il ruolo svolto da flat tax e
incentivi fiscali nell’attrazione di IDE: importanti aziende hanno preferito
la Slovacchia alla Repubblica Ceca o alla Polonia proprio per questo motivo.
Sony e Ryoka a Nitra-Sever e Nitra-Juh, Samsung a Trnava, Kia Motors a
Zilina, Ford a Kechnec e poi Volkswagen-Skoda, PSA Peugeot-Citroen, US Steel
sono solo alcuni dei colossi industriali presenti nel paese. L’industria
automobilistica, in particolare, sta continuando a segnare nuovi record: nel
2007 - grazie all’avvio di nuovi stabilimenti produttivi - la Slovacchia è
divenuta leader mondiale per produzione di automobili rispetto al numero di
abitanti (106 auto ogni mille abitanti, seconda la Repubblica Ceca con 91
veicoli/1000 ab.) e secondo i dati forniti dall’Associazione Slovacca
dell’Industria Automobilistica la vendita di auto nel paese nel mese di
gennaio è in forte crescita (con Skoda leader nel mercato interno).
La regione di Bratislava ha attratto la grande maggioranza degli
investimenti esteri, tuttavia il Governo sta cercando di incentivare la
creazione di insediamenti produttivi anche nel resto del paese per abbattere
del tasso di disoccupazione. Secondo dati diffusi dall’ufficio ICE di
Bratislava, a novembre 2007 il tasso di disoccupazione in Slovacchia –
calcolato secondo la metodologia UE - era ancora dell’11%, con livelli
estremamente preoccupanti soprattutto per le regioni dell’est e per la
fascia di popolazione al di sotto dei 25 anni (a tal proposito, un recente
report dell’OCSE indica come necessaria un’adeguata riforma degli istituti
professionali superiori volta ad avvicinare i curricula degli studenti alle
richieste delle aziende). La correzione degli squilibri regionali è stata
del resto indicata dal Ministro per le Costruzioni e lo Sviluppo Regionale
Marian Janusek quale misura prioritaria per migliorare crescita
occupazionale e competitività: una quota rilevante dei fondi destinati
dall’UE alla Slovacchia per il periodo 2007-2015 verrà così destinata al
miglioramento della rete infrastrutturale.
Ma il paese, come dicevamo, punta anche sull’innovazione: nel quartiere
Vajnory di Bratislava sorgerà un parco industriale ad alta tecnologia per
aziende dei settori elettronico, biotecnologico e IT. La spinta alla
modernizzazione è confermata dall’indagine Eurostat “Internet usage by
enterprises 2007”, secondo la quale in Slovacchia il 98% delle imprese ha
accesso a internet (seconda nell’UE alla sola Finlandia), il 76% dispone di
collegamenti broadband e il 70% ha un sito aziendale (per quest’ultimo
l’Italia non va oltre il 57%).
Vantaggi competitivi, riforme, sviluppo economico e crescita degli
investimenti esteri portano il paese ad occupare posizioni di prestigio
nelle principali classifiche internazionali riguardanti il business
environment.
click per ingrandire
Per quanto riguarda gli scambi con l’estero, importazioni ed esportazioni
slovacche sono ampiamente dominate dal settore merceologico relativo a
macchinari e veicoli, seguito da quello dei beni di consumo; al terzo posto
nell’export slovacco i prodotti industriali, mentre la stessa posizione
nell’import è occupata dai combustibili. Se Germania e Repubblica Ceca
rappresentano i principali partners commerciali della Slovacchia, un dato
particolarmente rilevante riguarda il continuo calo dell’interscambio con la
Russia. Il nostro paese occupa invece una posizione significativa sia come
paese fornitore che come cliente; inoltre, secondo dati forniti dalla Banca
Nazionale Slovacca ed elaborati dall’ICE, l’Italia si colloca al quarto
posto nella classifica per IDE in Slovacchia nel periodo 1993-2006 con un
12,3% del totale, preceduta da Olanda (19,1%), Germania (17,9%) e Austria
(14,8%). Scorporando i dati relativi al solo settore bancario, l’Italia
copre – nello stesso periodo - ben il 36,5% degli IDE, superata dalla sola
Austria (50%): Banca MPS, Banca Popolare di Vicenza e Unicredit sono solo
alcune delle realtà bancarie italiane presenti nel paese. L’Italia ha
giocato un ruolo importante anche nel processo di privatizzazione di
importanti attività slovacche, pensiamo, ad esempio, ai processi di
acquisizione e partecipazione realizzati da banche italiane o alla gara
vinta da Enel per la cessione del 66% dell’Ente Nazionale per l’Energia
Elettrica; nel paese sono presenti importanti gruppi industriali italiani e
la volontà slovacca di puntare sullo sviluppo del settore turistico –
attività sciistiche e termali - sembra offrire ottime possibilità alle
aziende italiane del settore, nonostante i crescenti investimenti di Cina,
Corea del Sud e Polonia.
Analisi politica
Nel 1993 la Slovacchia diventa indipendente a seguito
della dissoluzione della Federazione cecoslovacca. Con il Governo
del populista Vladimír Mečiar, tra il 1993 e il 1998 il Paese
conosce un periodo di difficoltà e di forti critiche internazionali.
Nel settembre 1998 sale al governo una coalizione guidata da Mikuláš
Dzurinda: iniziano le riforme economiche e nel 2000 la Slovacchia
entra nell’OCSE. Nuovamente vittorioso alle politiche del 2002,
Dzurinda prosegue il cammino riformista e traghetta il paese verso
l’ingresso nella NATO e nell’UE (2004): liberalizzazioni e vantaggi
fiscali attraggono una crescente mole di investimenti esteri, mentre
sul piano internazionale il paese si segnala per la partecipazione a
numerose missione NATO e per l’inserimento in strutture regionali
quali Gruppo di Visegrad (insieme a Polonia, Ungheria e Repubblica
Ceca) e Iniziativa Centro Europea. Tuttavia il tasso di
disoccupazione si mantiene a livelli altissimi - soprattutto
nell’est del paese – e sono molti i giovani laureati che lasciano la
Slovacchia per cercare un’occupazione all’estero: dopo due mandati
di centro-destra, nel giugno 2006 le elezioni portano alla vittoria
il socialdemocratico Robert Fico. Il nuovo premier punta alla
correzione degli squilibri regionali e ad un aumento delle spese
sociali, ma le principali riforme delle legislature precedenti
difficilmente verranno messe in discussione dall’eterogenea
coalizione governativa. Il Governo dovrà saper coniugare l’elevata
crescita economica e il controllo dei parametri di Maastricht con
una diminuzione delle disparità sociali – attraverso un aumento
dell’occupazione giovanile, interventi nell’istruzione e
miglioramento degli standard di vita delle minoranze: una sfida
difficile ma non impossibile per un paese sorprendente come la
Slovacchia.
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Fonti: Eurostat, ICE, IMF, Informest, Economist, OECD, UNDP,
WB
23-Feb-2008
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