Cristalstrass: storia di un successo italiano in
Marocco
Dalle showroom di Venezia a quelle di
Casablanca. Francesco Voltolina, General Manager di Cristalstrass,
racconta ad Eccellere cinquanta anni di internazionalizzazione e di
innovazione nel rispetto della antiche tradizioni artigiane.
di Christian Piccardo
Veneto, primi anni ’60. Achille e Francesco, ottavo e nono di
quindici figli, iniziano a esportare in Germania vetri di Murano: prima
in Vespa, poi con una Fiat 500. Il business funziona e da Düsseldorf il
commercio si espande nell’Europa centro-settentrionale, ma dopo qualche
anno la concorrenza asiatica è tale da costringerli al cambiamento:
dall’esportazione di artigianato veneziano in Europa all’importazione di
bigiotteria etnica orientale in Italia. Nel 1983 la grande svolta: i due
fratelli decidono di produrre pendenti per lampadari sfidando il colosso
Swarovski. A Settat, in Marocco.
Non si tratta della sceneggiatura di un film: sono i primi passi di
un’azienda italiana di successo, la
Cristalstrass dei
fratelli Voltolina.
Abbiamo intervistato Francesco Voltolina, General Manager di
Cristalstrass, per conoscere punti di forza e criticità dell’economia
marocchina: l’opinione di chi di globalizzazione e delocalizzazione
davvero se ne intende.
Francesco Voltolina, General
Manager di Cristalstrass |
Nei primi anni ’80 avete scelto il Marocco per sviluppare le
strutture produttive di Cristalstrass: quali i motivi che vi hanno
spinto a investire lì e non altrove?
Nel 1983 è stata approvata in Marocco una legge che, in limitati settori
dell’industria, permetteva la proprietà totale a cittadini stranieri. Primo
fra i paesi arabi, quando ancora l’Europa dell’Est era tabù. Siamo stati la
prima azienda straniera installata in Marocco in forza della nuova legge.
Alla fine degli anni ’80 il prezzo dei pendenti per lampadari cala
nettamente. Per compensare il calo delle vendite la vostra azienda decide di
puntare su un più elevato segmento di mercato: nasce così la bigiotteria del
brand Antica Murrina. Ce ne può parlare?
La monoproduzione di pendenti per lampadari è stato un rischio calcolato,
molto redditizio d’altronde. Appena possibile abbiamo diversificato,
rientrando in un settore, la bigiotteria, da cui avevamo iniziato nel 1960.
Inizialmente tutta la produzione è destinata all’esportazione. Poi,
nei primi anni ’90, l’azienda apre alcune filiali commerciali in Marocco. Si
possono conquistare importanti quote di mercato anche nel paese in cui viene
delocalizzata la produzione?
Appena siamo passati dalla componentistica al prodotto finito abbiamo
compreso l’importanza di un mercato, sia pur limitato, ma ferocemente difeso
da alti dazi doganali. Successivamente, man mano che i dazi scendevano,
cresceva il peso del mercato interno, consentendoci di realizzare in Marocco
circa un terzo del nostro Fatturato.
Cristalstrass ha sedi commerciali e produttive anche in Romania,
Spagna e Tunisia: quali le attività gestite dalla sede in Italia?
In Italia abbiamo la testa del nostro gruppo. Questo lo sottolineo
sempre, soprattutto a quelli che guardano con sospetto alla
delocalizzazione. Quando siamo partiti con questo progetto avevamo in Italia
otto operai e un impiegato.
Oggi il gruppo, che si articola su due aziende, Antica Murrina Veneziana e
Classic Light, dà lavoro direttamente a circa 80 persone, oltre a qualche
cooperativa esterna. Di questi, oltre la metà sono impiegati di buon livello
con una forte percentuale di laureati: in marketing, economia aziendale,
filosofia, design, lingue, storia, ecc.
Posso aggiungere che neanche dal punto di vista della bilancia
commerciale risultiamo passivi, dal momento che la somma di quanto
importiamo dalle varie unità di produzione è largamente inferiore a quanto
esportiamo.
Quali sono state le maggiori difficoltà riscontrate dalla vostra
azienda agli inizi dell’esperienza in Maghreb e quali, a vostro avviso, i
punti di forza dell’odierna economia marocchina?
Quando abbiamo iniziato in Marocco, la più grande difficoltà era
rappresentata dalla mancanza di fornitori affidabili in termini di qualità e
di rispetto dei tempi di fornitura. Abbiamo dovuto creare un’unità molto
verticale che, con l’evoluzione del paese, è risultata superata e costosa.
Questo ha portato sul finire degli anni novanta ad una ristrutturazione con
pesanti costi anche sul piano sociale. Siamo passati da 1170 addetti ai 700
attuali.
I punti di forza dell’economia marocchina sono legati, innanzitutto, ad uno
sviluppo impetuoso propiziato dall’esplosione del turismo: sotto tutti gli
aspetti il Marocco è un paese meraviglioso con una stagione turistica di
dodici mesi.
Altro aspetto importante è la giovinezza della popolazione: ciò comporta da
un lato un bassissimo carico di pensionati, dall’altro una fortissima
propensione al consumo. Ci sono, ad esempio, 16 milioni di telefonini per 30
milioni di abitanti.
Infine, il paese ha una classe politica guidata da un sovrano lungimirante
in grado di imporre cambiamenti radicali, pur nel rispetto delle tradizioni.
Il Marocco ha un tasso di alfabetizzazione ancora molto basso:
reperire manodopera qualificata potrebbe essere un problema, in particolare
per aziende che, come nel vostro caso, investono molto in innovazione…
Il tasso di alfabetizzazione in Marocco è basso soprattutto nelle
campagne; per questo bisogna sempre prevedere per i dipendenti un periodo di
formazione, che d’altronde la legge prevede, con ampie agevolazioni. Tecnici
ben formati escono praticamente solo da un numero limitato di scuole
altamente selettive e sono molto contesi.
Quale l’atteggiamento dell’opinione pubblica marocchina verso le
aziende italiane che operano nel paese?
Non ci sono verso le aziende straniere né agevolazioni, né ostacoli.
A titolo personale posso dire che gli italiani, per certe affinità socio
culturali e per un passato non colonialista sono visti con molto maggior
favore dei francesi o degli spagnoli.
Nel 1994 Cristalstrass è stata premiata come migliore azienda
esportatrice del Marocco; nel paese il Gruppo Voltolina possiede anche la
Tuboplast, produttrice di tubi in plastica, e la Beton Engineering, che
opera nel settore delle costruzioni. Se dovesse consigliare un investimento
in Marocco a un’altra azienda italiana, a quale tipologia di imprese
penserebbe?
I dazi doganali stanno sparendo e i paesi dell’estremo oriente fanno
paura anche qui. Ma ci sono margini di manovra enormi se si pensa al mercato
interno per quanto riguarda prodotti di difficile trasporto o che
necessitino di consegne rapide.
Con un paese cosi giovane e con l’industria alberghiera in pieno boom tutto
quello che è correlato all’edilizia sarà fortemente richiesto ancora per
molti anni.
Per quanto riguarda l’export bisogna pensare a quanti in Europa hanno
bisogno di flessibilità e di tempi di consegna ragionevoli.
In quasi 50 anni di attività la famiglia Voltolina ha superato con
successo le difficoltà di un mercato in continua evoluzione, riuscendo a
coprire diversi segmenti di mercato all’insegna di un’innovazione che non
dimentica le antiche lavorazioni veneziane.
Oggi Cristalstrass, con i marchi Antica Murrina, nel settore della
bigiotteria, e Voltolina Lighting, nel settore dei lampadari, ha in Marocco
circa 700 dipendenti e un volume d’affari di 15 milioni di euro. Quali i
prossimi obiettivi?
Attualmente gestiamo direttamente quattro negozi. Per fine anno saranno
sette ed entro il 2008 una ventina, la maggior parte in franchising.
A quel punto vorremmo controllare sul mercato interno la maggior parte
dell’illuminazione da decorazione: lampadari Classici stile impero, Maria
Theresa, Murano, ecc.
I prossimi obbiettivi sono, senza ridurre l’export, rovesciare la
proporzione e fare 70% sul mercato interno: un progetto ambizioso.
Leggi anche: "Marocco:
riforme e tradizione tra due continenti"
03-Set-2007
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