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Marocco: riforme e tradizione tra due continenti
Dal 1999 il Marocco ha intrapreso una serie
di coraggiose riforme economiche e istituzionali e i risultati iniziano
ad arrivare: buona crescita economica, bassa inflazione, diminuzione
della disoccupazione, aumento degli investimenti esteri e importanti
accordi internazionali siglati. I successi ottenuti e le sfide da
affrontare per un Paese chiave del Mediterraneo.
di Christian Piccardo
Buona
crescita economica, diminuzione della disoccupazione, inflazione sotto
controllo, aumento degli investimenti esteri: questo, in estrema
sintesi, il buon quadro macroeconomico del Regno del Marocco,
recentemente definito dal Doing Business 2007 della Banca Mondiale “Top
reformer MENA (Middle East and North Africa)” per il biennio
2005-2006.
L’importante riconoscimento è il risultato di una serie di riforme
portate avanti nell’ultimo decennio: il nuovo codice del commercio del
1996, l’istituzione di tribunali commerciali nel 1997, l’ammodernamento
del diritto societario del 1997 e 2001 e i nuovi codici del lavoro e
delle assicurazioni hanno nettamente migliorato il business climate del
Paese.
Nel contempo, il consolidamento del sistema bancario e una serie di
liberalizzazioni nel campo del trasporto aereo e della telefonia hanno
favorito l’aumento di investimenti esteri: nel 2006 la crescita è stata
del 5,3%, concentrata principalmente nei settori turistico e
immobiliare. Il turismo, in particolare, rappresenta una voce
fondamentale dell’economia: la bilancia commerciale marocchina è infatti
tradizionalmente passiva, ma il deficit è compensato dai notevoli flussi
di rimesse degli emigrati e dai milioni di turisti che ogni anno
visitano il Paese. Lo scorso anno sono stati più di sei milioni
(introiti aumentati del 26,8% rispetto al 2005) e l’obiettivo di dieci
milioni di turisti l’anno, fissato per il 2010, sta attirando ingenti
finanziamenti (principalmente da Spagna e Paesi del Golfo) finalizzati
alla creazione di adeguate strutture ricettive.
Ma Marocco non significa soltanto turismo: il Paese detiene i ¾ dei
giacimenti mondiali di fosfati (buona parte dei quali concentrati nei
territori del Sahara Occidentale) e il settore manifatturiero segna ottimi
risultati nei comparti alimentare, chimico, meccanico, metallurgico,
elettronico, della lavorazione del legno e delle costruzioni (quest’ultimo
favorito da ingenti investimenti in infrastrutture); la disoccupazione, nel
frattempo, è scesa al di sotto del 10%, il tasso più basso da 35 anni ad
oggi. La modernizzazione del sistema fiscale (Loi de finance del 2006), le
notevoli riduzioni tariffarie per i grandi progetti nelle aree rurali,
l’allestimento di zone franche commerciali (Tangeri) e una manodopera a
basso costo attraggono aziende e capitali europei.
Nonostante queste performances, il Marocco non occupa certo le prime
posizioni delle principali classifiche internazionali.
cliccare per ingrandire
Gli indicatori economico-sociali sono infatti notevolmente influenzati dalle
avverse condizioni di vita della popolazione rurale, da un tasso di
analfabetismo elevatissimo e da un’agricoltura spesso arretrata che occupa
il 40% della forza lavoro fornendo solo il 20% del PIL. Banca Mondiale e
Fondo Monetario Internazionale hanno indicato nel 6% di crescita del PIL la
soglia necessaria per poter intervenire adeguatamente su povertà e
istruzione, ma aumento della bolletta energetica (il Marocco non possiede
rilevanti giacimenti, escluse le aree offshore ancora da valutare al largo
del Sahara Occidentale), cattivi raccolti e la fine dell’Accordo Multifibre
(con relativa invasione di prodotti tessili Made in China) condizionano
crescita e inflazione.
*Stima
**Previsione
Nonostante le molte problematiche ancora da risolvere (povertà,
analfabetismo, miglioramento della condizione della donna e diversificazione
del tessuto produttivo su tutte), i rankings internazionali non sembrano
tuttavia tenere in adeguata considerazione le molte riforme attuate in pochi
anni e gli sforzi di modernizzazione di un Paese che, in equilibrio tra
tradizione e cambiamento, deve ancora esprimere al meglio le proprie
potenzialità per non perdere competitività rispetto ad altri mercati
emergenti.
Fonte:
The Africa Competitiveness Report 2007
Sul piano internazionale, il Paese risulta impegnato in una serie di
importanti accordi di libero scambio con Unione europea, Stati Uniti e
Turchia.
L’Unione Europea, in particolare, è il primo partner commerciale del
Marocco, il primo investitore e il più importante destinatario
dell’emigrazione marocchina. Il “Processo di Barcellona”, avviato nel 1995 e
mirante a creare un efficiente partenariato euromediterraneo, non ha
purtroppo raggiunto molti degli ambiziosi obiettivi che si era posto, ma la
creazione di un’area mediterranea di libero scambio entro il 2012 sembra
comunque un traguardo raggiungibile.
In tal senso, la recente entrata in vigore dell’Accordo di libero scambio
tra Tunisia, Marocco, Egitto e Giordania (Accordo di Agadir) rappresenta un
primo passo verso una necessaria integrazione regionale sud-sud, ancora
ostacolata dalla questione del Sahara Occidentale (la cui indipendenza viene
appoggiata, tra gli altri, dalla vicina Algeria).
Alla luce di questa breve analisi, le opportunità di business per le
aziende italiane appaiono evidenti. Nel 2005 l’Italia rappresentava il
terzo Paese fornitore (dopo Francia e Spagna) e il quarto Paese cliente del
Marocco, con quote di mercato rispettivamente del 5,8% e 4,9%. Tra il 1996 e
il 2004 l’export italiano in Marocco è quasi raddoppiato, con ottime
prestazioni per macchinari industriali, tessile e chimica di base, mentre
per il futuro il settore turistico e quello delle costruzioni appaiono i più
interessanti. L’elevata propensione al consumo dell’élite
marocchina si sta inoltre sostanziando in un aumento della domanda del
Made in Italy di fascia medio-alta. Interessante anche la distribuzione
regionale dell’interscambio, con un terzo delle esportazioni italiane in
Marocco provenienti dalla Lombardia, seguita a breve distanza da Veneto e
Piemonte; le tre regioni sono le prime anche per quanto riguarda le
importazioni, principalmente abbigliamento e prodotti ittici congelati e
trasformati.
L’Italia viene generalmente percepita come un partner commerciale
affidabile, privo di intenti “neocoloniali”, e il modello del distretto
industriale appare riproducibile localmente nel tessile e nella pelletteria:
un valore aggiunto di non poco conto per le aziende italiane che vorranno
investire nel Paese.
Analisi politica
Il sovrano Mohammed VI, succeduto nel 1999 al padre
Hassan II, ha promosso nel Paese importanti riforme in campo
istituzionale (introduzione del bicameralismo), giuridico (riforma
del diritto di famiglia e del diritto del lavoro), amministrativo e
ha avviato una serie di ambiziosi progetti a lungo termine per
contrastare povertà, analfabetismo e disoccupazione (tra gli altri:
nuovi impianti idrici, miglioramento della viabilità rurale, il
programma “Città senza bidonvilles”, il “Programma di
elettrificazione rurale globale” e l’”Iniziativa nazionale per lo
sviluppo umano”).
Sul piano internazionale, il Regno del Marocco vanta un rapporto
privilegiato con gli Stati Uniti (nel 2004 Washington ha definito il
Paese “major non-NATO ally” per il suo contributo nella lotta al
terrorismo) e relazioni ad ampio raggio con l’Ue, mentre prosegue il
processo di integrazione nell’ambito dell’Accordo di Agadir. Il
ruolo del Paese nel continente africano risulta però condizionato
dall’irrisolta questione del Sahara Occidentale, ex colonia spagnola
occupata militarmente dal Marocco negli anni ’70: i profughi sahrawi
(la maggior parte dei quali vive nel campo di Tindouf in Algeria) ne
rivendicano il possesso e, dopo aver rinunciato alla lotta armata
nel ’91, attendono da 15 anni l’organizzazione di un referendum per
sancirne l’indipendenza, mentre il governo in esilio della
Repubblica Araba Sahrawi Democratica è riconosciuto dall’Unione
africana e da diversi Stati.
Altra questione cruciale per il futuro di Rabat è l’insorgenza del
terrorismo: i recenti attentati di Casablanca tengono alta la
tensione nel Paese ma non sono riusciti a destabilizzarlo.
Questioni interne e internazionali che si intrecciano mentre il
Marocco si appresta ad affrontare un importante appuntamento
politico: le elezioni legislative di settembre per il rinnovo della
Camera dei Rappresentanti.
Fonti: CIA World Factbook, COFACE, ICE, UIC, UNDP, WB
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02-Sett-2007
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