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      Corporate Social Responsibility: un’opportunità 
		di business per le imprese, una risposta dovuta alle aspettative degli stakeholder
    Deriva in qualche modo dalla filantropia, ma 
	da essa si è ben presto differenziata, prendendo sempre più forma autonoma e 
	completa: la Corporate Social Responsibility (CSR) è un orientamento 
	strategico delle imprese ad assumere un comportamento responsabile davanti 
	all’opinione pubblica e ai propri stakeholder. 
	di Elisa Scarcella 
      
		 La Commissione Europea l’ha definita nel Libro Verde del 2001 - dal 
		titolo “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale 
		delle Imprese”- "l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, 
		delle preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro operazioni 
		commerciali e nei rapporti con le parti interessate". 
	Il tema 
		dell’accountability (cioè del render conto del proprio agire) e della 
		responsabilità sociale negli ultimi anni è sempre più attuale e la CSR e 
		promossa e incentivata a livello internazionale. Dopo esser partita 
		dagli USA, dove le imprese sono ancor più motivate a promuovere buone 
		prassi perché favorite da un regime fiscale che non tassa la ricchezza 
		devoluta in beneficenza, si diffonde anche in Europa la scelta di 
		investire in un’area dove veramente si può trovare un terreno comune tra 
		business e società civile. 
	Con l’Agenda di Lisbona 2000, l’'Unione 
		Europea si è impegnata a divenire entro il 2010 la più "competitive and 
		dynamic knowledge-based economy in the world", un'economia capace di 
		crescita economica sostenibile con più lavoro, migliori condizioni, 
		miglior coesione sociale". 
	Il bisogno di etica, di essere trasparenti e 
		responsabili è sentito dall’opinione pubblica internazionale a seguito 
		di emergenze ambientali, scandali e crack finanziari, piaghe sociali, 
		che hanno portato anche alla nascita di un nuovo consumatore, molto 
		esigente verso le aziende, cui chiede, oltre alla qualità dei prodotti, 
		una sostanziale coerenza globale e correttezza dei comportamenti. Come 
		specifica Giampaolo Fabris, sociologo, esperto di costumi: "L’etica 
		diventa parte integrante della qualità del prodotto stesso. L’importante 
		è che l’etica entri al 100% nella vita dell’azienda". 
	 
	La CSR attiva un circolo virtuoso per l’intero sistema 
	Spostando 
	l’accento dagli investimenti sul profitto a quelli sui valori, le imprese 
	non solo sono in grado di rispondere alle nuove richieste ed attese di tutti 
	gli stakeholder, amplificate anche dai media, ma, al tempo stesso, di 
	migliorare le performance aziendali, tenere alta la propria reputazione, 
	vedere crescere la fiducia e il consenso verso di esse da parte della 
	società, e acquisire i clienti “verdi”, sempre più numerosi. Secondo 
	un’indagine realizzata nel 2006 da Research International in partnership con 
	Cohn & Wolfe, su un campione di 1200 cittadini, il 30% pensa che il settore 
	in cui maggiore è la richiesta di CSR sia quello farmaceutico, seguito da 
	quello industriale (16,2%) e politico (14,7%). 
	La stessa ricerca – che ha 
	analizzato 100 grandi aziende operanti in Italia e intervistando 4.775 
	persone (cittadini, opinion leader e influenzatori di opinione come 
	giornalisti, analisti etc.)- ha definito capacità relazionali, valori di 
	immagine e gestione etica quali fattori chiave che creano più valore per 
	l’impresa e gli elementi che maggiormente costruiscono la reputazione e ha 
	identificato in Nokia, Barilla, BMW, Sony, Philips, Luxottica, Samsung, 
	Microsoft, Toyota, illy, Apple e Granarolo, le imprese che godono in 
	assoluto della più alta corporate reputation in Italia.  
	Aziende di questo 
	tipo, con le loro buone prassi, sono in grado di rimanere sulla scena 
	mondiale, caratterizzata dai processi di 
	internazionalizzazione/globalizzazione, dove, nel confronto con i diversi e 
	numerosi sistemi economici, possono compensare alcuni effetti negativi del 
	mercato. 
	E per farlo realmente, evitando anche di cadere in un boomerang 
	mediatico, queste scelgono di adottare concretamente e sinceramente la CSR 
	come modello di sviluppo d’impresa, rivedendo la propria vision con la 
	finalità di coniugare impegno sociale e crescita economica e non, come 
	accade in alcuni casi, limitandosi a “colorare di verde” il sito e il 
	materiale informativo oppure producendo una incoerenza tra i principi 
	socio-ambientali dichiarati e i comportamenti adottati, mirati a perseguire 
	i reali interessi dell’azienda. 
	Un caso non 
	così raro, considerando anche che non esistono garanzie sulla qualità 
	dell’impegno sociale e le strutture che promuovono la CSR non sono 
	sottoposte a vincoli o monitoraggi. Comunque, come nota Jacopo Fo 
	(www.networketico.it) 
	"La Coca Cola e Bill Gates hanno deciso di rifarsi 
	un’immagine risolvendo realmente dei problemi drammatici nel mondo. Se lo 
	facessero la metà delle aziende, non avremmo più nessuno che muore di fame 
	ogni anno".  
	 
	Come si attua la CSR 
	Cosa deve fare dunque un’impresa per adottare una 
	reale ed efficace strategia di CSR? Deve andare al di là degli obblighi 
	giuridici, distinguendosi e facendosi conoscere soprattutto per l’azione 
	benefica nei confronti della società, per la sua capacità non solo di 
	gestire il suo impatto con l’ambiente economico ed istituzionale in cui 
	opera ma anche e soprattutto di stimolare il “goodwill” dei consumatori. E 
	può farlo integrando istanze sociali e ambientali nelle prassi aziendali con 
	azioni a tutela dell'ambiente, costruendo relazioni con il territorio, la 
	comunità locale e le istituzioni pubbliche, partecipando alla soluzione dei 
	problemi sociali, investendo di più nel capitale umano, operando un’attenta 
	scelta dei fornitori. Saatchi & Saatchi in un recente numero della sua 
	newsletter propone tre regole base: Make it real (fai qualcosa di concreto e 
	buono), Make it visible (comunicalo), Be an agent of change (fallo fare 
	anche ai tuoi clienti). 
	Grandi multinazionali hanno rivoluzionato i processi 
	di produzione (Enel, Procter & Gamble, British Petroleum che ha addirittura 
	reinterpretato il proprio acronimo BP con “Beyond Petroleum” a testimonianza 
	del proprio impegno verso un futuro sostenibile di lungo periodo). Molto 
	diffusa è la scelta di sostenere una buona causa, con cui l’impresa 
	condivide valori sociali profondi. Si parla dunque di Marketing Sociale (o
	cause related marketing), cioè l’acquisto di prodotti presso soggetti che 
	svolgono attività di interesse sociale, la promozione di partnership con 
	enti non profit, di investimenti nel sociale, sponsorizzazioni o 
	partecipazione ad eventi legati al tema sociale e ambientale (v. articolo 
	"Professione: cacciatore di fondi", presente su 
	Eccellere alla sezione 
	Marketing). A questo proposito, pensiamo al grande uso che si è fatto negli 
	ultimi due anni dei cosiddetti "SMS di beneficenza", molto utili alle 
	compagnie telefoniche per veder migliorare la propria reputazione e, al 
	tempo stesso, all’intera comunità per attivare massicce raccolte fondi. 
	Ricordiamo ad esempio le iniziative in occasione dello tsunami dello Sri 
	Lanka nel dicembre 2004, per la maratona Telethon che si svolge ogni anno, o 
	a favore della Laureus Sport for Good Foundation che, nello scorso Natale, 
	ha incassato il 100% delle chiamate di auguri effettuate dai clienti H3G, 
	dove è stata utilizzata la viva voce dei campioni dello sport, che hanno 
	collaborato gratuitamente al progetto. 
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