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L'Iran tra impresa e libertà: l'intervista a Enrahim Nabavi

Enrain Nabavi è un giornalista iraniano che di solito si esprime per paradossi e con forte ironia. Un modo per raccontare la società iraniana. Eccellere lo ha intervistato sui temi dell'impresa, perchè è da una buona struttura sociale, libera, che nascono l'innovazione e la libera iniziativa.

di Enrico Ratto


La copertina del libro
di Enrahim Nabavi
Iran. Gnomi e giganti
paradossi e malintesi,
Ed. Spirali

Il nostro portale si occupa di impresa, ma l'impresa ha un valore solo se si accompagna a libertà, espressione, realizzazione. Lei pensa che esista realmente un rapporto tra fare impresa, iniziativa individuale, e qualità della vita in un Paese?
Tutti questi aspetti dipendono dal sistema politico di un paese. In un sistema politico civile con un lungo passato democratico come gli Stati Uniti o i paese europei, esiste questo rapporto, senza che sia necessario un grande sforzo. Gli ostacoli che si devono affrontare sono molto minori rispetto a paesi come l'Iran, dove invece c’è una grande differenza tra comportamenti sociali, struttura sociale e passato storico, soprattutto per quanto riguarda la libertà e specialmente la libertà dell'individuo. Lo sforzo per migliorare la qualità della vita è molto più difficile, e per giungere a realizzare questi scopi la gente deve pagare molto di più. Questa é la situazione attuale in Iran.

Quale è la situazione in Iran rispetto al rapporto impresa-qualità sociale di cui abbiamo parlato?
Questo rapporto esiste, ma é molto difficile. Ogni passo che facciamo in avanti per ottenere la libertà ha un costo molto elevato da pagare. Procedere in avanti in questo senso non è come camminare in un giardino pubblico, in Iran è quasi come partecipare a una corsa in un campo minato. Se riusciremo ad attraversare questo campo sarà molto probabile che riusciremo ad ottenere la libertà.

Quanto tempo ancora potrà sopravvivere un Paese costretto a confrontarsi con il mondo occidentale e i suoi mercati, ma che internamente reprime la popolazione e ne uccide la libera iniziativa?
Per poter dare una risposta che possa accontentare, dovrei dire in breve tempo, ma è meglio che vi dica la verità. In questo mondo di oggi un paese può chiudere le porte e sopravvivere senza alcun rapporto con gli altri paesi per un lungo tempo: come fa la Cina, Cuba, la Corea del nord.
Ma l'Iran non è come questi paesi, perché ci sono due grandi ostacoli all'instaurarsi di un tipo di dittatura come quella di Castro o di Kim Jung. Il primo è che c’è una borghesia grande che ha una enorme potenza sociale e che guarda al secolarismo e ai valori nazionali. Il secondo è che ci sono i mezzi di comunicazione, che hanno un grande successo in Iran e che il governo non riesce a contrastare.

Nell'ultimo anno, guardando all'Iran, tutti noi abbiamo visto l'applicazione sociale della tecnologia, un'esperienza sul campo che è andata ben oltre molti anni di parole. Ma la tecnologia è anche molto debole, il governo può "tagliare i fili" in qualsiasi momento. Quale strumento hanno realmente in mano gli iraniani per far sentire la loro voce?
La tecnologia del nostro tempo è una piccola tecnologia; non è come la televisione o il cinema che il governo può riuscire a controllare. La maggior parte delle persone riesce a superare i filtri e i parassiti del governo. Il popolo dei Paesi sotto dittatura sanno molto bene come si può scampare il controllo del governo. Il governo iraniano ha organizzato un “Cyber Army” ma anche noi abbiamo il nostro.
I comandanti del loro “Cyber Army” sono i russi e i cinesi ma i nostri comandanti sono gli ingegneri iraniani laurati ad Harward o al MIT o a Oxford e a Cambridge. Per ora abbiamo vinto questo gioco digitale. Non è solo internet la nostra arma: ci sono dei giornali che ogni sera i giovani iraniani spediscono di nascosto quando vanno a casa o vanno all’ufficio.

Ho conosciuto alcuni giovani iraniani che sono andati a sviluppare i loro progetti di ricerca, i loro sogni, a Chicago, in Inghilterra, negli Emirati, nel sud della Francia. Andarsene è una scelta giusta per perseguire il proprio sogno di ricerca e di "eccellenza"?
Ci sono diversi modi per realizzare un sogno: certe persone se ne sono andate e non ritorneranno più e questo causa un danno per la nostra società. L'Iran ha perso almeno un milione di persone in questo modo. Ma la nuova generazione è diversa: loro sono intelligenti e quasi sempre cercano di tornare in Iran in ogni occasione. Nei giorno delle elezioni c’erano tanti di questi giovani che sono tornati nel paese per partecipare alle manifestazioni, e poi tornavano feriti, o il governo ha requisito i loro passaporti o tornavano sani senza problema. Devo spiegare una cosa: il motivo per cui i giovani di oggi lasciano il paese non sono gli arresti ma è la crisi che devono affrontare, è una scelta per poter continuare i loro studi. In ogni caso secondo me andarsene, per una ragione di ricerca e di “eccellenza” è motivo di danno per il paese.

17-3-2010


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