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Impresa, bene comune?

Per le aziende l’obiettivo più importante è sempre il profitto? Massimo Folador propone prospettive diverse. Crede che ci sia una vocazione più grande che l’impresa può raggiungere valorizzando le risorse umane di cui dispone: il bene comune.

di Ugo Perugini

Ci sono due aspetti del mondo del lavoro che Massimo Folador analizza nel suo libro “Un’impresa possibile”. Quello personale e quello aziendale che per sintesi rappresentiamo sotto forma di due domande.
Come mai chi lavora spesso non sente il bisogno di misurarsi con i risultati che ottiene e di provare a migliorare? Perché tante aziende fanno poco per sostenere lo sviluppo del talento individuale dei propri collaboratori?
L’Autore vede nella riflessione su questi quesiti la possibile soluzione della crisi dei nostri tempi. Crisi che è frutto di scelte mancate in cui la pigrizia, o meglio ancora l’accidia, hanno giocato un ruolo di primo piano. Il rischio, infatti, è che la persona raggiunta una certa sicurezza veda in questo risultato l’approdo finale e non colga l’esistenza e l’importanza di altri beni meno appariscenti ma più appaganti e duraturi che possono darle un senso autentico.
Sempre più in futuro ci sarà bisogno di persone, oltre che competenti, anche motivate, a cui non basterà la sicurezza o il fatto di godere di certi privilegi ma vorranno aspirare a qualcosa di più. Chi lavora ha bisogno di un sogno e di una meta più alta per dare forza alle idee e alle soluzioni.

Le argomentazioni dell’Autore si avvalgono della sua abilità di analizzare le parole dal punto di vista etimologico, che andando all’origine del loro senso ultimo, aiutano a comprendere meglio i termini del discorso. E per favorire il Lettore in questa ricerca di senso ci presenta personaggi del passato e del presente portatori di grandi valori e ideali che suggeriscono la strada da seguire. Si va da Aristotele a San Benedetto, da Cassiano alle encicliche papali, fino ai contemporanei, dal teologo Vito Mancuso, ad Adriano Olivetti ecc.

Cosa fare per rendere il proprio lavoro un momento cardine della vita e dell’impresa un luogo di prosperità e sviluppo sociale? Lo scenario che abbiamo dinanzi non è positivo: migliaia di giovani non studiano né lavorano. Sono ricchi di cose ma poveri di speranza, visto che la nostra società ha sovrainvestito sul confort, sul consumo e sotto investito in idee stimolanti.
Ma anche le imprese hanno molto deluso le aspettative. Per troppo tempo si è permesso che la scienza economica diventasse una realtà in parte avulsa dalla società civile, governata da leggi proprie con l’illusione che potesse autoregolarsi. Per troppo tempo abbiamo creduto il mondo dell’impresa un mondo fine a se stesso e non un mezzo importantissimo al servizio della società e delle persone per raggiungere ben altri fini.
Di qui la necessità che Folador vede indispensabile di rimettere al centro del lavoro di un’azienda la persona, valorizzando il principio di responsabilità individuale. E’ un discorso utopico? Potrebbe apparire così, anche se l’entusiasmo, la passione che egli mette nell’illustrare queste sue speranze ce le fanno apparire non solo come auspicabili ma anche possibili.

Per arrivare a una “comunità organizzata” occorrono ascolto, dialogo, feedback, che, grazie alla responsabilità e alla fiducia reciproca, portano come risultati concreti la coesione, la motivazione, la capacità di produrre idee e di innovare. C’è un termine che oggi è molto in uso per definire il comportamento delle imprese attento al “bene comune”: responsabilità sociale. Ma rischia di essere un obiettivo astratto se le aziende anziché farne un uso strategico lo intendono solo come scelta filantropica o di marketing.
Di strada, è evidente che ve ne sia ancora da fare. Il merito di Folador è di averci indicato con chiarezza il cammino.

 

Un'impresa possibile
Persone e aziende che costruiscono il futuro
di Massimo Folador
pp. 206
Editore Guerini Next
Anno 2014xx

ISBN 9788868960131
 

14-12-2014


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