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Roberto Ruozi: il mio viaggio nel mercato finanziario.
L'ex rettore dell'Università Bocconi, autore di “Viaggio nel mondo finanziario con Dr. Jekyll e Mr Hyde” (Spirali) racconta ad Eccellere il bene e il male del mondo finanziario di oggi, e di domani.
di
Enrico Ratto
Gli interventi pubblici temporanei per arginare la crisi hanno definitivamente trasformato il mercato. Azionisti tradizionali e Stato hanno interessi diversi: i primi guardano all'utile, il secondo alla tutela del contribuente. Per anni si è pensato che democrazia e libero mercato fossero legati da qualcosa di indissolubile: la Cina ci fa intravvedere altri possibili scenari. Sono queste le contraddizioni, le diverse faccie della stessa medaglia, raccontate dal Prof. Roberto Ruozi nel libro uscito per Spirali “Viaggio nel mondo finanziario con Dr. Jekyll e Mr Hyde”.
Prof. Ruozi, che cosa è il libero mercato oggi?
Da un punto di vista concettuale, non credo sia diverso da quello di ieri. E' nella pratica ad essere cambiato radicalmente. Il libero mercato ha dimostrato limiti che ignoravamo o avevamo sottovalutato. Il grado di libertà degli attori del mercato oggi va rivisto: si è pensato a lungo che la libertà massima fosse il toccasana del benessere collettivo, in realtà questo concetto deve essere ridimensionato, almeno temporaneamente. Col tempo, magari, si potrà tornare a visioni più aperte.
E' entrato in crisi il libero mercato: sono entrati in crisi altri concetti, come la globalizzazione degli scambi commerciali, delle informazioni, della finanza, anche del nostro modo di pensare?
La globalizzazione non può essere messa in discussione. Non c'è la possibilità di tornare indietro, e parlo sempre a livello concettuale, a livello politico. Si possono fare degli aggiustamente da un punto di vista tecnico, e la parte tecnica è sempre più difficile della parte politica.
L'intervento della politica per arginare la crisi e rilanciare i mercati, avrà conseguenze forti nella realtà economica di domani: pensiamo per esempio ad uno Stato come maggiore azionista di alcuni grandi gruppi bancari, uno Stato che non ha la priorità di far utili...
L'intervento per le banche è stato sintomatico: all'inizio è stato giudicato privo di contaminazioni politiche, temporaneo, uno Stato che spendeva per sostenere le banche. Si diceva che tutto questo non avrebbe avuto alcuna ingerenza, e che sarebbe tornato tutto come prima. Poi però la storia è andata avanti. Ci sono state nazionalizzazioni vere e proprie, sia di diritto, sia di fatto: uno Stato che mette molti suoi uomini di fiducia in un consiglio d'amministrazione, di fatto nazionalizza un'azienda.
E' entrata in crisi la temporaneità...
Sì, si sono susseguite scelte politiche, sia nella revoca, sia nella conferma dei consigli di amministrazione. A questo punto l'uscita diventa più lontana. E anche il ritorno alla normalità, a quello che “è sempre stato” appare distante: che interesse ha lo Stato negli azionisti tradizionali? Lo Stato deve rassicurare i contribuenti. Di conseguenza, gli azionisti tradizionali iniziano a porsi delle domande: continuare ad investire in un'azienda guidata da qualcuno con altre priorità, rispetto a far guadagnare l'azionista?
Cambierà anche il ruolo dell'imprenditore? Parlo dell'imprenditore bravo, quello che nonostante la crisi fa utili. Domani dovrà porsi altre priorità?
Non credo che il ruolo dell'imprenditore cambierà sostanzialmente, magari verranno bilanciate meglio alcune componenti. Fino ad oggi, anche l'imprenditore bravo ha spesso viaggiato al di sopra delle sue possibilità. Le inefficienze venivano coperte dallo sviluppo.
Nel suo libro parla del rapporto tra mercato libero e democrazia. Per molti anni si è pensato che non potesse esistere l'uno senza l'altro. Oggi, però, si assiste all'ascesa di mercati e sistemi economici molto forti e aggressivi, pur senza una democrazia alle spalle. Sono ancora valide certe convinzioni?
Cina, Vietnam, Thailandia convivono con forme di mercato non ideali, ma comunque vicine al mercato capitalista. Direi che si tratta più che altro di passi verso il libero mercato, non di vero e proprio libero mercato. La domanda è se può durare questo modello, o se la democrazia è comunque necessaria per sostenerlo nel tempo.
I manager e gli imprenditori di domani, cresceranno con altre priorità, verranno formati in maniera diversa rispetto a ieri?
Non credo saranno necessarie qualità diverse dal punto di vista della conoscenza. Ci sarà però un ridimensionamento degli equilibri. Siamo una società, per definizione siamo una serie di persone che devono trovare degli equilibri per convivere, pur mantenendo ambizioni e obiettivi, ma con maggiore equilibrio reciproco.
Viaggio nel mondo finanziario
con Dr. Jekyll e Mr Hyde
di Roberto Ruozi
pp. 256
Editore Spirali
Anno 2008
ISBN 978-88-7770-855-7
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14-3-2009
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