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Liberalizzaci dal male.
Un libro per incoraggiare le liberalizzazioni degli orari, perché in realtà quelle di cui si parla hanno persino portato fuori rotta. Benedetta Cosmi inizia dai messaggi dei cittadini e dei turisti per capire dove, come e quando e punta su musei e biblioteche.
di
Serafino Rescina
Non di solo spread vive l'uomo: ripensare gli orari della città e dei lavori significa ampliare i servizi; il numero di stipendi in famiglia, diminuire il rischio che a fare affari con la notte sia chi ruba il sonno e i sogni.
Esempi concreti: allungare gli orari dei musei, delle mostre, degli uffici comunali, dei campi di basket nelle piazzette, dei negozi, delle poste e delle banche. Ora è un’assurdità anche il cinema che non preveda l’ingresso alle 23 di sera…e poi ci si chiede perché ‘i ragazzi moderni’ preferiscano trovare le risposte in internet, che c’è sempre, tutto il giorno, che non ha problemi con i sindacati per i servizi straordinari.
Anche perché oggi il sindacato che funziona è quello che pensa ai lavoratori autonomi, ai precari, ai tanti contratti a progetto cui non si è esteso il ventaglio delle tutele.
Molti di coloro che non sono ancora pronti all’idea di triplicare le opportunità occupazionali rivedendo le fasce orarie e scegliendo vie nuove, devono pensare tuttavia che questi turni, queste notti, questi orari, questi sacrifici, questi doveri, queste organizzazioni del tempo di lavoro e di vita molti lavoratori le conoscono già, le praticano da sempre. Pensate ai netturbini, ai lavori nelle strade e nelle fabbriche, ai fiorai romani, ai giornalai, ai farmacisti (persino la casta per eccellenza da sempre sa che in delle notti deve lavorare), idem i giornalisti, specie della TV, i medici, appunto, della guardia medica, dei carceri, dei pronto soccorso.
Chi potrebbe perciò “ufficializzare” il lavoro serale?
Gli insegnanti, i giudici (considerato il carico di pendenze) e persino i medici considerate le liste di attesa!
E non significa voler sgretolare le famiglie - per altro purtroppo già abbastanza “coriandolizzate”, di più sarebbe impossibile – ma pensare a nuove vie d’uscita dal problema, grazie a nuove politiche pubbliche e di incentivo.
E poi imparare a tenere aperte le città. Sono un sogno Milano e Roma sempre accese, guardatele e pensate a quando hanno prolungato l’orario di apertura di musei e negozi, a tutti noi, per una sera. Sono città bellissime, e il turista si aspetta di trovarle sempre così, non possiamo rischiare che sia un lusso per poche volte l’anno.
Da noi invece i prezzi dei panini, dell’acqua dentro gli aeroporti, le stazioni sono almeno tre volte superiori alla norma e poi anche l’aeroporto di Linate o la stazione Centrale di Milano, quindi luoghi frequentati, grandi, non sono sempre aperti.
Del resto come fai a giudicare che ora è per un viaggiatore, se ci sono i fusi orari?
A Francoforte durante i voli di cambio i negozi interni sono tutti aperti anche alle cinque di mattina.
Il messaggio che la Cosmi lancia a politici e decision makers è che non c’è solo la borsa, c’è anche l’economia reale che impatta con la vita dei cittadini, dei turisti, che incide eccome sul prodotto interno lordo di un Paese.
Ma se ci sono almeno quattro tipi di liberalizzazioni (“degli usi”, degli orari dei servizi, per l’accesso alle professioni, della “proprietà”), le parole chiavi e le aree di intervento su cui riflettere nel libro sono soprattutto i luoghi di apprendimento pubblici. Musei e anche biblioteche.
“La prima difficoltà è stata quella di non trovare nella lezione il materiale per studiare a casa, e gli orari di biblioteca. Il luogo dove studio maggiormente qui in Italia: a casa, ma le mie coinquiline sono rumorose! A Parigi studio quasi esclusivamente in biblioteca (chiudono alle 22 anche la domenica). Nella mia università in Francia, è molto più facilmente accessibile, e basta la tessera di studente per poter prendere in prestito libri da solo. E poi è aperto anche sabato pomeriggio. A Roma non ci sono biblioteche aperte il fine settimana. Non trovo la stessa calma e siccome non ci sono altre biblioteche aperte più tempo, mi sembra un grosso disagio” è la testimonianza di una studentessa Erasmus, Mounira, la cui intervista è riportata nel saggio.
Come può, quindi, un Paese voler essere competitivo con i suoi studenti, e le sue istituzioni universitarie senza sopperire a questa mancanza? A Parigi tutti i giorni ci sono biblioteche aperte fino alle 22, anche le biblioteche municipali (sono 40 intramuros). E c’è la gigantesca biblioteca pubblica Georges Pompidou che apre dalla mattina alla notte. Nelle altre regioni, in generale, la biblioteca della città rimane aperta fino a tardi un giorno a settimana (si chiama “la notturna”) e chiude il lunedì.
“In caso di chiusura, possiamo studiare nei caffè che in Francia sono luoghi dove ci possiamo sedere e stare lunghe ore (ma il caffè è schifoso!). Come mai in Italia è vero solo il contrario?”.
Liberalizzaci dal male
Orari, mercato del lavoro, trasporti-reti: come, quando, chi, dove e perché
di Benedetta Cosmi
Editore Rubettino
Anno 2012
ISBN 978-8849833485
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2-4-2012
Contenuti concessi sotto Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Unported
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