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Uno standard globale per il settore delle Arti Grafiche
Ottimizzare i processi di lavorazione in un settore altamento complesso, ricco di variabili e in cui il rischio di ridondanza dei processi di produzione è elevato. Ecco le ragioni della nascita ormai quasi dieci anni fa del JDF, il Job Definition Format.
di
Luca Leonardini
Verso la fine degli anni ’90 le principali aziende multinazionali fornitrici dell’industria grafica si riunirono in un consorzio allora chiamato CIP3. Tra di esse figurano tutt’oggi i nomi di Adobe, Agfa, Heidelberg, Man alle quali si sono aggiunte negli anni anche Fujitsu, Dalim, HP, KBA, Komori, Mitsubishi, Océ e molte altre ancora.
L’obbiettivo fu di dare vita ad un consorzio per lo studio e lo sviluppo di uno standard internazionale condiviso da tutta l’industria grafica, capace di fare dialogare tra loro le diverse componenti del flusso produttivo della filiera.
Come spesso accade nel settore dell’industria grafica, la fiera del settore che si tiene a Dusseldorf in Germania ogni quattro anni, un’autentica olimpiade delle fiere delle arti grafiche, segna le tappe dello sviluppo dei progetti più importanti e significativi. Fu così che in occasione della Drupa 2000, il CIP3 fu rinominato CIP4 (www.cip4.org) ed il PPF divenne il JDF. CIP4 sta per organizzazione internazionale per l’integrazione dei processi in prestampa, stampa, post-stampa (International Cooperation for the Integration of Processes in Prepress, Press and Postpress Organization). Un nome molto lungo, un acronimo atipico, ma tuttavia trasparente rispetto alla mission: ottimizzare e integrare la comunicazione tra tutti i processi di produzione dell’industria grafica. A proposito, chi scrive è uno dei 13 membri italiani regolarmente iscritti al CIP4 e che ne sostengono le attività.
Oggi, a quasi dieci anni dalla nascita, il Job Definition Format è il risultato di un lavoro di studio e di ricerca ed è diventato uno standard riconosciuto, un formato basato su XML quindi aperto per vocazione, universalmente utilizzato nell’ambito del settore delle arti grafiche.
Lo schema del percorso del JDF nel processo informativo
La spinta iniziale che portò numerose aziende concorrenti a creare lo standard del JDF è tutt’ora di grande attualità: collegare i reparti di un’industria grafica che utilizzano strumenti informatici, ma di fatto agiscono al di fuori delle logiche strutturate dei flussi di lavoro integrati. L’impiego di un Management Information System (MIS), cioè una soluzione centralizzata e condivisa nella quale confluiscono e dalla quale vengono distribuite tutte informazioni di produzione, amministrazione, contabilità, acquisti, logistica di tutte le aree funzionali dell’azienda, rende possibile lo scambio in tempo reale di dette informazioni al fine di evitare problemi quali: ridondanza di flussi, informazioni incomplete, inefficienze gestionali, ritardi di ogni tipo, errori amministrativi, contabili, ecc. Così la commessa cartacea o “semi-digitale” diventa un file digitale che accompagna il lavoro (o il progetto) dall’inizio sino alla fine del flusso, arricchendosi da una fase all’altra di tutte le informazioni. Per questo motivo, si può parlare del JDF anche in termini di un Job Ticket Format, ovvero di commessa digitale, di job ticket appunto, che raccoglie i dati di produzione, amministrazione, contabilità, logistica, magazzino e acquisti. In realtà la raccolta dei dati, è solo una delle due facce della medaglia; infatti l’altra parte è rappresentata dallo scambio interattivo ed in tempo reale di dati tra tutte le aree funzionali dell’azienda.
Lo schema di produzione di un’industria grafica dotata di flusso JDF
Analizziamo brevemente le fasi del flusso di produzione di una brochure commerciale al fine di “saggiare” la complessità e la varietà delle operazioni necessarie per giungere al prodotto finale. Iniziamo con la richiesta di preventivo da parte del cliente all’ufficio tecnico il quale valuta ed elabora le soluzioni dotate del miglior rapporto qualità-prezzo. I parametri da considerare sono numerosi: le tempistiche per l’esecuzione e quelle richieste per la consegna, il formato, il numero di pagine, la tipologia della carta, la grammatura, la lavorazione (cordonatura, piega, magari una fustella e anche un punto colla per un coupon), la quantità, i colori, gli inchiostri per le lavorazioni speciali, le vernici richieste, l’indirizzo del destinatario, quello di fatturazione e molto altro ancora.
Con l’approvazione del preventivo da parte del cliente viene aperta e creata la commessa del lavoro. L’ufficio tecnico valuta la necessità dell’acquisto di nuove forniture quali la carta, gli inchiostri, oppure se le scorte di magazzino sono sufficienti. Inoltre valuta se è necessario contattare eventuali fornitori esterni per le lavorazioni speciali. L’inizio della lavorazione parte con la ricezione del file impaginato il quale attraverserà il reparto di impaginazione e fotolito da dove verranno stampate una o più prove colore sulle quali il cliente verificherà la corretta esecuzione prima di firmare il “visto si stampi”. La fase successiva coinvolge il reparto di fotoincisa, dove con il CTP si procede alla stampa delle prove cianografiche e alla produzione delle lastre che saranno montate sulla macchina di stampa. Eccoci finalmente alla stampa: oltra ad un’adeguata macchina da stampa, lo stampatore ha bisogno della carta, degli inchiostri, delle lastre e di tutte le specifiche per sapre come deve eseguire il lavoro, per sapre come regolare i calamai della macchina per gestire al meglio il flusso di inchiostro su ogni parte del foglio di stampa. Conclusa la stampa, l’asciugatura delle vernici e degli inchiostri sulla carta, inizia la penultima fase in cui il prodotto stampato viene rifilato e sottoposto ai vari processi del dopo stampa per essere fustellato, cordonato, piegato, impacchettato, incellofanato e imballato. Il processo si conclude infine con la consegna dal cliente oppure con il ritiro del prodotto finito.
Al termine di questo viaggio, credo risulti evidente l’elevato livello di interazione esistente tra le diverse aree aziendali attraverso tutto il flusso di produzione. Questo è l’elemento strategico fondamentale: consentire la comunicazione dei dati di produzione ed il loro scambio interattivo in tempo reale, tra tutte le aree aziendali. I vantaggi del flusso JDF si moltiplicano in modo esponenziale per tutti quei lavori periodici che contengono elementi di ripetitività: con la commessa digitale (il file JDF racchiude tutte le informazioni relative a ciascun lavoro eseguito) non solo si velocizza enormemente il lavoro in ogni sua fase (nei casi di ristampe o di modifiche), ma se ne aumenta anche la precisione. L’importanza strategica del JDF è tutta qui ed ecco perché si può affermare che i padri fondatori del CIP4 furono lungimiranti nel fare partire l’analisi che condusse alla sua creazione, dal punto finale della catena del valore: il Cliente. Sapevano benissimo che valorizzando la centralità della soddisfazione del cliente, molti altri problemi dell’azienda avrebbero potuto essere affrontati e risolti con successo.
In conclusione il principale beneficiario del JDF è e rimane tutt’ora il Cliente finale il quale finalmente vede eseguire i propri lavori in minor tempo, con maggiore precisione e puntualità, senza aumenti di prezzi e talvolta anche con riduzioni degli stessi. Grazie al formato JDF, alla tecnologia che lo supporta, alle soluzioni che lo integrano lungo tutta la filiera di produzione dell’industria grafica, la relazione con il cliente diventa un elemento portatore di gratificazione oltre che di crescita per l’azienda.
30-6-2010
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